Matera prova ad affacciarsi sull’Europa per interpretare le esigenze e i bisogni di sviluppo che oggi ci sono. La globalità impone anche questo e gli appuntamenti di Polo Sud con l’Europa come argomento di fondo hanno anche questa prospettiva. A disegnare i tratti della città in un’ottica europea è il giornalista Eric Jozsef corrispondente in Italia per il giornale francese “Liberation” che in una lunga intervista al “Quotidiano” abbina le questioni puramente locali con i grandi problemi economici e politici che sono oggi al centro dell’Europa e che nessuno in questo momento può ignorare. Il messaggio di fondo è che Matera può essere una sorta di capofila, fare da modello: “E’ infatti – sostiene Jozsef – una lezione per l’Europa per la sua capacità di ricordare il passato e di sfidare, contemporaneamente, il futuro”. Il tutto in un’ottica più ampia che segnala la crisi generale, la difficoltà di ripianare i debiti tra i paesi più in difficoltà e l’emergenza “euroscettici” non tanto economica quanto politica: “Le ultime elezioni lo dimostrano, il futuro non è più destra o sinistra, il futuro sarà tra chi da una parte e dall’altra crede davvero nell’Europa e chi non ci crede”.
Partiamo da Matera e dalla sua ambizione di diventare capitale della cultura nel 2019, in Francia quest’anno c’è Marsiglia che sta vivendo quest’esperienza, quali insegnamenti e consigli utili si possono trarre a Matera?
“Io so che Marsiglia ha rinnovato molto i suoi quartieri ed ha sfruttato al meglio quest’occasione per una rigenerazione urbana che sta dando bei frutti. Poi vi è l’altro aspetto cioè quello della mobilitazione culturale che ha portato numerosissimi eventi ogni giorno. L’intero anno è un cantiere di eventi continuo a cui partecipano migliaia di persone”.
Cosa significa capitale della cultura per una città?
“Vuol dire dare una dimostrazione diversa di Europa. Non solo lo spread ma anche la cultura come fonte di sviluppo di una realtà articolata, l’Europa ha bisogno anche di questo”.
Ed oggi invece l’Europa cosa è?
“Europa è diversità di entità, è una sfida che mette insieme società che hanno un passato ed un presente ma anche hanno anche una sostanziale diversità. La sfida è mettere insieme queste diversità. Ed anche un appuntamento come Polo Sud può aiutarci a far sentire la voce meridionale d’Europa che si costruisce in tutte le sue componenti. Una sfida che ci impone la storia”
L’Europa pare avere in questo momento situazioni e velocità di marcia diverse, se pensiamo alla Grecia, all’Italia, alla stessa Francia e alla Germania. E’ un problema?
“L’importante in questo caso è andare tutti nella stessa direzione. Le diversità non si potranno eliminare ma bisogna trovare le convergenze economiche per far convivere le diverse realtà. Il rischio è invece che si calcolino solo i parametri economici e nient’altro”.
In realtà però il problema economico è solo una conseguenza di quello politico. E’ lì il vulnus che non si riesce a sciogliere?
“Purtroppo oggi non c’è un’entità politica con gli strumenti per la gestione economica, oggi ci troviamo in mezzo al guado, non totalmente legittimati politicamente. I paesi si mettono insieme ma le decisioni non le prende l’Europa ma un’assemblea dei singoli paesi”.
Qual è allora il futuro?
“E’ creare un’entità politica europea di cui tutti siano partecipi. Pensiamo alla Grecia, tutti sanno che quei debiti non riuscirà a ripagarli e che dovranno essere cancellati. Ma il punto è che ci vorrà una garanzia per farlo cioè che non si creino altri buchi in termini di debiti. Per avere questa garanzia serve un’entità europea che controlli la Grecia e di cui la Grecia stessa sia parte e si fidi di questo tipo di controllo”.
Parliamo un attimo di Italia e Francia: prima c’era un certo gelo, oggi invece c’è una marcia comune più stretta in Europa. Come mai?
“Dipende da una serie di interessi convergenti. Entrambi sperano in un allentamento dei parametri europei, l’Italia spera di poter puntare di più sulla crescita. Si spera di poter convincere la Germania. Ma si gioca anche su più tavoli per poter ottenere più risultati diversi”.
Parliamo di Europa economica, politica e razionalmente tutti sono consapevoli dell’essenzialità in un mondo globale. Il sentire però della gente è diverso. L’humus è quello che porta ad un aumento degli euroscettici. C’è da preoccuparsi?
“Direi che è una minaccia concreta che non è dimostrata solo dal passato ma anche dalle ultime elezioni. Guardiamo agli indipendenti inglesi al 25%, il Front nazional in Francia e lo stesso Movimento Cinque Stelle in Italia oltre ad una campagna ambigua di Berlusconi sulla questione dimostrano che c’è una minaccia europea. L’Europa è in mezzo al guado ed il futuro dirà non una politica di destra o di sinistra ma una politica pro o contro l’Europa”.
C’è una prospettiva che si va disegnando?
“E’ quella di cui in tanti da Barroso a Pittella parlano, cioè gli Stati Uniti d’Europa. Io sono convinto che la maggior parte della gente è europeista ma non è convinta di questa Europa”.
Torniamo indietro, siamo nei Sassi, cosa suggerisce questo scenario?
“Matera ha un fascino unico, emerge la traccia dell’attività dell’uomo di migliaia di anni fa. Questa città è una metafora dell’Europa, cioè di quel vecchio continente che non rimuove gli slanci di cambiamento, che accoglie un turismo intelligente, che si modernizza senza dimenticare il passato. Con un occhio però al futuro. Matera in questo è lezione per l’Europa”.
