CATANZARO – Per il Tribunale amministrativo regionale di Catanzaro il Comune del capoluogo calabrese ha ragione: le novecento telecamere previste dal nuovo sistema di sicurezza e di sorveglianza israeliano denominato “Safe City” possono essere installate sul territorio cittadino. I giudici amministrativi hanno, infatti, respinto la richiesta avanzata da un gruppo di associazioni di cittadini di sospensione della delibera comunale con cui viene disposto il nuovo sistema di sicurezza cittadino. La battaglia legale non finisce però qui. I legali dei ricorrenti hanno, infatti, già annunciato di voler presentare ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar e di rilanciare le proprie tesi di inutilizzabilità del sistema di monitoraggio video del territorio previsto dall’amministrazione comunale.
Nel dettaglio, i ricorrenti ritenco che «alla base della decisione – spiega l’avvocato Francesco Pitaro che ha presentato il ricorso per conto di Cgil provinciale di Catanzaro, CittadinanzAttiva, associazione Il Pungolo e di cinquanta privati cittadini – c’è il presupposto che non vi sarebbe in capo ai ricorrenti la legittimazione ad agire. Fermo restando il rispetto per le decisioni dell’autorità giudiziaria, non può, tuttavia, non rilevarsi che se passasse il principio si impedirebbe ai privati cittadini di agire in giudizio per tutelare il diritto alla riservatezza e alla propria vita privata costituzionalmente riconosciuti facendo divenire ‘intoccabile’ e definitivo ogni atto amministrativo finalizzato ad eludere tale diritto che ha valenza primaria e sovraordinata. Le ordinanze – afferma Pitaro – non si commentano, ci mancherebbe. Il rispetto verso le decisioni dei giudici prima di tutto. Semmai s’impugnano. Cosa che faremo con immediatezza. Convinti che non si è di fronte ad una qualsiasi vicenda giuridica, bensì dinanzi ad una questione che investe direttamente la libertà ed il diritto dei singoli alla protezione dei dati personali. Una questione che s’inserisce con dirompenza nel dibattito nazionale ed internazionale sul ‘Grande Fratello’, e che, a mio avviso, dovrebbe far riflettere meglio i cittadini, ma anche la buona politica e gli operatori del diritto a qualsiasi livello. Andremo avanti contro il progetto ‘Safe City’ attraverso gli strumenti giuridici a nostra disposizione».