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A DARE i numeri sulla vicenda della rimodulazione dei ticket sanitari è Federfarma, insieme alla Federazione dei medici di famiglia. È vero che il dipartimento sanità, di fronte al dubbio se i medici dovessero o meno trasformarsi in “agenti del Fisco”, ha definito che «l’utente è il solo responsabile delle dichiarazioni», ma il dubbio delle federazioni va oltre.

«Con la rimodulazione dei ticket sparisce la categoria che fino ad oggi includeva i cittadini con un’Isee inferiore a 14.000 euro, che non pagava alcun ticket. Da domani tutti i cittadini (eccetto quelli con patologia cronica, con malattie rare, invalidi civili, invalidi per cause di servizio o per infortuni su lavoro, le donne in gravidanza, le vittime di guerra) dovranno pagare un ticket che sarà di 1 euro a ricetta fino a 8.263,31 e di 2 euro a ricetta sopra gli 8.263,31 compresi  i disoccupati,  i cassa-integrati e persino i cittadini che rientrano nel progetto Copes, cioè il programma regionale di contrasto delle condizioni di povertà e di esclusione sociale».

Il dubbio amletico delle due federazioni riguarda soprattutto l’accessibilità alle fasce più deboli, che in ogni caso, stando a quanto dicono, dovranno pagare anche loro l’euro o poco più per poter accedere alle prestazioni. «Questo provvedimento regionale – continuano – non condiviso dalle nostre categorie, è stato indotto dalla necessità da parte regionale di giustificare l’abolizione del superticket sulla specialistica ambulatoriale.

In pratica l’abolizione del ticket sulla specialistica (visite specialistiche, esami di laboratorio, radiografie, ecografie, tac, risonanze magnetiche) doveva necessariamente essere compensato da altre entrate. La Regione ha pensato bene di beneficiare una fetta di popolazione che sia pur vasta è sicuramente inferiore alla platea di cittadini che da lunedì dovranno sborsare minimo 1 euro per ricetta. In pratica per tutelare un diritto alla salute, cioè quello di ricorrere agli accertamenti specialistici (senza aggravi eccessivi), che sia pur importante rimane una necessità di pochi, si è scelto di penalizzare il ricorso ad un bene fondamentale quale è il farmaco, che sicuramente è una necessità di molti.

Ai cittadini e alle loro rappresentanze di tutela il compito di far sentire la propria voce, noi (farmacisti e medici) purtroppo finora non siamo riusciti a far comprendere la gravità di misure inefficaci, inappropriate e pericolose (queste sì) per il loro bene più prezioso: la salute». Come andrà a finire non è difficile. Eppure proprio ieri dalla Regione era arrivata la puntualizzazione sulla vicenda Copes, ovvero: chi risulta beneficiario risulterà esente.

v.panettieri@luedi.it

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