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POTENZA – Avrebbero permesso di giocare su siti stranieri aggirando le regole e la tassazione dei Monopoli. Così la finanza ha fatto irruzione in 6 locali del capoluogo trasformati in centri di raccolta di scommesse clandestine. Inclusi diversi di quelli che fino al mese scorso erano gestiti da Donato Abruzzese, l’imprenditore specializzato nella distribuzione di macchinette da videopoker, trucidato il 29 aprile in via Parigi. Proprio per questioni legate agli affari con il gioco online. Almeno stando a quello che sostengono gli inquirenti.
Ieri mattina il Tribunale del riesame ha notificato all’ex pugile reo confesso dell’omicidio di via Parigi, il 54enne pluripregiudicato Dorino Stefanutti che dovrà restare in carcere. Nel frattempo il blitz degli uomini ai comandi del capitano Salvatore D’Elia ha aggiunto un altro tassello al mosaico su cui cui si muovono i protagonisti del più grave fatto di cronaca degli ultimi anni nel capoluogo.
Alla fine tra tutte e sei le salette prese di mira sono state le 15 postazioni informatiche su cui sono stati apposti i sigilli: «personal computer e relativi monitor e tastiera, regolarmente funzionanti, collegati via modem con il server di 4 società non note giuridicamente sul territorio nazionale». Così la nota diffusa ieri mattina dal comando provinciale della guardia di finanza. In un caso in particolare sarebbe stata effettuata anche la raccolta e liquidazione di scommesse sulle corse virtuali dei cani. Ultima moda in fatto di azzardo online. Sempre appoggiandosi a un server in territorio estero, stratagemma per eludere la legislazione nazionale in materia che fissa dei paletti ben precisi quanto alle caratteristiche che il gioco deve avere, specie il rapporto tra abilità e fattore aleatorio.
Sono state sequestrate anche le stampanti utilizzate per le produrre le bollette delle scommesse effettuate «e varia documentazione utile per il prosieguo delle indagini, nonchè la somma pari ad €. 2.000 quale provento dell’attività illecita». Nei prossimi giorni inoltre gli accertamenti proseguiranno «per ricostruire il flusso totale delle giocate effettuate e calcolare l’imposta unica sulle scommesse evasa mediante le puntate clandestine».
Ma la notizia ha suscitato un certo interesse anche tra gli investigatori che si stanno occupando del caso di Abruzzese e stanno raccogliendo elementi utili per fissare i motivi del contrasto tra Abruzzese e Stefanutti, indicato da alcuni testimoni negli affari che i due avevano in comune.
Stefanutti in particolare, sempre secondo alcuni testimoni, si sarebbe “appoggiato” nei bar gestiti dal “presidente” (così veniva chiamata la vittima tra gli amici) installando alcune macchinette da videopoker che provvedeva personalmente a distribuire. Quali fossero, chi le trasportasse materialmente, su che server online poggiassero, e che strada abbia seguito il denaro – però – non è ancora chiaro. Ed è quello su cui il lavoro di finanza e squadra mobile potrebbe incrociarsi. Anche se i primi – per ora – sembrano essersi concentrati solo sulle scommesse. Perché in fondo il meccanismo è lo stesso, tant’è vero che alcune società forniscono entrambi i servizi assieme dai paesi più o meno lontani da cui operano. Ma hanno sempre bisogno di persone sul terreno per poter lavorare. Abruzzese era una di queste, e a quanto pare Stefanutti stava pensando di scalzarlo.
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