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POTENZA – La crisi economica sta colpendo la Basilicata in modo «drammatico», aggettivo questo che il presidente di Unioncamere Basilicata, Pasquale Lamorte, ripete più e più volte durante la presentazione del rapporto sull’Economia della Basilicata nel 2012, realizzato dall’Osservatorio economico della Camera di commercio, e presentato ieri dallo stesso Lamorte e dal responsabile dello studio, Franco Bitetti
La Basilicata è prima – primato purtroppo in negativo – insieme alla Puglia per i dati relativi alla flessione del Pil (-3,1 per cento), e ha una ricchezza reale tornata ai livelli di 14 anni fa. Ma non è tutto. «Drammatico» anche il numero relativo alla chiusura delle imprese: «negli ultimi 18 mesi – ha detto Lamorte – ogni due giorni abbiamo assistito a 13 cancellazioni». Insomma peggio di così non si può. La Basilicata è contraddistinta da un segno “meno”, se si esclude il settore turistico, che, in controtendenza rispetto al resto del Pese, ancora tiene.
Calano ancora i posti di lavoro (circa 2.700 in meno) e si registra un incremento del ricorso alla cassa integrazione: quasi raggiunta quota 15 milioni di ore autorizzate. Se a tutto questo si aggiunge un calo demografico che si attesta sulle 2.000 unità annue, è inevitabile il calo dei consumi.
Un calo dei consumi che ha visto le famiglie lucane adottare una sorta di spending rewiev nel settore alimentare.
Tutte cifre che incidono pesantemente sui consumi interni e quindi sulla propulsione della produzione e sui trend ipotizzabili per il prossimo futuro (-1 per cento la previsione occupazionale e -3,8 quella dei consumi).
Uno scenario «devastante» che pesa molto sul settore delle costruzioni (-7,6%), dell’industria (-5,2) e dell’agricoltura (-5,9), e molto meno sui servizi, che perdono «solo» 1,6 punti percentuali di valore aggiunto. Le famiglie lucane, dopo un primo periodo di crisi caratterizzato da un ampio ricorso al risparmio per sostenere le necessità quotidiane (a prescindere dal reddito), nell’ultimo anno hanno adeguato i consumi alle «entrate» economiche. Insomma hanno compreso che era necessario cambiare il tenore di vita.
Il 2013 quindi è ancora un anno di recessione (con una stima di perdita del Pil del 2 per cento circa e un «diffuso pessimismo» da parte degli imprenditori). E per il prossimo anno cosa bisogna aspettarsi?
Secondo i dati di Unioncamere il 2014 «potrebbe» essere un anno di svolta, ma con un effetto legato per lo più a un rallentamento del trend negativo, piuttosto che a un ritorno al segno positivo. Ma per la Basilicata sarà dura comunque, «perché la debolezza del nostro sistema produttivo sta nel fatto che non è preparata per affrontare il futuro».
Insomma «la regione sta morendo, il treno della Basilicata è fermo e la debolezza del sistema è sempre più strutturale».
Sia la Regione che le altre Istituzioni ci hanno «lasciato soli». Basti pensare che «nonostante abbiamo dato vita allo “Sbloccacrediti” – 500 mila euro a disposizione – per facilitare le microimprese che vantano crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni, dobbiamo constatare che a oggi, a 6 mesi dall’adozione di questo strumento, ne sono stati utilizzati solo 20 perché i Comuni non rilasciano gli attestati necessari per aprire le pratiche».
E che dire poi «della nostra richiesta, presentata lo scorso 7 marzo alla Regione, per sapere se sarà possibile partecipare a fiere internazionali, che a oggi è rimasta lettera morta?».
Uno scenario a tinte molto fosche che più fosche non si potrebbe neanche immaginare.
Siamo ormai agli ultimi posti di tutte le classifiche economiche e sociali, nonostante «abbiamo potuto contare (a differenza di altre regioni) su risorse straordinarie».
Risorse straordinarie «che – è andato giù duro Lamorte – non possono essere considerate un tesoretto da distribuire come una sorta di mancia di qua e di là». Serve, oggi più che mai «una programmazione seria». E quindi non solo «risorse straordinarie» ma soprattutto «intelligenze straordinarie». Altrimenti sarà «davvero la fine di tutto» e il teorema, elaborato dalla “Fondazione Agnelli”, di smembrare la regione – il Potentino con la Campania e il Materano con la Puglia – arriverà «a compimento».
La Basilicata sta davvero esalando i suoi ultimi respiri. Siamo qui ancora una volta a ribadire che gli sforzi del sistema camerale, che pure molto si è adoperato per sostenere e promuovere le aziende lucane, non bastano. Occorrono piani straordinari che indirizzino le risorse verso obiettivi strategici, sia per tamponare l’emergenza, che per pianificare la ripresa ed incidere sugli equilibri socio-economici regionali».
Quindi è stato Franco Bitetti, coordinatore del Centro Studi di Unioncamere Basilicata e curatore del Rapporto, ad elencare in sintesi il quadro dei principali indicatori emersi nel 2012.
«Dall’inizio della grande crisi, la Basilicata ha visto ridursi del 10 per cento la ricchezza reale prodotta».
Ancora più pronunciato è stato il regresso degli investimenti fissi lordi (-8,0%), «condizionati dall’inasprimento delle condizioni del credito, dai ritardati dei pagamenti delle amministrazioni locali vincolate al patto di stabilità e dal deterioramento delle previsioni di domanda». Le manovre di aggiustamento dei conti pubblici «hanno poi frenato la spesa per consumi delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni sociali private, che si è contratta in misura significativa (-3,1%)».
Anche la domanda estera ha fornito un contributo negativo all’andamento del Pil (con un -19%), accentuandone «la caduta a livello regionale». Marcato l’arretramento del valore aggiunto delle costruzioni (-7,6%, con attestazione sul valore più basso di sempre in termini reali). Di segno «ampiamente negativo anche l’andamento del valore aggiunto dell’industria (-5,2%) e dell’agricoltura (-5,9%), in entrambi i casi con flessioni molto più marcate rispetto a quelle sperimentate nel resto del Paese». Solo «i servizi hanno contenuto la riduzione all’1,6 pe cento».
Il basso grado «di internazionalizzazione del sistema produttivo regionale renderà poco efficace la funzione di traino da parte dell’export».
La Basilicata è una regione che «sta morendo e che si sta impoverendo in un modo drammatico» nonostante le risorse che ha e purtroppo «non si vedono all’orizzonte ricette in grado di fermare questo trend».
a.giammaria@luedi.it
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