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Intervista con Giulio Giorello, intervenuto alla rassegna Polo Sud, conclusasi ieri
Matera ricucirà l’Europa
Il filosofo: «La città dei Sassi può rilanciare il dialogo tra Nord e Sud»
“SOROS ha avuto il coraggio di affermarlo davanti a una platea di politici ed economisti tedeschi: l’Europa si salverà se sarà generosa verso i Paesi in difficoltà. In questo sono d’accordo con lui. Ma aggiungo: l’Europa sopravviverà se sarà capace di tenere insieme le diverse anime del continente. Il Nord e il Sud devono imparare a dialogare. E la candidatura di Matera a capitale europea della cultura può essere una delle chiavi di questo processo”. 
Filosofo della scienza tra i più autorevoli in Italia, dopo essere stato prediletto allievo di Ludovico Geymonat, Giulio Giorello ha partecipato alla giornata conclusiva di Polo Sud, la rassegna voluta da Giuseppe Laterza che quest’anno ha avuto per tema proprio l’Europa.
Insomma, professore, a sentire lei, già oggi  Matera ha tutte le carte in regole per essere, nel 2019, capitale europea della cultura?
Certo. Matera incarna, fin nella sua architettura, quello spirito d’accoglienza che deve informare l’Europa. E in questi giorni ne ho avuto l’ennesima riprova. Grazie a un elefante.
Un elefante?
Sì, un elefante. Una scultura che compare inopinatamente sulla facciata della chiesa di San Giovanni Battista. Un elemento scultoreo apparentemente incongruo.
E invece?
E invece sta  a testimoniare che qui vive da secoli una cultura che ha, nello spirito d’accoglienza, una sua formidabile caratteristica. Ecco, questa capacità di assumere i segni provenienti da altre culture, facendoli vivere in modo nuovo, è qualcosa che dà la misura della civiltà di questa città. E che l’accomuna, me lo lasci dire, al mondo della vera scienza, che può vivere soltanto in una dimensione di apertura, e nel confronto con ciò che è altro.
Matera città aperta quindi…
Sì, può diventare il perno intelligente di una cultura aperta  alle forme di vita, alle  idee, agli stimoli che vengono dal Mediterraneo. 
Ma che futuro vede per Matera? Non c’è il rischio che, in tutto questo entusiasmo, i Sassi si trasformino, snaturandosi, in una grande area museale? Come Venezia?
Ma Venezia non è neanche un museo. Ormai è solo un grande emporio. E invece Matera può far leva su un turismo all’altezza della città. 
Crede?
Certo. Il turismo è importante. Lo è almeno dal Medio Evo. Consideri che Marco Polo è stato un grande mercante ma anche uno straordinario turista, come dimostra il successo del Milione. E poi un turismo colto, intelligente, non può che far bene alla città. Ho visto tante case, trasformate in Bed&Breakfast o in piccoli hotel, senza che questo ne modificasse la fisionomia, anzi, forse salvandole dal degrado. Altro che gli scempi compiuti in Campania e Sicilia, ma anche in Liguria. 
Matera città mediterranea, diceva. Eppure lei sa che uno dei problemi principali dell’Europa, oggi, è il rapporto tra il Nord e il Sud del continente…Che avvenire ha la Ue?
L’Europa è stata una conquista. A meno che qualcuno mi dimostri il contrario, non ho ragioni per augurarmi un fallimento dell’euro. E però vorrei dall’Europa qualcosa di più. 
E cioè?
Vede, aveva ragione il vecchio Hegel, quando osservava che finchè non riuscirà ad unificare la finanza e ad essere autosufficiente sotto il profilo militare, l’Europa non esisterà. Altrimenti si finisce per dipendere dagli Stati Uniti o, peggio ancora, da vicini ingombranti come Putin. Io vorrei un’Europa autonoma. E, come Hegel, penso che essa possa basarsi soltanto su due cose: tasse ed esercito.  
Ma come riusciranno a convivere il Nord e il Sud del continente?
