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VENOSA – Denaro prestato a tassi altissimi e intimidazioni con violenza per chi non pagava.
 Il quadro da “cancro sociale” che ne viene fuori, è impietoso. 
A Venosa ci sarebbe un sottobosco che con operazioni di usura sta mettendo in ginocchio diverse persone tra commercianti e titolari di aziende. Almeno è quello che credono i carabinieri della compagnia al comando del capitano Vincenzo Varriale, che dall’alba di ieri sono sulle tracce degli strozzini. Una vasta operazione che coinvolge altre città del comprensorio lucano. 
Secondo quanto ricostruito dall’Arma, nella città di Orazio ci sarebbe una centrale operativa che ha le sue ramificazioni anche a Melfi, Lavello e alcuni paesi del cerignolano. 
Nella mattinata di ieri sono state effettuate perquisizioni personali e domiciliari “a tappeto” nei confronti di numerosi soggetti sia incensurati sia già noti alle forze dell’ordine.
 Gli indagati sarebbero (il condizionale è d’obbligo visto che sulla vicenda c’è molto riserbo) una decina in tutto. 
Secondo alcune indiscrezioni, non confermate, sarebbero coinvolti diversi professionisti.
Tra le persone perquisite dai militari dell’Arma ci sarebbero tra gli altri un imprenditore impegnato nel settore della vendita di automobili e di uno in quello immobiliare. Tra gli indagati ci sarebbe anche un esponente politico.
 Quello che è certo è che diverse persone nella mattinata di ieri hanno fatto capolino nella stazione dei carabinieri di Venosa dove sono stati sentiti su fatti specifici. 
«Le indagini – spiega la nota del comando provinciale dell’Arma – hanno consentito di accertare che è sempre crescente il numero di cittadini che richiedono prestiti ai cosidetti “strozzini” i quali, di contro, incassano il denaro prestato a tassi altissimi, usando intimidazioni e anche violenza in caso di mancato pagamento. Uno dei centri lucani dove il fenomeno, in special modo negli ultimi anni, appare maggiormente radicato e si è esponenzialmente diffuso è proprio la città di Orazio e le areee ad essa limitrofe». 
Gli investigatori stanno indagando sul fenomeno da diverso tempo. 
Basta ricordare l’operazione “Easy credit” (vedere box a destra che ne ricostruisce le varie fasi) che portò lo scorso anno all’arresto di due persone. 
Grazie a un’attività info investigativa sono riusciti a ricostruire un quadro assai preoccupante dove le vittime in taluni casi erano costrette con la violenza a dover pagare il prestito. 
E proprio sulle vittime (diverse delle quali sono state già individuate) che gli investigatori sperano di poter trovare dei facili alleati. I militari dell’Arma, infatti sperano che i cittadini che sono entrati in questa “rete”, si facciano avanti e denuncino gli illeciti, anche perché, fanno sapere gli stessi carabinieri «denunciando di essere stati vittima di usura si può successivamente accedere al fondo “vittime dell’usura” e ottenere il risarcimento di quanto illecitamente sottratto». 
Quello scoperto dai militari dell’Arma potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Melfi, proseguono a ritmo serrato.
 gierre

Denaro prestato a tassi altissimi e intimidazioni con violenza per chi non pagava. Il quadro da “cancro sociale” che ne viene fuori, è impietoso. A Venosa ci sarebbe un sottobosco che con operazioni di usura sta mettendo in ginocchio diverse persone tra commercianti e titolari di aziende. 

Almeno è quello che credono i carabinieri della compagnia al comando del capitano Vincenzo Varriale, che dall’alba di ieri sono sulle tracce degli strozzini. Una vasta operazione che coinvolge altre città del comprensorio lucano. 
Secondo quanto ricostruito dall’Arma, nella città di Orazio ci sarebbe una centrale operativa che ha le sue ramificazioni anche a Melfi, Lavello e alcuni paesi del cerignolano. 
Nella mattinata di ieri sono state effettuate perquisizioni personali e domiciliari “a tappeto” nei confronti di numerosi soggetti sia incensurati sia già noti alle forze dell’ordine. Gli indagati sarebbero (il condizionale è d’obbligo visto che sulla vicenda c’è molto riserbo) una decina in tutto. Secondo alcune indiscrezioni, non confermate, sarebbero coinvolti diversi professionisti.Tra le persone perquisite dai militari dell’Arma ci sarebbero tra gli altri un imprenditore impegnato nel settore della vendita di automobili e di uno in quello immobiliare. 
Tra gli indagati ci sarebbe anche un esponente politico. Quello che è certo è che diverse persone nella mattinata di ieri hanno fatto capolino nella stazione dei carabinieri di Venosa dove sono stati sentiti su fatti specifici. 
«Le indagini – spiega la nota del comando provinciale dell’Arma – hanno consentito di accertare che è sempre crescente il numero di cittadini che richiedono prestiti ai cosidetti “strozzini” i quali, di contro, incassano il denaro prestato a tassi altissimi, usando intimidazioni e anche violenza in caso di mancato pagamento. Uno dei centri lucani dove il fenomeno, in special modo negli ultimi anni, appare maggiormente radicato e si è esponenzialmente diffuso è proprio la città di Orazio e le areee ad essa limitrofe». Gli investigatori stanno indagando sul fenomeno da diverso tempo. 
Basta ricordare l’operazione “Easy credit” (vedere box a destra che ne ricostruisce le varie fasi) che portò lo scorso anno all’arresto di due persone. Grazie a un’attività info investigativa sono riusciti a ricostruire un quadro assai preoccupante dove le vittime in taluni casi erano costrette con la violenza a dover pagare il prestito. E proprio sulle vittime (diverse delle quali sono state già individuate) che gli investigatori sperano di poter trovare dei facili alleati. I militari dell’Arma, infatti sperano che i cittadini che sono entrati in questa “rete”, si facciano avanti e denuncino gli illeciti, anche perché, fanno sapere gli stessi carabinieri «denunciando di essere stati vittima di usura si può successivamente accedere al fondo “vittime dell’usura” e ottenere il risarcimento di quanto illecitamente sottratto». 
Quello scoperto dai militari dell’Arma potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Melfi, proseguono a ritmo serrato. 
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