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«NATUZZI SpA ha accettato responsabilmente l’invito del Ministero dello Sviluppo Economico a sospendere i termini della procedura di mobilità, che tuttavia rimane in essere, allo scopo di iniziare una discussione a 360 gradi sul piano industriale con le istituzioni e con le organizzazioni sindacali».
Alla fine della giornata si torna a casa con la consapevolezza che la pistola ancora fumante è lì, sul tavolo.
Usa questa espressione Fernando Mega di Fillea Cgil per spiegare che il caso Natuzzi non si può dire concluso ma solo spostato nel tempo.
Sembra non esserci nulla di buono in questa fase, se non l’azione del Governo che ha fatto da tramite in una trattativa che aveva prodotto solo l’annuncio di oltre 1700 licenziamenti.
Nessun falso ottimismo, però.
«La sospensione del licenziamenti – spiega Franco Coppola, segretario generale della Uil – non vuol dire nulla; almeno abbiamo per alcuni versi riaperto i termini. La procedura era partita in modo unilaterale da parte di Natuzzi; da qui la nostra richiesta di sospendere tutto anche perchè il piano industriale presentato è solo una ripetizione stantìa di considerazioni trite e ritrite nel tempo. Serve un piano serio che salvaguardi i nostri stabilimenti. Subito dopo, ad uno stesso tavolo, noi, l’azienda e il Governo per cercare soluzioni, ferma restando una condizione particolare sul mercato. Quello che abbiamo portato a casa è stato il massimo che potessimo raggiungere. Il Governo ha fatto proprie tutte le nostre considerazioni».
L’altro nodo della vertenza Natuzzi sta nello strumento della cassa integrazione, non più sostenibile, come ha fatto chiaramente comprendere il Governo.
«Entro ottobre bisognerà trovare una soluzione, in caso contrario – ha aggiunto Coppola – sarà difficile confermare la cassa integrazione. Il confronto non dovrà produrre ulteriori chiusura, delocalizzazioni. Se ha davvero intenzione di cimentarsi in una trattativa, noi tutti, Governo compreso, siamo disponibili».
Fernando Mega, segretario generale di Fillea Cgil, è perentorio: «E’ solo uno slittamento di circa 25 giorni sui tempi, nel corso del quale attraverso il tavolo tecnico che costituiremo il 15 luglio, se possono limitare i danni. I 10 anni di pseudo piani industriali presentati e mai realizzati hanno consumato all’erario pubblico altrettanti anni di cassa integrazione straordinaria. Mi astengo da ogni valutazione anche lontanamente positiva; c’è solo una dilazione dei tempi e niente altro; il percorso è tutto in divenire rispetto al quale Natuzzi continua a fare dichiarazioni di fuoco, confermando che le sue intenzioni non cambiano. Anche i risultati del tavolo tecnico chiesto dal Governo dovranno essere costruiti. Tornando alla nostra disperata realtà materana, sono state confermate le chiusure di due stabilimenti: entro marzo Jesce 1, e entro aprile 2014, La Martella. Solo 15 giorni fa – prosegue Mega – lo stabilimento di Jesce veniva presentato come fabbrica del futuro. Nessun ottimismo: finora sono stati solo dilatati i tempi della procedura di mobilità. Il terreno è irto di difficoltà; noi avevamo chiesto il ritiro dei licenziamenti invece c’è stato il prolungamento dei tempi».
Margherita Dell’Otto segretario della Filca Cisl aggiunge: «Al momento siamo riusciti solo a strappare la sospensione che ci dovrebbe consentire di cercare soluzioni che non portino alla cassa integrazione mentre abbiamo davanti un’azienda che è arroccata sulle sue posizioni. Adesso tocca a noi, ai lavoratori e al Governo fargli cambiare idea. E’ sempre stata fasulla l’intenzione di instaurare corretti rapporti sindacali. Quello che è successo ne è la prova». Lunedì pomeriggio, intanto, i lavoratori degli stabilimenti lucani e pugliesi si ritroveranno nel palazzetto dello sport a Ginosa.
«Il percorso non sarà facile nè breve. Credo che dovremo prepararci ad affrontare questa vertenza nel migliore dei modi. Siamo un po’ sconfortati; questa azienda ha avuto davvero tanto in termini istituzionali e sindacali; nessuno merita questo atteggiamento, men che meno le 1700 famiglie che l’hanno portata al livello in cui è oggi».
L’assessore regionale alle Infrastrutture e opere pubbliche Luca Braia che ha partecipato all’incontro di Roma commenta: «E’ sicuramente un primo risultato raggiunto dalla energica e compatta azione di sbarramento messa in campo dalle istituzioni, dai sindacati e dal governo ad una decisione unilaterale da tutti giudicata inopportuna quanto inadeguata al livello di importanza di una delle aziende più importanti del tessuto produttivo esistente nell’Italia meridionale e quotata anche a Wall Street. La fase che si apre da domani e che vedrà il tavolo tecnico istituito dal governo, nell”incontro rappresentato dal sottosegretario De Vincenti, convocato per il prossimo 15 luglio, dovrà avere come obbiettivo trasformare il piano di salvaguardia presentato dall’azienda in un vero e proprio piano industriale che chiediamo il governo sostenga in maniera adeguata e tempestiva come ha già dimostrato di poter fare in casi simili di crisi industriali italiane.
Nessuna soluzione tampone o inutili rinvii – conclude Braia – ma verità sulle volontà e sul futuro dell’azienda Natuzzi anche per progettare un futuro possibile per il distretto del salotto nella sua totalità e per il rilancio dalle economie di quelle comunità che sarebbero segnate definitivamente qualora gli annunci fatti diventassero realtà».
a.ciervo@luedi.it
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