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QUESTA MATTINA davanti al Ministro dell’Università, Maria Chiara Carrozza, si parlerà di dottorati e dottorandi delle Università italiane. Poco appropriato il discorso con la Basilicata se non fosse che il segretario nazionale dell’Adi, Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca Italiani, Francesco Vitucci, è di Ferrandina.
Ovvio credere che di fronte all’esponente del Governo si parli anche della situazione lucana, fotografata in una chiacchierata telefonica proprio con Vitucci, che oggi risiede e si è formato a Roma, ma che è strettamente legato alla Basilicata.
«Paradossalmente l’Unibas – ci dice – è un’università ricca, che fornisce oltretutto un’ottima formazione, ma vive le stesse difficoltà che si vivono negli atenei italiani rispetto al problema dei dottorati di ricerca». Nello specifico, Vitucci dice: «Il personale strutturato è composto da circa 400 unità. Di queste un terzo, ossia poco meno di 150 persone è precario». In parole povere, viene considerato un collaboratore dell’università, va avanti a rinnovi contrattuali, ma evidentemente non può godere dei benefici di un assunto regolarmente: «E c’è chi va avanti in questa situazione anche da decenni. Adesso siamo arrivati al punto di capire che sviluppi ci può essere per chi ha questo tipo di contratto, ed abbiamo chiesto un colloquio al ministro Carrozza».
La finalità dell’incontro sono presto spiegate: «Nonostante si tratti di personale formato ad altissimo livello, in nessuna università questi dottori in ricerca vengono considerati professionisti. Dal ministro vogliamo sapere come si può rinnovare il dottorato di ricerca. Vorremo conoscere se e quanti fondi sono disponibili, così come se si può ragionare in tema di riforme. Il Governo dovrà dirci se condivide le nostre posizioni e il ministro spiegarci quanto può incidere sul Governo». Nel dettaglio: superamento del dottorato senza borsa e abolizione delle tasse di dottorato, trasformazione dello status del dottorando da studente a ricercatore professionista (come previsto dalla Carta Europea dei Ricercatori) attraverso la trasformazione del dottorato in un contratto a causa mista; reintegro dei fondi sottratti al dottorato di ricerca nel corso degli ultimi 5 anni; riforma del post doc, individuando una sola figura professionale, il ricercatore a tempo determinato, in cui confluiscano le due attuali tipologie dell’assegno di ricerca e del ricercatore a tempo determinato; fine del blocco del turnover e ripresa del reclutamento dei giovani ricercatori, attualmente espulsi in massa dal sistema accademico); valorizzazione del titolo di dottore di ricerca nella Pubblica Amministrazione, nella Scuola.
A queste richieste l’Aid è arrivata nel corso del tempo e valutando i numeri nazionali che evidenziano una situazione a dir poco tragica: «Dei precari della ricerca saranno assunti solo il 7%. Questo vuol dire che il 93% di chi attualmente svolge questo lavoro, in pochi anni, si troverà senza occupazione», ha concluso il dirigente lucano.
Chiaramente in questa situazione rientrano anche quelli dell’Unibas anche se Vitucci si rammarica perchè non v’è rappresentanza dell’Aid nelle sedi dell’ateneo lucano.
a.pecoraro@luedi.it
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