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CATANZARO – La discarica di Alli torna a travolgere tutti. Non solo il “re della monnezza”, ma anche i vertici dell’ex Ufficio del commissario delegato per il superamento dell’emergenza dei rifiuti in Calabria e della Regione Calabria (Dipartimento politiche dell’ambiente), assessore compreso, per aver permesso al primo di intascarsi illegittimamente oltre 3,5 milioni di euro di fondi pubblici, attraverso le società che si erano succedute nella gestione “allegra” dell’impianto di Catanzaro. Così provocando un danno alle casse dello Stato che va immediatamente risarcito, tuona ora il procuratore regionale della Corte dei conti, Cristina Astraldi. Che, dopo aver spulciato tra le carte dell’inchiesta “Pecunia non olet” (“il denaro non ha odore”) che il sostituto procuratore, Carlo Villani, le aveva trasmesso per le valutazioni di competenza, tira le somme e spedisce un invito a dedurre a tutti coloro che ritiene responsabili di un danno erariale pari a 3.585.457,32 euro.

Danno contestato in solido all’assessore all’Ambiente, Franco Pugliano, nella sua qualità di sub commissario delegato per il superamento della situazione di emergenza nel settore dei rifiuti della Calabria da luglio 2010 a marzo 2011 (1.642.195,42 euro), al commissario delegato Graziano Melandri (1.943.261,90), ai funzionari dell’Ufficio commissariale, Domenico Richichi, Simone lo Piccolo e Francesco Attansio, e all’imprenditore Stefano Gavioli (tutti per una somma pari a 3.585.457,32 euro), per “responsabilità contabile amministrativa” in concorso. Accusa dalla quale già ieri il procuratore Astraldi ha chiamato a difendersi l’assessore all’Ambiente, Pugliano, comparso negli uffici della Corte dei conti accompagnato dall’avvocato difensore, Pino Pitaro.
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