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POTENZA – Passi il bilancio con tanti complimenti per i risparmi effettuati nella sanità, ma certe «pessime abitudini amministrative» sono difficili a morire e anche dietro l’apparenza della spending review potrebbero nascondersi spazi perché allignino di nuovo.
E’ quanto ha sostenuto ieri mattina il procuratore regionale della Corte dei conti Michele Oricchio durante l’udienza per la “parificazione” del rendiconto di bilancio 2012 della Regione Basilicata. La prima dall’entrata in vigore proprio della legge sui tagli agli enti locali che ha rafforzato l’intervento della magistratura contabile nel controllo di gestione finanziaria delle Regioni.
«Prima degli interventi di moralizzazione del settore conseguenti ai recenti scandali», Oricchio ha evidenziato che le spese del Consiglio regionale hanno segnato un incremento. Dopodiché «al fine di ridurre i costi della politica» sono arrivate le leggi che hanno rivisto anche il trattamento economico dei consiglieri, il cui «reale impatto» resterebbe ancora da verificare. «Ma già si sottolineano alcune maglie larghe nelle quali potrebbero ritrovare terreno fertile per alimentarsi alcune pessime abitudini amministrative che hanno recentemente richiesto l’intervento repressivo della Procura della Repubblica di Potenza. Mi riferisco, ad esempio, alla previsione di un rimborso forfettario per ogni consigliere per generiche “spese per l’esercizio del mandato” rideterminato (…) in 4500 euro mensili non rendicontate ed esentasse».
Tra le criticità evidenziate nella relazione approvata dal collegio composto dal presidente nonché relatore Rocco Lotito, il primo referendario Giuseppe Teti e il referendario Donato Luciano, Oricchio si è soffermato in particolare sul ritardo «degli strumenti di programmazione dell’intervento pubblico di sostegno e sviluppo delle aree svantaggiate e cioè il P.O. (Programma Operativo), il F.S.E. (Fondo Sociale Europeo), il P.O. F.E.S.R. (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) e il P.S.R. (Programma di Sviluppo Rurale)», dal momento che la Regione «non ha provveduto ad aggiornare il Programma regionale di sviluppo (visto che l’ultimo ad essere stato approvato risulta quello relativo al periodo 1998-2000) e il Documento annuale di programmazione economica e finanziaria (la cui ultima delibera di approvazione risale al 2005)». Anche in violazione delle previsioni di due diverse leggi regionali.
«Non può peraltro non evidenziarsi che “i pagamenti effettuati a favore dei beneficiari del PSR Basilicata 2007/2013, oltre che i trasferimenti comunitari e nazionali relativi allo sviluppo rurale non transitano per il bilancio regionale, bensì per quello dell’AGEA, quale organismo pagatore e tanto anche in considerazione del fatto che a seguito di notevoli inadempienze, che tuttavia non hanno portato all’adozione di significative misure valutative nei confronti dei vertici, l’A.R.B.E.A. ha perso tale funzione giusto decreto n.5166 del 12 maggio 2010 del Ministero delle Politiche agricole e forestali». Così il procuratore, denunciando che «sulle frodi comunitarie e conseguenti multiformi danni erariali che sono riconducibili anche agli episodi di mala gestio rilevati nell’ambito dell’esercizio delle proprie competenze pendono numerose istruttorie in sede di responsabilità amministrativa che procedono in sinergia con le correlative indagini sovente disposte dalle competenti Procure della Repubblica».
Poi c’è la questione dei ritardi sull’impegno delle somme per gli investimenti già stanziati «che certo non fa onore ai poderosi apparati amministrativi preposti alla gestione di tali risorse». Ma il giudizio resta positivo. Almeno per quest’anno. Se poi di qui a 12 mesi nessuno dei rilievi mossi dovesse essere recepito chissà che non cambi.
MA QUANTO E’ COSTATA SVILUPPO BASILICATA?
