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MATERA – Non solo Zefiro. Sono almeno due i parchi eolici nel Materano ai quali, la mattina di venerdì 24 maggio, la Giunta regionale della Basilicata dà il via libera  (alla riunione partecipano, oltre al Governatore Vito De Filippo e al suo vice Marcello Pittella, Nicola Benedetto, Luca Braia, Roberto Falotico e Attilio Martorano). La società che, assieme alla Zefiro Energy, azienda con sede legale a Milano, ottiene dalla Giunta  il premesso per la costruzione (da avviare “entro e non oltre un anno”) di un impianto per la “produzione di energia elettrica da fonte eolica” (nonché “delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili”) è la Meltemi srl, pugliese, la cui sede legale è a Ruvo, in provincia di Bari.  Il progetto “Le Reni”, dal nome della località in cui sorgerà l’impianto, prevede l’installazione di nove pale per una potenza complessiva di 30 megawatt.  Le quali si ergeranno – si spiega nella relazione del comitato tecnico -, sull’altopiano, al confine con Altamura, che si sviluppa da ovest verso est con  un’altitudine media di 430 metri.  Siamo, dunque, in quell’area attraversata dal raccordo che lega Borgo Verusio alla strada provinciale Timmari  che costituisce una delle porte d’accesso obbligate alla città; e quelle nove torri di 150 metri saranno il benvenuto dei Sassi al turista proveniente da nord.

Nella delibera numero 557 della Regione si precisa, tra le altre cose, che il progetto ha ottenuto finalmente  il parere positivo della conferenza dei servizi (quella del 22 gennaio 2013), dopo che, in una precedente conferenza era stato sollevato, dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici, il problema di una eccessiva lontananza del sito dalla stazione elettrica Terna. Ebbene, chiosa la Giunta, “dal verbale dell’ultima seduta risulta che le diverse Amministrazioni pubbliche e gli uffici regionali coinvolti nel procedimento unico hanno ribadito… ciascuno nell’ambito delle rispettive competenze di legge, i pareri, i nulla osta, i permessi, i giudizi e gli assensi comunque denominati, occorrenti per il rilascio dell’autorizzazione”. Nessuna menzione delle note di distinguo che sarebbero giunte nel frattempo da Comune e Provincia di Matera. Si fa notare, appena, che non tutti hanno ribadito. Qualcuno, detto en passant, si è “espresso anche mediante silenzio assenso”.  Qualcuno? A scorrere l’elenco dei presenti nel verbale di riunione stilato in occasione della riunione, non si direbbe. All’appuntamento indetto da Vito Marsico, dirigente dell’Ufficio Energia, nella nella sede del Dipartimento delle Attività produttive, in viale Vincenzo Verrastro a Potenza,  quella mattina di gennaio, ci sono, in rappresentanza delle Istituzioni, solo tre persone. Sono Antonio Olita, a nome dell’Ufficio Foreste; Sergio Pinto, delle Ferrovie Appulo Lucane; e Nicola Grippa, per l’Ufficio di compatibilità ambientale. Dall’altra parte i rappresentanti delle Meltemi, Pasquale Guastalamacchia e Vittorio Iacono, il progettista. Assai più nutrita la pattuglia degli assenti. Risultano non pervenuti: il Comune di Matera (in blocco); Uffici e dipartimenti regionali come quelli delle Infrastrutture e dell’Agricoltura, dell’Urbanistica e della tutela del paesaggio, dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale. 

Brillano, ancora, per la loro assenza, le due Soprintendenze, quella dei Beni archeologici e quella dei Beni architettonici e paesaggistici. Mancano i rappresentanti di un paio di Ministeri (Sviluppo economico e Difesa), del Consorzio di Bonifica Bradano e Metaponto, dell’Enel, di Terna, della Snam, di Telecom. E così via. Una riunione per pochi intimi che risulterà, tuttavia, decisiva in vista dell’approvazione definitiva da parte della Regione. A consentire l’esito positivo della Conferenza – pur vincolato al rispetto del Piear (il piano di indirizzo energetico ambientale) – bastano le assicurazioni dell’ingegnere Guastalamacchia  sullo spostamento dell’impianto nelle immediate vicinanze della stazione elettrica Terna  e di una consistente riduzione del percorso del cavidotto, soluzione da lui stesso definita “migliorativa dell’impatto sull’ambiente”. E soprattutto la presa d’atto, a  nome dell’Ufficio regionale dell’Energia, del responsabile Labella il quale fa rilevare che “variazioni progettuali non sostanziali incidono positivamente” ai fini “della tutela delle valenze paesaggistiche ed ambientali”. E come mai, finalmente, il paesaggio è salvo?  L’argomentazione del tecnico è che ormai quelle aree erano già “compromesse paesaggisticamente dalla presenza delle infrastrutture di Terna”. Chiaro, no?

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