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REGGIO CALABRIA – Un omicidio seguito da una vendetta concretizzata con un tentato omicidio. È quanto ricostruito dalle indagini che hanno portato, nel reggino, a 12 arresti da parte di polizia e carabinieri. Il filone della polizia scaturisce dalle indagini sull’omicidio di Francesco Fossari, avvenuto a Melicucco il 2 agosto 2011. Gli investigatori hanno ricostruito l’episodio e individuato due persone quali responsabili. Fondamentali le dichiarazioni di un nuovo pentito di ‘ndrangheta. Si chiama Carmelo Basile, ed avrebbe iniziato a svelare gli equilibri e i ruoli delle cosche della Piana di Gioia Tauro.

Altre quattro persone arrestate – esponenti della famiglia Fossari – avrebbero cercato di vendicare l’omicidio del congiunto con il tentato omicidio di Rocco Francesco Ieranò, avvenuto a Cinquefrondi il 25 luglio 2012. Le indagini dei carabinieri hanno consentito di ricostruire le fasi dell’acquisto di ingenti quantitativi di cocaina e le operazioni successive al trasporto della droga verso il nord Italia. Secondo quanto emerso, l’omicidio Fossari sarebbe da ricondurre a una relazione extraconiugale.
LE ORDINANZE DI ARRESTO – Ordinanze di custodia cautelare sono emesse dalla Procura della Repubblica di Palmi, a carico di: Giuseppe Bruzzese, 21 anni;  Vincenzo Fossari, 49; Pasquale Fossari, 44; Bruno Fossari, 42; Salvatore Vecchié, 27. E inoltre nei confronti di Raffaele, Gianluca, Andrea e Demetrio Giovinazzo; Francesco Giordano; Carmelo Basile (il collaboratore di giustizia); Riccardo Ierace; Giuseppe Primeraro; Vincenzo Papasidero.
Si è sottratto all’esecuzione del fermo ed è attivamente ricercato Rocco Francesco Ieranò, 41 anni.  Quest’ultimo, insieme a Bruzzese, sono accusati di essere gli autori materiali dell’omicidio di Francesco Fossari, avvenuto il 2 agosto del 2011 nei pressi del cimitero di Melicucco, nonché di porto e detenzione illegale di armi. 
LA “GOLA PROFONDA” – E’ Carmelo Basile, un messinese che risiedeva a Mantova, il nuovo collaboratore di giustiza che ha permesso con le sue dichiarazioni di portare a temine l’operazione denominata “Vittorio Veneto”. E’ stato lo stesso uomo, tramite i carabinieri della Compagnia di Taurianova, a manifestare la volontà di collaborare con la giustizia. Gli inquirenti, che dapprima pensavano di poter far luce solo su alcuni episodi di cessione di stupefacenti, hanno potuto così invece tessere l’inchiesta che, corroborata dai risconti alle dichiarazioni rese da Basile, che già oggi è sotto il programma di protezione, ha fatto luce sull’associazione che faceva base a Cinquefrondi, in provincia di Reggio Calabria.
I DUE FILONI INVESTIGATIVI – L’operazione denominata “Vittorio Veneto” è suddivisa in due tronconi, uno di pertinenza della Procura distrettuale antimafia del capoluogo, diretta dal procuratore Federico Cafiero De Raho, e l’altro di pertinenza della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal procuratore Giuseppe Creazzo. In entrambi i casi sono stati spiccati dei fermi di indiziato di delitto, nel primo caso per un’associazione dedita allo spaccio di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi, nel secondo caso per l’omicidio di Francesco Fossari e una serie di tentati omicidi motivati dal desiderio di vendicare l’uccisione dello stesso Fossari. Fondamentali, ha detto il procuratore Cafiero De Raho, sono state le dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia, il quale a seguito dell’arresto avvenuto nel contesto delle stesse indagini ha iniziato a collaborare con i magistrati calabresi. 
“Oltre alla collaborazione – ha aggiunto Cafiero De Raho – le intercettazione telefoniche e ambientali sono gli unici strumenti di contrasto al malaffare, nonostante il denaro messo a disposizione per tali attività tecniche sia sempre minore”. La Dda ha emesso un provvedimento di fermo nei confronti di 8 persone, sei delle quali sono state arrestate. Il fermo emesso dalla Procura di Palmi, invece, riguarda 6 persone, 5 delle quali sono state catturate, a vario titolo accusate dell’omicidio Fossari e di una serie di tentati omicidi in danno di Francesco Ieranò. Giuseppe Bruzzese, già tempo fa colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere, poi annullata dal tribunale del riesame, è stato sottoposto a fermo. Nel suo caso, ha detto il procuratore Creazzo, sono emersi nuovi elementi che hanno permesso di far luce sull’omicidio
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