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POTENZA – Ha il merito di non avere per forza l’idea che va per la maggiore. E in una fase complessa come questa il segretario regionale del Psi, Livio Valvano esce dalle strade battute e si lancia nella provocazione: «Sarei contento se finalmente il centrodestra riuscisse a comporre una lista per le regionali davvero forte in grado di competere con il centrosinistra». E non è per eccesso di sicurezza nelle forze del centrosinistra ma perchè dalle sue parole emerge una reale preoccupazione per il sistema politico regionale. Ovviamente chiarisce anche di essere ottimista che il Pd e l’intero centrosinistra alla fine trovi la quadratura del cerchio anche questa volta. L’intervista inizia comunque con il disagio per quello che è accaduto.
Segretario Valvano come vive questa fase politica in vista delle prossime elezioni regionali?
Sono preoccupato perchè naturalmente ciò che è accaduto e mi riferisco allo scandalo dei rimborsi non ha fatto bene alla Basilicata e ci consegna un messaggio direi negativo. Quella che io definisco non rimborsopoli ma accattopoli è stato un messaggio di una classe dirigente che ha abdicato al ruolo di guida e soprattutto di guida etica dei lucani. Immaginavo in queste settimane il punto di vista di chi lavora quotidianamente con una stipendio medio o basso. A chi ha problemi tutti i giorni a farsi riconoscere magari dei diritti e vedere le pratiche non corrette, almeno a quanto appare dalle notizia di stampa, dei consiglieri regionali. Ovviamente sono un garantista e aspetterei per giudizio definitivi le sentenze.
Ma il rapporto tra politica e cittadini in piena fase elettorale non rischia di essersi già rotto?
«Questa è la conseguenza più forte. E’ indubbio che ci sia stata una caduta di credibilità. Immagino il governatore De Filippo che quando abbia preso la decisione di dimettersi ritenesse che in quella caduta di credibilità la possibilità di governare fosse diventata impossibile. Un problema insomma a prescindere dall’esito dei processi c’è evidentemente. La decisione di De Filippo una ragione ce l’ha. Anche rispetto a una classe politica tutta, compresa quella del centrosinistra, che per anni ha contestato la sua leadership per non far parte del governo regionale tranne poi chiedergli un passo indietro dopo le sue dimissioni. Insomma il messaggio non è positivo».
Ma c’è anche un giudizio morale in queste sue parole?
«Assolutamente no. Non ne faccio una questione morale ma la mia è una analisi che vuole essere pragmatica. Trovo molto contradditorio il procedere di molti consiglieri regionali in questa vicenda».
Condivide quindi che questo sia il momento più complicato per la politica di Basilicata?
«Non lo so questo. Io dico che quando i cittadini non votano in massa e aumenta l’astensione non è necessariamente un segnale negativo. Nelle società più evolute dal punto di vista democratico e penso agli Stati uniti l’affluenza alle urne è sempre minori. In pratica negli Stati uniti accade che va a votare chi si informa è realmente interessato ed esprime un voto altamente consapevole. In Basilicata invece dico forse che la storica alta affluenza alle urne è stata un pò indotta da un rapporto a volte patologico da politica e società. Non sarei quindi preoccupato dal rischio della caduta dell’affluenza al voto e dell’interesse dei cittadini alla politica. Per il resto voglio aggiungere che questa evidente rottura tra cittadini e politica può rappresentare un’occasione e non il contrario».
Cioè?
«Tutto questo può innescare quasi in maniera naturale un reale cambiamento. Non riferisco a un cambiamento solo anagrafico ma piuttosto a un cambiamento totale nell’approccio alla cosa pubblica e alla sua gestione. Questa fase la vivo come un possibile spartiacque non necessariamente portatore di rischi ma foriero di opportunità. Opportunità però non per i semplici politici ma per i cittadini della Basilicata».
La sensazione però è che in realtà manchi una visione e si continua solo a pensare ai nomi e alle sfide intestine ai partiti a partire dal Pd…
«E’ quello che ci siamo detti nell’ultima Direzione del Psi. Spesso in noi socialista c’è grande passione e grandi discussioni che non si riflettono in buoni risultati elettorali. Quello che però sembra emergere nello scenario complessivo del centrosinistra è che manchi una competizione programmatica. In tal senso è intenzione del Psi spingere il dibattito verso una competizione sui programmi e sulle idee. Questa è la grande sfida: convincere gli elettori sulle idee e non portarli al voto solo per questioni di vicinanza, di affetto o peggio per promesse di un posto di lavoro o di un favore».
