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CROTONE – Da pochi giorni la società Syndial è tornata in possesso del sito ex Pertusola sud. Ed è già divampato un incendio di sterpaglie lungo la discarica a mare nella località Armeria, quella che secondo gli inquirenti contiene al suo interno rifiuti pericolosi. Un incendio non controllato e propagatosi rapidamente grazie al forte vento abbattutosi sul Crotonese in questi giorni. Il gup Michele Ciociola aveva ordinato il dissequestro dell’ex stabilimento industriale e della discarica a mare nella località Armeria accogliendo un’istanza della società controllata da Eni, una conseguenza della sentenza di proscioglimento emessa dal gup Gloria Gori, oggi in servizio presso altra sede, che il 16 ottobre scorso scagionò 45 imputati di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e smaltimento illecito di rifiuti. Quello restituito nei giorni scorsi è uno dei 18 siti inquinati che, nel settembre 2008, furono sequestrati su richiesta del pm Pierpaolo Bruni nell’ambito dell’inchiesta Black Mountains, conclusasi con il maxi proscioglimento impugnato dalla Procura di Crotone che ha proposto ricorso per Cassazione. 

La società proprietaria, dunque, si è ripreso il sito presso cui è in corso il terzo step dei lavori di demolizione previsti dalla bonifica e non deve più rendere conto all’autorità giudiziaria. Ma andrebbero almeno eliminate le sterpaglie per scongiurare il rischio di incendi. Là sotto, infatti, cromo totale, arsenico, zinco, piombo cadmio e altri veleni superano di gran lunga la concentrazione della soglia di contaminazione, secondo le osservazioni dell’Arpacal, rese note anche al Comune di Crotone nel marzo scorso, su campioni di terreno e acque sotterranee prelevati presso i siti già sequestrati. Nessuno escluso. Il prelievo era stato fatto in contraddittorio con il laboratorio di analisi Tecnoparco Valbasento, incaricato dal Comune per lo svolgimento delle analisi di parte nell’ambito del piano di caratterizzazione, il cui avvio era stato sbandierato ai quattro venti come il primo passo della bonifica. 
Dai campioni esaminati è venuto fuori che non c’è un solo sito che non presenti valori superiori ai parametri suggeriti da linee guida ministeriali e Istituto superiore di sanità. Ma a quello che cova sotto la cenere della mancata bonifica dell’ex area industriale si aggiunge altro fuoco, alimentato anche da Eolo che è di casa dalle parti della strada consortile.
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