Piero Quarto
MATERA prova ad affacciarsi sull’Europa per interpretare le esigenze e i bisogni di sviluppo che oggi ci sono. La globalità impone anche questo e gli appuntamenti di Polo Sud con l’Europa come argomento di fondo hanno anche questa prospettiva. A disegnare i tratti della città in un’ottica europea è il giornalista Eric Jozsef corrispondente in Italia per il giornale francese “Liberation” che in una lunga intervista al “Quotidiano” abbina le questioni puramente locali con i grandi problemi economici e politici che sono oggi al centro dell’Europa e che nessuno in questo momento può ignorare. Il messaggio di fondo è che Matera può essere una sorta di capofila, fare da modello: “E’ infatti – sostiene Jozsef – una lezione per l’Europa per la sua capacità di ricordare il passato e di sfidare, contemporaneamente, il futuro”. Il tutto in un’ottica più ampia che segnala la crisi generale, la difficoltà di ripianare i debiti tra i paesi più in difficoltà e l’emergenza “euroscettici” non tanto economica quanto politica: “Le ultime elezioni lo dimostrano, il futuro non è più destra o sinistra, il futuro sarà tra chi da una parte e dall’altra crede davvero nell’Europa e chi non ci crede”.
Partiamo da Matera e dalla sua ambizione di diventare capitale della cultura nel 2019, in Francia quest’anno c’è Marsiglia che sta vivendo quest’esperienza, quali insegnamenti e consigli utili si possono trarre a Matera?
“Io so che Marsiglia ha rinnovato molto i suoi quartieri ed ha sfruttato al meglio quest’occasione per una rigenerazione urbana che sta dando bei frutti. Poi vi è l’altro aspetto cioè quello della mobilitazione culturale che ha portato numerosissimi eventi ogni giorno. L’intero anno è un cantiere di eventi continuo a cui partecipano migliaia di persone”.
Cosa significa capitale della cultura per una città?
“Vuol dire dare una dimostrazione diversa di Europa. Non solo lo spread ma anche la cultura come fonte di sviluppo di una realtà articolata, l’Europa ha bisogno anche di questo”.
Ed oggi invece l’Europa cosa è?
“Europa è diversità di entità, è una sfida che mette insieme società che hanno un passato ed un presente ma anche hanno anche una sostanziale diversità. La sfida è mettere insieme queste diversità. Ed anche un appuntamento come Polo Sud può aiutarci a far sentire la voce meridionale d’Europa che si costruisce in tutte le sue componenti. Una sfida che ci impone la storia”
L’Europa pare avere in questo momento situazioni e velocità di marcia diverse, se pensiamo alla Grecia, all’Italia, alla stessa Francia e alla Germania. E’ un problema?
“L’importante in questo caso è andare tutti nella stessa direzione. Le diversità non si potranno eliminare ma bisogna trovare le convergenze economiche per far convivere le diverse realtà. Il rischio è invece che si calcolino solo i parametri economici e nient’altro”.
In realtà però il problema economico è solo una conseguenza di quello politico. E’ lì il vulnus che non si riesce a sciogliere?
“Purtroppo oggi non c’è un’entità politica con gli strumenti per la gestione economica, oggi ci troviamo in mezzo al guado, non totalmente legittimati politicamente. I paesi si mettono insieme ma le decisioni non le prende l’Europa ma un’assemblea dei singoli paesi”.
Qual è allora il futuro?
“E’ creare un’entità politica europea di cui tutti siano partecipi. Pensiamo alla Grecia, tutti sanno che quei debiti non riuscirà a ripagarli e che dovranno essere cancellati. Ma il punto è che ci vorrà una garanzia per farlo cioè che non si creino altri buchi in termini di debiti. Per avere questa garanzia serve un’entità europea che controlli la Grecia e di cui la Grecia stessa sia parte e si fidi di questo tipo di controllo”.
Parliamo un attimo di Italia e Francia: prima c’era un certo gelo, oggi invece c’è una marcia comune più stretta in Europa. Come mai?
“Dipende da una serie di interessi convergenti. Entrambi sperano in un allentamento dei parametri europei, l’Italia spera di poter puntare di più sulla crescita. Si spera di poter convincere la Germania. Ma si gioca anche su più tavoli per poter ottenere più risultati diversi”.
Parliamo di Europa economica, politica e razionalmente tutti sono consapevoli dell’essenzialità in un mondo globale. Il sentire però della gente è diverso. L’humus è quello che porta ad un aumento degli euroscettici. C’è da preoccuparsi?
“Direi che è una minaccia concreta che non è dimostrata solo dal passato ma anche dalle ultime elezioni. Guardiamo agli indipendenti inglesi al 25%, il Front nazional in Francia e lo stesso Movimento Cinque Stelle in Italia oltre ad una campagna ambigua di Berlusconi sulla questione dimostrano che c’è una minaccia europea. L’Europa è in mezzo al guado ed il futuro dirà non una politica di destra o di sinistra ma una politica pro o contro l’Europa”.
C’è una prospettiva che si va disegnando?
“E’ quella di cui in tanti da Barroso a Pittella parlano, cioè gli Stati Uniti d’Europa. Io sono convinto che la maggior parte della gente è europeista ma non è convinta di questa Europa”.
Torniamo indietro, siamo nei Sassi, cosa suggerisce questo scenario?
“Matera ha un fascino unico, emerge la traccia dell’attività dell’uomo di migliaia di anni fa. Questa città è una metafora dell’Europa, cioè di quel vecchio continente che non rimuove gli slanci di cambiamento, che accoglie un turismo intelligente, che si modernizza senza dimenticare il passato. Con un occhio però al futuro. Matera in questo è lezione per l’Europa”.