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SAN LUCA (RC) – «La decisione del Consiglio dei Ministri di sciogliere il comune di San Luca per infiltrazioni mafiose è una scelta che rispettiamo e di cui prendiamo atto , ma che ha creato grande perplessità e amarezza tra i cittadini al punto di pensare di contestarla pacificamente. E speriamo con forza che lo faranno, anche se qualcuno teme l’accanimento, se non altro mediatico». Lo si legge in un comunicato dell’associazione «Donne di San Luca». «Troppe volte – è scritto – i sanluchesi hanno taciuto. E non per omertà, e non per mancanza di argomenti o ragioni, ne di coraggio. Ma solo per evitare di aggravare le situazioni. Perchè quando si tratta del «paesello» si sa, se le cose possono andare male, di solito vanno peggio. Vogliamo avere delle risposte chiarificatrici per poter capire cosa significa questo provvedimento. Necessitano delle motivazioni che senza indugio facciano comprendere alla gente cosa è andato «storto» nella gestione dell’amministrazione comunale. Quali reati, quali ruberie o «condizionamenti da parte della malavita»??? Quando??? Ci sono delle indagini in corso? Ci sono degli indagati??? Vogliamo saperlo. Tutti i sanluchesi – si legge ancora – vogliono sapere perchè non potranno votare. Perchè è stato bloccato il processo democratico a pochi giorni dal voto. Questo Stato distrugge invece di costruire, specialmente in territori in cui è estremamente importante avere una cittadinanza attiva, coinvolta nella vita politica, amministrativa ed istituzionale. Sciogliere l’amministrazione a fine mandato, a pochi giorni dal voto, – continua l’associazione – appare ai residenti e a coloro che hanno a cuore le sorti del paese aspromontano un vera beffa. Se poi ci si guarda intorno in questa Italietta di corrotti, viene proprio da sorridere. Mentre San Luca al solito, cristallizzata nel suo ruolo di male assoluto paga. Ma in altri luoghi il malaffare dilaga. Il paese di Corrado Alvaro da carnefice – è infine scritto – diviene vittima sacrificale di un sistema bieco in cui la giustizia non è uguale per tutti. E adesso ne abbiamo anche la prova».
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