X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

DAL primo gennaio 2010 al 10 maggio 2013 sono state 135 le inchieste relative alla corruzione ambientale, in cui le tangenti, incassate da amministratori, esponenti politici e funzionari pubblici, sono servite a «fluidificare» appalti e concessioni edilizie, varianti urbanistiche e discariche di rifiuti. La Calabria è prima per numero di arresti eseguiti (280), la prima regione d’Italia. E anche a guidare la classifica come numero d’inchieste per questa particolare voce del dossier è la Lombardia (20), la Calabria resta sul podio – terza – anche per questa voce, dietro alla Campania e davanti a Sicilia e Toscana. I dati emergono dal dossier “Ecomafia 2013”, il rapporto annuale di Legambiente che denuncia come la criminalità organizzata, lungi dal «conoscere recessione, amplia i suoi traffici con nuove rotte e nuove frontiere».


E’ la Campania a guidare anche quest’anno la classifica complessiva dell’illegalità ambientale nel nostro paese: 4.777 le infrazioni accertate (il 14% di tutte quelle commesse a livello nazionale, in calo del 10,3% rispetto all’anno precedente), 3.394 persone denunciate e 34 gli arresti eseguiti. E il dato vale sia per il ciclo illegale del cemento sia per quello dei rifiuti. Sul podio della poco lusinghiera “hit” figurano anche la Sicilia (4.021 reati) e la Calabria (3.455), che si scambiano i posti rispetto al 2011, mentre Puglia (3.331) e Lazio (2.800) confermano rispettivamente la quarta e quinta posizione e la Toscana (2.524, il 15,4% in più) sale in sesta.

Dopo la Sardegna, settima con 2.208 infrazioni accertate, vengono la Liguria (1.597 reati, +9,1% sul 2011, prima regione del nord), la Lombardia (1.390) e l’Emilia Romagna (1.035). Fuori dalla «top ten», nell’ordine, il Veneto (995, il 18,9% in più), l’Umbria (953, con ben quattro posizioni «guadagnate»), la Basilicata (952), l’Abruzzo (822), il Piemonte (799), il Friuli Venezia Giulia (769), le Marche (668), il Trentino Alto Adige (621), il Molise (358) e la Valle d’Aosta (appena 45). 

Nel ciclo dei rifiuti spiccano invece l’incremento dei reati registrato in Puglia (+24%), al terzo posto dopo Campania e Calabria – anche in questo caso sul podio – e il quinto posto raggiunto dalla Sardegna. Anche in questa filiera illegale la provincia di Napoli è al primo posto in Italia, seguita da Vibo Valentia, dove si registra un + 120% di reati accertati rispetto al 2011.

AL SUD LA PIAGA PIU’ MARCATA –  Il 45,7% degli illeciti ambientali è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) seguite dal Lazio. ti, quadruplicano (da 6 a 25, undici dei quali calabresi) i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, sale il numero degli gli incendi boschivi (+4,6%), dopo il picco record del +62,5% del 2011), cresce la piaga della corruzione con il raddoppio delle denunce e degli arresti.

L’incidenza dell’edilizia illegale nel mercato delle costruzioni è passata dal 9% del 2006 al 16,9% stimato per il 2013. Mentre le nuove costruzioni legali sono crollate da 305mila a 122mila, quelle abusive hanno subito solo una leggerissima flessione, dalle 30mila del 2006 alle 26mila dell’ultimo anno. «A fare la differenza – spiega Legambiente – sono i costi di mercato: a fronte di un valore medio del costo di costruzione di un alloggio con le carte in regola pari a 155mila euro, quello illegale si realizza con un terzo, 66mila euro». Non sarebbe comunque un buon affare se si corresse davvero il rischio della demolizione, ma si tratta di un’eventualità purtroppo remota: tra il 2000 e il 2011 è stato eseguito appena il 10,6% delle 46.760 ordinanze di demolizione emesse dai tribunali.

ILLECITI IN CRESCITA IN TUTTA ITALIA – Dall’analisi dei reati nella penisola, nel 2012 sono aumentati (+6,4%) anche gli illeciti contro gli animali e la fauna selvatica, sfiorando quota 8mila a una media di quasi 22 reati al giorno. E si è intensificato l’attacco al «made in Italy». l’anno passato sono state accertati lungo le filiere agroalimentari ben 4.173 reati penali, più di 11 al giorno, con 2.901 denunce, 42 arresti e un valore di beni finiti sotto sequestro pari a oltre 78,4 milioni di euro: se si aggiungono anche il valore delle strutture sequestrate, dei conti correnti e dei contributi illeciti percepiti il valore supera i 672 milioni.Note dolenti anche sul fronte della tutela del patrimonio culturale: «alla minaccia dei clan si sommano altri interessi criminali, inettitudine e scarsa attenzione dei poteri pubblici, che lasciano troppe volte campo libero ai predoni d’arte». 

Secondo l’Ibam-Cnr, la perdita del patrimonio culturale ci costa circa un punto percentuale del pil. E nel corso del 2012 le forze dell’ordine hanno accertato 1.026 furti di opere d’arte, quasi tre al giorno, con 1.245 persone indagate e 48 arrestate; 17.338 gli oggetti trafugati e ben 93.253 i reperti recuperati, per un totale di oltre 267 milioni di euro di valore di beni culturali sequestrati.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE