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Gentile Direttore,
Una rara forma di allergia alle margherite non mi ha mai permesso di far la tessera del PD. Ben volentieri e senza troppo timore di starnutire sono quindi andato alle kermesse organizzata da Folino e Bubbico. E, del resto, la locandina era troppo invitante. Parole non dette, cose non fatte, responsabilità future. E poi una serie di temi che spaziavano dalla politica&società fino all’ansia per il futuro. Addirittura la paura/voglia di vivere. Una girandola di interventi dove sociologi si sarebbero alternati a psicologi cognitivisti. Dove politici di primo piano avrebbero finalmente spiegato le ragioni per cui quelle cose non sono state fatte o dette. Il tutto, ripeto, concentrato in una sola locandina. Ed il tutto concentrato in un solo pomeriggio. Una maratona imperdibile. Doveroso il saluto ad Emilio Colombo. Poi si parte. Interviene il primo sociologo: Folino. Un intervento sobrio di un’ora e venti che si conclude con un testamento.
Lascio a voi la palla, siate voi i protagonisti. A me l’ansia per il futuro è salita. Chi sono gli eredi? In sala ci sono settecento persone. Se lascia a tutti qualcosa ce la caviamo solo con briciole. E allora ho pensato di intervenire anch’io. Se i nuovi protagonisti sono quelli seduti in sala avranno almeno una ventina di minuti per presentarsi. Cinque minuti. Un sedicesimo del tempo del vecchio protagonista. “Quanti voti hai?”. Mi viene chiesto tra il serio e il faceto da un dirigente del partito. “Su per giù una decina, se tutti fanno ciò che promettono”. “E allora accontentati, avresti diritto a due minuti”. Che ricorda un pò la storiella di quello che non ha diritto al mutuo perchè non ha l’equivalente in banca. Ma pazienza, gli iscritti a parlare erano tanti. Ora. Ragazzi. Ma davvero possiamo continuare ad ubriacare in questo modo i nostri neuroni e pensare che sia questa la via per ‘aprire il partito’? Ma davvero siamo messi così male da credere che basti scegliere un ‘centro per la creatività’, far scorrere in diretta dei tweet su maxischermo, per dare l’idea di modernità di un partito? Davvero, nel 2013, non ci rendiamo conto che frasi tipo “il vero PD siete voi” o “c’è molto più PD fuori che dentro” sono al massimo in grado di scroccare quattro applausi, ma in realtà andrebbero vietate per legge? Per me siamo al limite del reato di circonvenzione di incapaci. E allora torniamoci, a Tito. Il centro è bello e spazioso. Ma torniamoci con una idea di rinascita. Del PD e della Regione. E torniamoci con l’idea che la Basilicata non è solo una terra sfortunata, come hanno provato a farci credere.
Torniamoci con l’idea che la Basilicata, per ripartire, debba prima essere riscoperta. Ricordo all’onorevole Folino che negli anni ’50, se la memoria non mi inganna, in Sardegna si istituì l’assessorato alla rinascita. Non alla ripartenza. Alla rinascita. Io credo che oggi in Basilicata, sia necessaria un’operazione di questo tipo. Occorre individuare persone in grado di valutare le risorse del territorio e portarle fuori dai confini regionali. Occorre aumentare, nel caso, il numero di assessori con competenze specifiche. Senza paura dell’umore generale. Occorre investire nella politica, anche in termini economici. Inutile rincorrere Grillo sulle auto blu, i costi etc. etc…Questa non è la soluzione. Nei cinque minuti di gloria ho detto che il PD lucano ignora l’etimologia del verbo decidere. Che significa ‘tagliare, mozzare via, rinunciare a qualcosa’. Non esiste decisione che non comporti una rinuncia. E qui, in Regione, di rinunce non se ne sono viste. Presidente De Filippo, mi dicono lei ami la filosofia. Conoscerà sicuramente gli stadi della vita di Kierkegaard.
E sarà d’accordo nel dire che negli ultimi 8 anni di governo la Regione non si sia mai spostata dalla fase ‘estetica’. Dalla fase rappresentata dal Don Giovanni di Mozart, che, per l’appunto, decideva di non decidere. Ma dovrebbe anche sapere che questo stadio porta necessariamente alla disperazione. Non può essere perpetuo. E allora occorre tornare a Tito per chiudere una partita a scacchi che è durata troppo a lungo. E badate, un bravo giocatore di scacchi non aspetta lo scacco matto. Si ritira prima. Quando vede che i suoi pezzi non possono più creare soluzioni. Si prepara, studia e passa al match successivo. Giocare finchè il Re non cade è proprio dei pivelli, dei neofiti degli scacchi. Serve un giocatore di scacchi professionista. Servono competenze e lungimiranza. E poi, bisogna avere il coraggio di azzerare. Di ringraziare, in vista delle regionali, tutti i consiglieri. E di non candidarne neppure uno. Hanno voti sul territorio? Tanti voti? Pazienza. Con un progetto di rinascita quei voti si riprendono. Con idee se ne guadagneranno di nuovi, soprattutto. Io davvero mi auguro che il rinnovamento di cui tutti parlano non avvenga, ancora una volta, per gradi. Ne risulterebbe annacquato. Ma che sia drastico e netto. Avanti i giovani? Solo se sono capaci, preparati e con idee valide. Altrimenti aspettino il prossimo giro. O si dedichino ad altro. L’ultima operazione giovanilistica ha prodotto un capogruppo alla Camera. Ma alla Basilicata non ha dato nulla. Appuntamento a Settembre, dunque. A Tito. Al centro per la creatività.
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