Nella storia di questa Regione la coalizione di centrosinistra è sempre stata costruita per tempo e in largo anticipo. Questa volta il quadro è molto complesso. Non c’è il rischio che il Pd troppo occupate dalle sue faccende interne arrivi alla fine con una coalione stringata e poco organizzata?
«Questo secondo è essenzialmente dovuto all’imprevedibilità della situazione in cui ci troviamo. E’ da solo un mese e mezzo circa che ci troviamo con lo scioglimento anticipato del Consiglio. Ma per me questo può anche essere un bene. La mancanza di una predertiminazione basata solo sugli assetti di potere forse alla fine può rivelarsi un’altra opportunità. Questo mi convince ancora di più che stiamo vivendo una nuova fase da sfruttare fine in fondo per cambiare».
Le elezioni però si avvicinano sempre di più e una coalizione alla fine se si vuol vincere deve essere costruita...
«Diciamo che io sogno una Basilicata contendibile sul piano della politica. Perchè se non è contentibile diventa come i mercati: si creano dei monopoli. Una Basilicata contendibile sul piano della politica richiede che ci sia una opposizione o uno schieramento alternativo capace di vincere o almeno capace di rischiare di vincere. Paradossalmente un centrodestra debole, e non lo dico per scaricare la responsabilità su altri, contribuisce a una proposta di governo debole. Forse oggi questa rottura che c’è stata in Basilicata può garantire un piano politico più contendibile. Questa è la mia visione politica».
Sta dicendo che il centrosinistra rischia di perdere alle prossime regionali?
«Chi vuol bene alla Basilicata se lo deve augurare. Chi fa parte del centrosinistra e vuole riprodurre una proposta politica in grado di governare nell’interesse complessivo ovviamente deve lottare perchè il centrosinistra rivinca. Ma a condizione che sia una coalizione di centrosinistra non costruita sulle carriere dei singoli ma che sia costuita per garantire le condizioni per fare il bene dei lucani. Mi auguro davvero che il centrodestra insieme ai moderati trovino una sintesi per proporre una sfida vera».
Da segretario di partito ma anche da sindaco come vede questa iniziativa che per ora ha raccolto 35 sindaci che vogliono misurarsi alle prossime elezioni?
«E’ una bella cosa che saluto con favore. E’ un sentimento non semplicemente di persone ma di istituzioni che da sempre sono la prima frontiera politica vicina ai cittadini e ai territori. Sono i sindaci che tutti i giorni stanno a contatto con le esigenze reali dei cittadini e con le loro difficoltà. Finalmente un fenomeno di questo genere si è creato. Per me è una cosa positiva che può dare una scossa alle forze politiche e all’unico soggetto politico che in questi anni ha avuto il monopolio della cosa pubblica in Basilicata. Io mi auguro che questo progetto vada avanti con successo. Ritengo però in ogni caso che la politica venga prima e quindi credo che la politica riuscirà a trovare le ragioni di una proposta programmatica valida. Ma in ogni caso trovo questa idea e questo movimento un fenomeno utile e positivo».
Ma lei mica è interessato a entrare nel progetto?
«Il ruolo politico che rivesto da segretario regionale del Psi mi impone altre scelte e un altro tipo di impegno. Ma sempre per il bene della Basilicata e per la ricchezza del dibattito politico e per garantire un salto in avanti delle proposte programmatiche mi auguro che questo progetto vada avanti».
Rimane convinto che ci vogliono le primarie nel centrosinistra?
«Come non mai sono convinto che le primarie in questa occasione possano cementare una coalizione. Salvo che non ci siano candidature unificanti che io non mi sento di escludere allora tutto potrebbe cambiare. Voglio dire se il Pd venisse a proporci un candidato su cui tutti loro fossero d’accordo credo che si potrebbe ragionare».
E’ un’eventualità possibile al monento?
«Da quello che vedo in queste settimane non mi pare che ci sia una via alternativa alle primarie».
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