REGGIO CALABRIA – Il memoriale di Nino Lo Giudice «non è casuale», e la sua divulgazione «viene fuori in un preciso momento». Il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, esce alla scoperto e puntualizza la situazione che si è venuta a creare dopo l’allontanamento del collaboratore di giustizia reggino, “blindando” la compattezza e l’operato degli uffici che dirige da poco tempo. Una vicenda complessa, che nella parole del “Nano” evidenzia pressioni e lacerazioni all’interno della stessa Procura di Reggio. Di questa tempistica, della retromarcia di Lo Giudice e delle polemiche che ne sono derivate, se ne occuperanno presto le Procure di Catanzaro e Perugia, dove sono destinati due fascicoli che sta preparando la Procura reggina.
«Nel momento in cui esce fuori il memoriale e si scatena un campo ampio di fonti che gridano al complotto – ha spiegato Cafiero De Raho – è evidente che il memoriale di Lo Giudice non è casuale; evidentemente viene fuori in un preciso momento. È chiaro che tutto questo al momento è un’ipotesi, se ne occuperanno le procure competenti, così come per quanto ci riguarda continueremo la nostra azione sul campo strettamente legato alla nostra competenza». Intervenendo alla conferenza stampa per l’operazione antindrangheta compiuta nel reggino, Cafiero de Raho non ha esitato a fornire gli elementi che si sono sviluppati dopo la ritrattazione scritta di Lo Giudice: «La Procura – ha detto – ha il compito di contrastare le irregolarità di rilievo penale, la Procura continuerà a muoversi in modo coeso e continuerà a osservare il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, come quello che vede tutti eguali di fronte alla legge. Ciò che si legge sui giornali in questi giorni non toccherà minimamente l’imparzialità dell’ufficio che ho l’onore di dirigere, così come l’efficienza e il suo equilibrio».
I FASCICOLI. «Il memoriale di Lo Giudice – ha risposto Cafiero de Raho a chi chiedeva a quale procura verrà inviato per competenza- innanzitutto è indirizzato anche al procuratore della Repubblica di Catanzaro, che dovrebbe già averlo ricevuto, tuttavia stiamo formando due fascicoli, uno andrà a Perugia e uno a Catanzaro. Dovranno verificare la procura di Perugia e quella di Catanzaro, noi siamo interessati soltanto per alcuni contenuti marginali anche perchè quei contenuti fanno sostanzialmente riferimento a un campo investigativo molto più ampio sul quale sta già indagando da tempo la procura di Reggio».
Cafiero De Raho ha poi detto: «Non deve sfuggire a nessuno come Lo Giudice nell’ambito dei dibattimenti cui è intervenuto, fino a che è stato presso il domicilio protetto, ha confermato tutte le dichiarazioni che erano state riferite. Non solo, in una udienza ha ringraziato per il trattamento ricevuto, poi arriva il memoriale e scompare».
IL MEMORIALE. Nel memoriale Lo Giudice sostiene di essere stato “manovrato” dalla Dda di Reggio Calabria e fa i nomi dell’ex procuratore Giuseppe Pignatone, adesso a Roma. dell’aggiunto Michele Prestipino, del pm Beatrice Ronchi e dell’ex capo della Mobile Renato Cortese, che oggi dirige la Squadra mobile di Roma. «Al memoriale, naturalmente – ha aggiunto Cafiero de Raho – verranno allegati tutti gli atti che la Procura di Reggio ha compiuto, non in relazione al memoriale, ma a tutta una serie di altri approfondimenti che deve compiere su versanti diversi». Sull’autenticità del memoriale Federico Cafiero de Raho ha risposto che la verifica «spetterà alla Procura di Perugia ed a quella di Catanzaro. Noi siamo interessati solo ad alcuni contenuti marginali che fanno riferimento ad un campo investigativo molto più ampio sul quale sta già indagando da tempo la Procura di Reggio».
Riferendosi poi alla dichiarazione del pm della Direzione nazionale antimafia Roberto Pennisi che ha riferito che l’ex capo della squadra mobile di Reggio Calabria Luigi Silipo, al quale aveva manifestato i suoi dubbi circa il modo in cui erano stati condotti gli accertamenti sulle dichiarazioni di Lo Giudice, gli aveva risposto di essere stato costretto, Cafiero De Raho ha sostenuto che «non deve sfuggire a nessuno che si tratta di questioni che sfuggono totalmente alla mia diretta verifica».
«C’è un’udienza preliminare che è stata rinviata al 27 giugno e certamente in quella sede il magistrato che rappresenta l’Ufficio del pm farà ciò che è necessario per accertare la verità» ha aggiunto Cafiero De Raho riferendosi all’udienza davanti al gup a cui i legali dell’ex numero due della Dna Alberto Cisterna hanno presentato la dichiarazione di Pennisi. «Lo Giudice – ha concluso Cafiero de Raho – nell’ambito dei dibattimenti in cui è intervenuto fino a che è stato presso il domicilio protetto, ha sempre confermato le dichiarazioni precedentemente riferite. Addirittura, nel corso di una udienza, ha ringraziato per il trattamento che aveva avuto. Poi, improvvisamente, vi è stato un memoriale e Lo Giudice si è allontanato. Dichiarazioni che lo stesso aveva reso nel contraddittorio delle parti».
MILANO. Il memoriale Lo Giudice rimane “fuori”, al momento, dal processo milanese d’appello alla presunta cosca dei Valle-Lampada, malgrado le richieste delle difese di acquisirlo come «prova nuova e sopravvenuta» nel fascicolo del dibattimento, perchè «questa ritrattazione è di importanza fondamentale in questo giudizio e fa cadere la presunta associazione mafiosa». I giudici della quarta sezione penale della Corte d’Appello (presidente Luigi Martino) hanno deciso, infatti, di rinviare alla fase delle discussioni ogni questione relativa alla riapertura del processo, compresa l’acquisizione del memoriale di Lo Giudice.
Una decisione che lascia intendere che molto difficilmente il documento del pentito entrerà come prova nel processo. ‘Ingressò che era stato richiesto da molti legali, tra cui Giuseppe Nardo, Ivano Chiesa, Amedeo Rizza e Manlio Morcella. Molti dei difensori, tra l’altro, sono sostituiti oggi in aula da avvocati d’ufficio, dopo la protesta di dieci imputati nella scorsa udienza: hanno, in sostanza, rinunciato a difendersi perchè i giudici, a loro dire, hanno già “scritto” il verdetto di condanna. Secondo le difese, il memoriale di Lo Giudice (affidato nei giorni scorsi all’avvocato Nardo), nel quale il pentito ritratta anche le sue rivelazioni sugli attentati del 2010 a Reggio Calabria, fa cadere «l’impalcatura dell’accusa» nel processo ai Valle-Lampada (in primo grado 13 condanne). Come hanno spiegato i legali, infatti, «Lo Giudice (che venne sentito in aula in primo grado, ndr) nega ora di aver mai conferito la dote della ‘Santa’ a Fortunato e Francesco Valle» e di aver mai conosciuto Pasquale Condello, detto il ‘Supremo’, e di essere mai stato un rappresentante della ‘ndrangheta. «Ma quali affiliazioni, quale padrino, non esiste nulla, ho letto tutto nei libri», scrive Lo Giudice, ora irreperibile, nel documento che ha chiesto esplicitamente che venga depositato nel “processo di Milano (Valle)». Il processo proseguirà con l’intervento del sostituto pg. Altre udienze fissate per il 18 e il 19 giugno.