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REGGIO CALABRIA – Passa a Catanzaro il fascicolo con le denunce dell’ex pentito Antonino Lo Giudice, che in un memoriale ha ritrattato la propria confessione, affermando di aver subito pressioni da parte di magistrati della Dda reggina perché affermasse quanto messo a verbale in precedenza (LEGGI IL MEMORIALE). Sarà la procura catanzarese ora a mettere mano alla vicenda che riguarda i loro colleghi dello Stretto.

Ma nel frattempo, rischia di innescarsi un devastante effetto a catena giudiziario: la Corte d’appello di Reggio Calabria (presieduta da Iside Russo) ha disposto il rinnovo dell’istruttoria dibattimentale del processo contro la coscha Lo Giudice, che si sarebbe dovuto concludere oggi con le ultime arringhe difensive. Nel procedimento sono imputati sette presunti affiliati alla cosca Lo Giudice, tra cui lo stesso pentito, accusati di associazione mafiosa e detenzione abusiva di armi e munizioni. La decisione è stata presa dalla Corte in accoglimento dell’istanza presentata dall’avvocato Giuseppe Nardo, che è uno dei due penalisti ai quali Nino Lo Giudice ha fatto pervenire il suo memoriale. Nardo, che difende l’imputato Paolo Sesto Cortese, ha prodotto il memoriale e i giudici, su richiesta del legale, alla quale si sono associati i difensori degli altri imputati, ne hanno disposto l’acquisizione, come prova sopravvenuta, al fascicolo del dibattimento.   Il processo è stato aggiornato al 2 ottobre. E uno slittamento, per ora ha subito un altro importante processo contro le cosche, quello scaturito dall’inchiesta Epilogo.

Tutto in stand by, insomma, in attesa di far luce sulla controversa vicenda di Nino, detto il Nano, personaggio legato alle pagine più oscure della storia criminale reggina (LEGGI IL SUO PROFILO). Da circa una settimana l’uomo ha fatto perdere le proprie tracce. Poi l’arrivo del memoriale che sta causando un terremoto giudiziario.

Il procedimento “Epilogo”, in particolare, vede alla sbarra la cosca Serraino. Mentre il 10 luglio la Corte di Cassazione terrà l’udienza per la remissione del processo, chiesta nelle scorse settimane dagli avvocati Luca Cianferoni e Giacomo Iaria, gli imputati hanno formulato un’istanza di ricusazione nei confronti del presidente del Collegio, Silvana Grasso, che in passato avrebbe già giudicato la cosca Serraino. Peraltro, uno degli imputati principali del procedimento, Maurizio Cortese, richiamando gli ultimi avvenimenti che hanno per protagonista il “Nano” ha ulteriormente chiesto al Collegio presieduto da Silvana Grasso, di riaprire l’istruttoria al fine di riascoltare alcuni testimoni e nella fattispecie i collaboratori di giustizia: “Tante cose in questo processo non sono state accettate, non so se oggi lei è dello stesso parere. Io mi sono sentito tragediato” ha detto Cortese nel corso di alcune dichiarazioni spontanee. Prima dell’avvento del “Nano”, dell’attentato alla Procura Generale verranno sospettate proprio le nuove leve dei Serraino: poi le autoaccuse del presunto boss indirizzeranno gli inquirenti su altri scenari. Sulla confusione di quei mesi, però, gli imputati del procedimento “Epilogo” hanno sempre puntato forte per dimostrare come Reggio Calabria non fosse la sede più adatta per celebrare il procedimento.

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