«Una menzione particolare merita la vicenda di Sviluppo Basilicata: l’acquisto da parte della Regione Basilicata della quasi totalità delle relative quote, avvenuto nel settembre 2009, è stato attenzionato dalla Procura in quanto il corrispettivo sembra essere stato determinato con riferimento al valore del capitale sociale di 2.968,955 senza considerare le rilevanti perdite di esercizio contabilizzate con riferimento all’esercizio 2008 che avrebbero dovuto portare alla previa riduzione del capitale sociale».
Più chiaro di così non si può. Quindi stavolta nel mirino della procura contabile c’è finita l’operazione con cui Sviluppo Basilcata spa è finita nel portafoglio della Regione e nei prossimi mesi chi non ha fatto bene i conti potrebbe essere chiamato a restituire la differenza.
Ha aperto uno spaccato sulle innumerevoli sollecitazioni che continuano ad arrivare negli uffici dei pm contabili il procuratore regionale Michele Oricchio, approfittando dell’udienza di parificazione del bilancio della Regione, quasi fosse l’occasione per un rendiconto semestrale dell’attività svolta.
Tra le segnalazioni su cui sembra essersi soffermata l’attenzione degli inquirenti il numero dei dirigenti regionali, il ricorso alle professionalità esterne («750.000 euro per i soli giornalisti»), il ricorso al lavoro interinale bypoassando le selezioni per l’accesso al lavoro nella pubblica amministrazione e persino i buoni pasto dei dipendenti regionali «con un costo di circa 700.000 euro nel 2012».
Poi c’è la vicenda “derivati” che è senza dubbio quella più scottante non foss’altro per le cifre che ci sono in ballo.«A seguito di una operazione finanziaria in derivati, caratterizzata da elevata aleatorietà, conclusa nel 2006 a mezzo di due contratti di interest rate swap (IRS) con diversi Istituti di credito – ha spiegato Oricchio – è in atto un rapporto obbligatorio i cui flussi differenziali, al 31 dicembre 2012, segnano un saldo decisamente negativo, pari a -20,577 milioni di euro (derivante dalla sommatoria della differenza positiva ricevuta dalla Regione nel 2008, pari a 0,822 milioni di euro, e le differenze negative dalla stessa pagate e corrispondenti a 0,840 Meuro nel 2007, a 4,415 Meuro nel 2009, a 6,178 Meuro nel 2010, a 5,004 Meuro nel 2011 ed a 4,961 Meuro nel 2012). È stato, peraltro, osservato dalla Sezione che anche il valore del mark to market ha assunto un costante valore negativo (eccettuato quello rilevato alla data del 29/02/2008), con un picco di -28.435.283,53 euro alla data del 31 agosto 2010. Tale condizione non può lasciare tranquilli sia l’ente contraente che i soggetti che nel 2006 stipularono i contratti: il primo perché deve valutare ogni azione – anche legale – per risolvere tali contratti ove dimostratisi eccessivamente onerosi, i secondi perché potrebbero essere chiamati da questa Procura a rispondere dei danni eventualmente cagionati all’ente in conseguenza di condotte inescusabilmente negligenti».
Anche qui niente di più chiaro. Possibile che chi ha sottoscritto quei contratti non sapesse che cosa stessero maneggiando? Più che possibile data la loro complessità. Tant’è vero che negli scorsi mesi si è formata una piccola giurisprudenza di Tribunali che hanno riconosciuto il gap informativo insuperabile alla base della stipula di contratti così dando ragione a diverse amministrazioni che hanno chiesto di stracciare quelli che rischiavano di rivelarsi titoli mortali per i rispettivi bilanci. E in Basilicata? Non risulta che finora qualcuno abbia intrapreso iniziative simili e il procuratore sembra quasi sollecitarlo, perché in caso contrario di fronte a un buco milionario che potrebbe venire a crearsi chi non ha agito per tempo potrebbe essere chiamato a risponderne.
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