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POTENZA – La tesi della legittima difesa non aveva convinto il gip e così sarebbe andata pure con il Tribunale del Riesame. Perciò Dorino Stefanutti resta in carcere per l’omicidio di Donato Abruzzese, mentre le indagini sul movente di quanto accaduto andranno avanti ancora nei prossimi giorni.

La decisione non è stata ancora notificata né al diretto interessato né al suo avvocato Rita Da Ciommo. Ma da fonti giudiziarie attendibili, si è appreso che il ricorso presentato dai legali dell’ex pugile sarebbe stato respinto già mercoledì, meno di 24 ore dopo la sua discussione in aula.

L’ex pugile 54enne, a lungo considerato il braccio destro del boss Renato Martorano, potrebbe ancora ricorrere in Cassazione e non è escluso che lo faccia. Ma l’intenzione degli inquirenti sembra quella di portarlo a processo prima possibile a maggior ragione dopo la conferma dei gravi indizi di colpevolezza a suo carico. C’è poi da capire cosa deciderà il pm Francesco Basentini della Dda del capoluogo quanto alla matrice degli eventi dello scorso 29 aprile in via Parigi. Mafiosa, come è stato prospettato all’inizio, o non mafiosa, come ha reputato il gip che disposto l’arresto di Stefanutti?

Quanto poi alle ragioni del contrastro tra l’assassino e la vittima, un imprenditore specializzato nella distribuzione di videopoker. Sono stati i loro affari in comune, come sostengono alcuni testimoni, a metterli uno contro l’altro dopo che per anni erano stati considerati «amici»? Oppure si è trattato di questioni personali come sostiene Stefanutti?

Di fronte ai giudici del Tribunale della libertà il suo avvocato aveva sostenuto che in realtà fosse lui la vittima predestinata di un agguato che doveva compiersi quella sera. Le motivazioni della decisione verranno depositate nei prossimi giorni.

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