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VIBO VALENTIA – Hanno confermato in aula tutte le accuse Antonio e Salvatore Chiaromonte di Triparni, frazione di Vibo Valentia, vittime di richieste estorsive, costituitisi parte civile nel processo antimafia “Remake”. I due imprenditori edili, dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia hanno stamane confermato che Domenico Macrì, 28 anni, e Francesco Antonio Pardea, 26 anni, accusati e poi condannati in altro stralcio del processo per l’estorsione ai danni della ditta “Chiaromonte” che stava ristrutturando un immobile nei pressi di piazza Santa Maria a Vibo Valentia, si sono presentati nel cantiere al fine di imporre loro con le minacce di “mettersi a posto con gli amici di Vibo”, cioè il clan Lo Bianco. 

Tremila euro la cifra chiesta dai due giovani per conto di “Zio Carmelo” che gli inquirenti ritengono identificarsi in Carmelo Lo Bianco, alias “Piccinni”, boss dell’omonima cosca. I due imprenditori hanno confermato che le richieste di denaro sono state giustificate da Macrì e Pardea con il pagamento delle spese per i detenuti ed i loro avvocati. Mandanti sarebbero stati Nicola Manco, 50 anni e Giuseppe Lo Bianco, 40 anni, imputati per concorso in tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
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