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POTENZA – Era chiaro da tempo. Ma ora il “tormentone”, Speranza sì, Speranza no, può essere finalmente riposto: Roberto Speranza resterà a Roma per continuare a svolgere il ruolo di capogruppo del Pd alla Camera dei deputati.
Manca solo l’ufficialità della nota politica. Della dichiarazioni in virgolettato. Ma pure quella arriverà. Intanto dopo l’intervista rilasciata da Speranza al quotidiano il Foglio di Giuliano Ferrara si era compreso che il dado era ormai tratto: Speranza rimane a Roma per fare il politico di caratura nazionale.
Ma nel fine settimana scorsa il capogruppo alla Camera è sceso in Basilicata e ha parlato con alcuni dei big locali del Partito democratico.
A quanto pare dopo l’intervista a Claudio Cerasa c’è stato anche il passaggio locale. Se non obbligatorio quasi. Ad ogni modo per farla breve il segretario regionale passa la mano e non sarà il candidato del centrosinistra alle elezioni del 17 e 18 novembre per la scelta del nuovo governatore e del nuovo Consiglio di Basilicata.
E ora la partita per individuare il prossimo candidato alla presidenza della giunta entra nel vivo. Perchè finora il “tormentone” Speranza è servito a spostare di qualche settimane lo scontro inevitabile tra filiere. Perchè dietro la possibilità che si candidasse il capogruppo alla camera si erano schermati un pò tutti. Ora però bisogna fare i conti con la realtà. E non sarà certo semplice. Il Partito democratico lucano ora rischia la deflagrazione. Perchè non c’è nessuno in grado di mettere tutti d’accordo. Il rischio più concreto è quello che si vada a un braccio di ferro tra i bersaniani doc Vincenzo Folino e Filippo Bubbico che potrebbero puntare senza se e senza ma sul presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza e tra gli altri (e cioè Vito De Filippo, Salvatore Margiotta, Maria Antezza e Carlo Chiurazzi) che che potrebbero spingere su Marcello Pittella.
Ovvio che si tenterà la carta della ragione per evitare uno scontro che potrebbe fare più vittime che vincitori. Anche se i renziani lucani sono settimane che chiedono a gran voce le Primarie considerandole il metodo più democratico per scegliere i candidati. La questione è complessa. Anche perchè al netto delle strategie e delle diplomazie il metodo delle Primarie è stato utilizzato in tutte le fase più importanti del Pd. Anche alle ultime parlamentarie per le elezioni politiche. Secondo questa logica non si vede come non procedere alle Primarie anche in questo caso.
Ma i colonnelli del Pd preferirebbero una soluzione concertata anche se più passano i giorni e più questa ipotesi si allontana.
In ogni caso il tempo stringe anche perchè le Primarie o le si fanno subito oppure sarebbe troppo tardi. Per questo già nel prossimo fine settimana dovrebbe svolgersi una riunione tra i big del partito per mettere tutte le questioni sul tavolo e tentare di trovare una quadratura. L’incontro ovviamente sarà “guidato” dallo stesso Roberto Speranza che prima dovrebbe spiegare motivi della propria scelta e tentare di non far saltare il banco. Non sarà una passeggiata.
s.santoro@luedi.it
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