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POTENZA – Acque piatte su un mare in tempesta. Nel puzzle dai mille pezzi che il Partito democratico lucano dovrebbe tentare di comporre, nessuna tessera al momento trova la collocazione giusta. Il partito ostaggio delle tante variabili in campo per ora rimane fermo. Ma di tempo ne rimane poco e per fine luglio sarà necessario dare almeno una risposta al primo punto interrogativo: primarie sì o no? Perché se si decidesse di rimettere alla volontà degli elettori la scelta del candidato governatore la data dovrebbe essere fissata entro la metà di settembre. Il che significa che entro la fine di questo mese il Pd dovrebbe fissare il giorno delle Primarie. In Trentino, dove si andrà alle urne il prossimo 27 ottobre, 23.000 votanti sabato scorso hanno potuto scegliere il loro candidato presidente. 

In Basilicata bisogna decidere e in fretta. Non sul ricorso alle primarie, ma, nel caso affermativo, anche sul metodo. Ma qui la situazione è molto più complessa. Le condizioni di partenza  sono quelle di un partito allo sbando. Giunto a misurarsi con il  primo  grande ostacolo rappresentato dal clima di antipolitica diffuso, nelle peggiori condizioni, nel peggiore dei momenti. I risvolti dell’inchiesta giudiziaria che ha stravolto il Consiglio, le dimissioni del presidente, le fibrillazioni interne dettate dai personalismi, secondo il meccanismo per il quale se si riducono gli spazi di rapprentanza aumenta la lotta intestina per l’accaparramento dei pochi posti a disposizione, consegnano un partito mai fragile come in questo momento. Con il ricorso alle primarie si correrebbe il rischio di legittimare spaccature insuperabili. E per quanto nessuno  lo dice ufficialmente, forse pochi sono pronti ad andare realmente fino in fondo. Più che per il timore di un indebolimento alle urne, per la consapevolezza che una regione difficilmente governabile in queste condizioni se non attraverso una squadra unita. Insomma, meglio una buona mediazione che una prova di forza muscolare con il rischio di una vittoria di Pirro.  Ci sono le condizioni per farlo? Il Pd lucano è ancora in tempo per un cessate il fuoco? 

Il recente vertice romano dove a incontrare il segretario nazionale Epifani  sembrerebbe andare nella direzione di uno sforzo di pacificazione. Speranza, De Filippo, Folino e Margiotta – ovvero i rappresentanti delle due anime maggiormente in contrasto tra di loro  – si sarebbero confrontati in un clima sereno come non accadeva da tempo. La tregua potrebbe essere rappresentata anche dalla scelta di un outsider a candidato presidente. Anche se al momento non sembrano esserci le condizioni. Certo è che senza primarie i tempi potrebbero slittare ancora. La prima chiamata al voto per la scelta del candidato governatore servirebbe quantomeno a darsi delle scadenze precise. Senza contare che la buona mediazione in cui molti a questo punto sperano  implica maggiore responsabilità da parte di tutti. C’è poi il fattore nazionale. Le regionali lucane cadranno in prossimità del congresso nazionale. Coalizione e schieramenti decisi a livello centrale faranno sentire il loro peso anche a livello locale. Del resto, nonostante i numeri, la Basilicata va considerata tutt’altro che terra di nessuno. Prima di tutto per il  ruolo che ricopre nell’ambito delle strategie energetiche dell’intero Paese, con il governo Letta che sostanzialmente ha riconfermato il piano di raddoppio delle estrazione del precedente Esecutivo Monti. Ma anche per via del fatto che la Basilicata ha sempre rappresentato una sorta di laboratorio politico per un centrosinistra la cui leadership non è stata mai messa in discussione negli ultimi vent’anni. E che proprio da novembre potrebbe raccontare un’altra storia.

m.labanca@luedi.it

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