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SONO passati 33 anni dalla strage di Ustica, ma il giallo del Mig libico caduto in Sila torna d’attualità grazie ad un’intervista pubblicata dall’Huffington Post e firmata da Andrea Purgatori, il giornalista che nell’imminenza dell’esplosione del Dc9 Itavia scrisse le pagine memorabili d’inchiesta sul “muro di gomma” eretto attorno alla vicenda.

Stavolta lo spiraglio di luce arriva dalle dichiarazioni di un maresciallo che nel 1980 era in serivizio al Sios Aereonautica di Bari. Si chiama Giulio Linguanti e ora ha 76 anni. A Purgatori racconta dettagli del ritrovamento del relitto del caccia e dei vermi lunghi cinque centimetri che avevano fatto il nido nel cadavere già putrefatto del pilota. Aspetti che al sottufficiale fecero subito maturare la convinzione che il Mig non precipitò il giorno del suo ritrovamento ufficiale, il 18 luglio ma almeno tre settimane prima. E tre settimane prima, il 27 giugno, venne abbattuto il volo di linea italiano nei cieli sopra al mar Tirreno.

Linguanti racconta che il Mig23 si era schiantato contro un costone di roccia a strapiombo su una pietraia, ma non si era fracassato. E sulla coda aveva «buchi, fori di cannoncino». Purgatori ricorda che l’Aeronautica dichiarò di aver sparato nel poligono della Snia a Colleferro per testare la resistenza della lamiera. Affermazione smentita dal maresciallo che rivela anche un altro particolare inquietante: «C’erano rottami sparsi ovunque. Anche se appena arrivammo la cloche era già sparita, e chissà chi e quando se l’era portata via». Sparita, come i resti organici del pilota che pure Linguanti afferma di aver consegnato personalmente. 

Lui è stato uno dei testimoni che hanno permesso di infrangere l’omertà di Stato attorno alla vicenda Ustica: «Ho una coscienza e me la devo tenere pulita fino alla fine. Per me e per i miei figli. Costi quel che costi», dice Giulio Linguante. Al processo contro i generali, ricorda Purgatori, gli avvocati della difesa hanno cercato in tutti i modi di delegittimarlo, metterlo in difficoltà, sgretolare il suo racconto. Ma il maresciallo non ha fatto neanche mezzo passo indietro. E ora torna a parlare davanti al registratore di Purgatori di quel mistero italiano che si è consumato sul cielo della Sila.

LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO SULL’HUFFINGTON POST

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