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COSENZA – Quel «sangue rosa» non dovrà più scorrere. «Mai più come Fabiana». La forte opposizione alla violenza sulle donne ha il volto dei compagni di classe della sedicenne Fabiana Luzzi, assassinata a Corigliano Calabro. I ragazzi che frequentano l’istituto tecnico commerciale «Luigi Palma» di Corigliano hanno partecipato al convegno su «il sangue rosa», patrocinato dal Comune di Cosenza e promosso dall’Animed (Associazione nazionale interculturale mediterranea) che si è svolto stamani nel Municipio di Cosenza per aprire un momento di riflessione sul femminicidio.  I lavori sono stati aperti da Cinzia Falcone, presidente Animed. Vi hanno partecipato il sindaco Mario Occhiuto, il questore Alfredo Anzalone, il vice prefetto vicario Massimo Mariani, in rappresentanza del prefetto Raffaele Cannizzaro, il comandante provinciale dei carabinieri Francesco Ferace, ed il criminologo Francesco Bruno. Prima degli interventi è stato proiettato un video per ricordare Fabiana, realizzato e prodotto dai suoi compagni di classe. «Ciao Fà, questo è per te», il titolo del video, una carrellata di immagini messe insieme artigianalmente dai suoi amici. Prima degli interventi, Occhiuto ha consegnato ai compagni di classe di Fabiana, per conto dell’Animed, una targa-ricordo «per l’impegno e la sensibilità dimostrati in occasione di questa immane tragedia, soprattutto nei confronti della famiglia di Fabiana, ed anche per l’odierna testimonianza nel rivendicare il loro diritto alla giustizia, alla legalità, all’amore».   Cinzia Falcone ha preannunciato una serie di iniziative ed un percorso di interazione da attivare nelle scuole a partire dal prossimo anno scolastico: tavole rotonde, testimonianze dirette e momenti di riflessione volti a diffondere la cultura del rispetto per l’altro da sè e per il valore della vita. «C’è molto da fare – ha detto Occhiuto -. La nostra cultura è orientata, purtroppo, ancora verso una sorta di misoginia o antropocentrismo atavici». Ferace ha richiamato alla memoria l’uccisione, avvenuta negli anni ’60, di Milena Sutter. «Allora – ha detto – non conoscevamo forme di violenza così esasperate ed esisteva una forte incidenza della famiglia e della scuola. Il momento che stiamo vivendo è assai violento. Si stanno affermando forme di violenza bieca, incivile, spropositata. Una via d’uscita è nell’educazione alla tolleranza».   Francesco Bruno infine, ha detto che fatti come l’uccisione di Fabiana Luzzi «sono, purtroppo, divenuti quasi una costante. Negli ultimi dieci anni gli omicidi si sono ridotti da 2000 a 600 all’anno. Ma di questi 600, più di 200 maturano nel contesto dei rapporti familiari o nelle relazioni tra uomo e donna. Serve una nuova coscienza e una nuova cultura». 

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