5 minuti per la lettura
IN RISPOSTA all’appello dei sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) per una buona informazione sulle nuove norme relative ai tickets sanitari, Le chiedo l’opportunità di replicare ma soprattutto di fare un bilancio degli effetti della rimodulazione dei tickets sanitari dopo un giorno e mezzo di attività ambulatoriale, non come rappresentante della FIMMG ma come un semplice medico di base.
La buona informazione, invocata dai sindacati confederali, presuppone che i diversi responsabili a vari livelli facciano la loro parte.
Un provvedimento del genere di una certa complessità, pur comprendendo i tempi ristretti a disposizione della regione, richiedeva necessariamente, a mio parere, un maggior coinvolgimento delle categorie interessate e non solo dei sindacati confederali.
L’informazione sulla rimodulazione dei tickets è stata data da un comunicato stampa da Basilicatanet mercoledì sera, nella giornata di giovedì è stato possibile prendere visione dei provvedimenti regionali attraverso i siti istituzionali e solo lunedì l’ASP (ente istituzionale che ha il dovere di informare i medici) ha provveduto ad inviare i documenti relativi tramite comunicazione e-mail.
Nonostante le informazioni date attraverso i comuni canali informativi (radio, tv) non ci sembra che i cittadini siano stati messi in condizione di rendersi conto delle novità in vigore già da lunedì mattina. Nonostante le polemiche sollevate da alcune categorie (farmacisti e medici), l’istituzione pubblica non ha sentito in questi giorni l’opportunità di convocare le rappresentanze degli stessi, ma ha preferito dare risposte più o meno polemiche attraverso una intervista al suo giornale, senza la possibilità di un confronto serio.
Nonostante ciò, sia i farmacisti che i medici di famiglia hanno dimostrato nei fatti la più ampia disponibilità nell’informare i cittadini delle novità, pur non essendo in grado di rispondere a tutti i dubbi che spesso affiorano a riguardo.
Ad esempio la figlia nubile cinquantenne, convivente con la madre vedova fa parte del nucleo familiare o no? Oppure lo studente universitario che ha effettuato la scelta medica fuori regione fa parte del nucleo familiare o no?
Nel computo del reddito familiare entrano anche le rendite derivante da assegni di accompagnamento o no?
Sono solo alcune domande che i cittadini, ignari delle regole fiscali, hanno posto ai medici e ai farmacisti e che non hanno potuto avere risposta. Ecco uno dei motivi per cui il sistema di autocertificazione adottato non risolve completamente i problemi del cittadino (costretto sicuramente a rivolgersi ai consulenti fiscali o ai CAF), ha solo evitato per ora la ressa agli sportelli delle ASL.
Ma volendo fare un’analisi dell’andamento di questi giorni, non si può non sottolineare che il tempo necessario per informare i cittadini ha necessariamente allungato i tempi di apertura dello studio.
Personalmente ho potuto quantificare in circa un’ora in più al giorno: è poco o tanto, sicuramente non mi lamento per questo, ma nessuno potrà negare che forse quest’ora in più l’avrei potuta dedicarla a migliorare la qualità assistenziale offerta ai miei pazienti, forse quell’ora in più l’avrei potuta utilizzare facendo una visita domiciliare in più o una visita ad un mio paziente ricoverato in ospedale.
Ma a parte ciò, mi preme ora in questa sede, e non me ne voglia l’assessore Martorano, fare un’analisi questa volta politica, entrando nel merito del provvedimento adottato dalla regione di concerto con i sindacati confederali.
Da lunedì mattina a martedì mattina, ho potuto verificare l’impatto delle nuove norme su 175 cittadini-pazienti, che rappresentano il 12% dei miei assistiti.
Ebbene di questi 38 (21%) non hanno subito alcuna modifica nel proprio status riguardo la rimodulazione del ticket farmaceutico, 34 (20%) hanno visto un miglioramento della propria posizione (pagavano 2,50 prima ora pagano euro 2,00 a ricetta), 98 (56%) hanno purtroppo subito uno svantaggio (con un aggravio da minimo 50 centesimi a 2 euro).
Ancora dei 175 pazienti analizzati solo 10 (5%) hanno richiesto un esame strumentale o una visita o delle analisi di sangue, e di questi solo 5 hanno tratto giovamento dall’abolizione del superticket sulla specialistica.
In conclusione, pur con i limiti di una indagine limitata, a me sembra che aver tolto il superticket (sicuramente iniquo) ma avendo introdotto dei tickets sulla farmaceutica senza prevedere alcune categorie totalmente esenti non sia un provvedimento che politicamente possa essere etichettato di sinistra.
Questo perché fra i 98 pazienti che prima non pagavano e ora pagano vi sono pensionati a 650 euro mensili che spesso sostengono anche il figlio disoccupato o inoccupato, vi è il lavoratore da anni in mobilità, vi è il disoccupato, vi è il lavoratore con 3 minori a carico con un contratto di solidarietà in fabbrica, vi è il cassintegrato, vi è il cittadino beneficiario del programma regionale COPES.
Per farla breve dispiace che l’assessore Martorano abbia voluto buttarla lui sì sul piano politico, ma accettiamo anche questo, dispiace ancora di più come i sindacati confederali, le organizzazioni di tutela dei consumatori, i consiglieri regionali (eccetto alcuni) non abbiamo colto l’iniquità di questi provvedimenti che non solo rischiano di allontanare i cittadini dalla politica, ma che possano a lungo andare, se non si apportino degli opportuni correttivi, minare realmente il diritto alla salute del cittadino inteso come bene primario da tutelare sempre e comunque.
*medico di base
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA