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UNO è anche nella top five degli ecomostri. Ma le brutture calabresi segnalate da Legambiente nel dossier Mare monstrum 2012 sono diverse e riguardano zone differenti fra loro. La graduatoria, inserita nel rapporto annuale di Legambiente, è stata presentata in occasione della partenza della Goletta Verde e della Goletta dei laghi. 

La palma meno contesa è quella delle 35 ville nell’area archeologica di Capocolonna a Crotone, che sono finita nella cinquina insieme agli scheletri di Pizzo Sella a Palermo, dell’albergo sulla scogliera di Alimuri a Vico Equense, del villaggio di Torre Mileto a Lesina in provincia di Foggia. Dietro i primi cinque classificati, vengono inseriti gli otto scheletri ancora in piedi sulla collina di Quarto Caldo nel Parco nazionale del Circeo. Nei giorni scorsi, ricorda comunque Legambiente, sono stati abbattuti l’ecomostro di Scala dei Turchi e i tre scheletri di Lido Rossello. 

IL CEMENTO NEL PARCO ARCHEOLOGICO – L’insediamento crotonese si trova nell’area del parco archeologico di Capocolonna. «Sono case sotto sequestro dalla metà degli anni novanta – riporta il dossier – che sopravvivono indisturbate alle ruspe e la loro presenza, oltre a impedire l’estensione del parco a tutto il sito archeologico, testimonia l’inerzia della pubblica amministrazione che, nonostante la confisca definitiva, non si decide a buttarle giù». Per questo già nel 2009 la Goletta verde di Legambiente ha consegnato al sindaco la Bandiera nera, il vessillo che ogni anno assegna ai “pirati del mare”, coloro che a vario titolo si rendono colpevoli o complici di gravi vicende di illegalità ai danni delle coste e del mare. Neanche questo è servito. Scrive Legambiente che «uno dei peggiori sfregi al paesaggio, alla storia e alla cultura italiana è ancora lì». E l’associazione ambientalista ricostruisce la vicenda giudiziaria che inizia nel 1995, «quando il pretore dispose il sequestro di centinaia di metri cubi in cemento armato sorti su una delle aree archeologiche più vaste d’Europa nel silenzio più totale degli amministratori locali. Nel febbraio del 2004 la prima sentenza nei confronti di 35 proprietari: assoluzione per prescrizione del reato, ma confisca degli immobili. Quelle case, dunque, sono e restano abusive. Il lungo iter giudiziario si è concluso, ma la vergogna di cemento, fatta di villette, condomini, scalinate a mare e cortili resta intatta. Il problema, secondo il Comune, starebbe nel fatto che le case sono abitate e l’intervento delle ruspe creerebbe problemi di ordine pubblico».

LE BRUTTURE VOLUTE DAI CLAN – Non c’è solo Capocolonna, però, a deturpare l’immagine della Calabria. Legambiente inserisce nell’elenco dei mostri anche il frutto di una serie di speculazioni attribuite alla ‘ndrangheta. Si tratta delle strutture sequestrate nell’ambito dell”operazione Metropolis che a marzo 2013 ha svelato una rete di riciclaggio nei villaggi turistici. Alle spalle, ci sarebbero i clan della Locride a partire dalla potentissima famiglia che fa capo a Giuseppe Morabito, “u tiradrittu”, di Africo e quella di Rocco Aquino di Marina di Gioiosa Ionica. Il sequestro, in quel caso riguardò 17 villaggi tra lo Ionio reggino e quello catanzarese.

Quelli della Locride sono Palm View di Bruzzano Zeffirio, The Sands di Brancaleone, San Rocco 1 di Bianco, Residence Vittoria di Bianco, Riace-Pipedo di Riace, Bella Vista 1 di Bianco, Stignano Mare di Stignano Mare, Amusa Mare di Caulonia, Amusa Residential di Caulonia, Vista Montagna di Caulonia, Chiara di Bianco e Gioiello Del Mare di Brancaleone. Quelli del Catanzarese: Isca Calabretta, Isca Fortunata, Isca Allegra e San Rocco 2 a Isca sullo Ionio. Nel Vibonese, infine, Marasusa di Parghelia-Tropea.

LOTTIZZAZIONI ABUSIVE E LAVORI NASCOSTI – Ancora nel Crotonese, Legambiente riporta un caso che la procura ritiene legato a lottizzazione abusiva: un centro turistico di 36mila metri quadri a Isola Capo Rizzuto, con 51 bungalow del villaggio Marinella. C’era poi un lido da 2.800 metri quadri che operava a Bianco senza alcuna concessione demaniale. Ma ci sono anche gli “assalti” dei proprietari di singole strutture che si espandono senza permesso. Diversi casi finiscono nel dosser. Nella splendida Chianalea di Scilla si stava cementificando un tratto di mare con un terrazzamento. A Villa San Giovanni il proprietario di un immobile stava costruendo una piattaforma di fronte alla sua abitazione

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