Io sono un mediterraneo. Pur essendo nato a Milano (ma mia madre era di Palermo) qui mi sento a casa mia. Ma anche a Damasco, almeno prima che quel delinquente (Assad, ndr) cominciasse a radere al suolo antichissimi quartieri e a sparare sulle moschee. E tuttavia credo che l’Europa deve saper dar valore sia al Settentrione che al Mezzogiorno del continente: che sembrano  opposti ma sono complementari. Io, poi, amo molto  il grande nord. Trovo grandioso l’esperimento culturale del Baltico. Pensi a città coraggiose come Vilnius, Tallinn, Riga, che hanno reagito all’oppressione russa e hanno mantenuto la loro lingua, la loro cultura. E oggi sono all’avanguardia in due campi importantissimi: la parità di genere e gli investimenti nella cultura scientifica. 
Ma la mancanza di un governo politico non rischia di far deflagrare le tensioni?
Non è detto. E poi la diversità è un valore che va preservato. Guardiamo agli Stati Uniti. Erano un Paese integrato di fatto già prima che l’unità fosse raggiunta a ferro e fuoco, con la guerra di secessione. Nonostante le differenze. per esempio tra il nord industriale e il sud agricolo, erano diventati un punto di riferimento per l’intero continente americano. 
E il Mediterraneo in quest’Europa che ruolo dovrebbe avere?
Devrebbe promuovere la democrazia, non certo esportandola  con le baionette, ma facendo sì che le primavere arabe non finiscano per marcire nell’inverno, l’inverno delle nostre cattive coscienze. E poi rilanciare il dialogo con l’Islam, in particolare con paesi come la Turchia. Infine dovrebbe intervenire con coraggio nella crisi del Medioriente a fianco del popolo palestinese che ha diritto ad avere uno stato. 
E Israele?
Mica voglio sostenere che si deve cancellare Israele. Voglio solo dire che con Al Fatah, con l’Olp, ma anche con Hamas. bisogna dialogare. Possono non piacerci ma hanno dietro di sé un popolo. Si ribatte che Hamas è un movimento integralista? Va bene, ma con quanti movimenti integralisti si è dialogato nella storia? Se richiediamo la laicità assoluta non si dialoga nemmeno col Vaticano, no?
Torniamo al nostro Mediterraneo. Che fine farà la Grecia? 
Sarebbe folle che ci dimenticassimo di quello che è la Grecia per noi, fin dai tempi di Omero. E del destino tormentato di un popolo passato attraverso conflitti durissimi e guerre civili. Una politica generosa nei confronti di Atene potrebbe essere alla lunga anche un buon investimento. Non è con le soluzioni autoritaristiche in campo economico e politico che si uscirà dalla crisi. 
E allora?
Serve il coraggio di uno scatto di generosità.  Non dobbiamo aspettare che la coscienza collettiva europea si sia formata perché si faccia questo sforzo. 
Ecco, sono d’accordo con quello che ha detto Soros.
Soros? Il tycoon ungherese (naturalizzato americano) il cui patrimonio è stimato di 20 miliardi di dollari?
Sì, ha avuto il coraggio di  presentarsi davanti ai politici ed economisti e chiedere loro un atto di generosità nei confronti dei Paesi in difficoltà. Come si fece in occasione dell’unificazione delle due Germanie (e del marco). In molte cose con Soros la pensiamo uguale.  Probabilmente perché abbiamo avuto lo stesso maestro: Karl Popper.   
A fine intervista, sporgendosi dalla terrazza a strapiombo sulla gravina, il filosofo della scienza, libertario e laico inveterato indica le case in tufo incastonate nella parete rocciosa: “Vedete? – dice – Matera è un piccolo meraviglioso cosmo. Viene incontro a quel bisogno di universo che ognuno di noi si porta dentro.  Qui vale veramente, ma in un altro senso, il detto di Carlo Levi: non sono le parole ad essere pietre, ma sono le pietre ad essere parole. E’ la stessa città, con la sua meravigliosa architettura a parlarci”.
Antonello Grassi
a.grassi@luedi.it

“SOROS ha avuto il coraggio di affermarlo davanti a una platea di politici ed economisti tedeschi: l’Europa si salverà se sarà generosa verso i Paesi in difficoltà. In questo sono d’accordo con lui. Ma aggiungo: l’Europa sopravviverà se sarà capace di tenere insieme le diverse anime del continente. Il Nord e il Sud devono imparare a dialogare. E la candidatura di Matera a capitale europea della cultura può essere una delle chiavi di questo processo”. Filosofo della scienza tra i più autorevoli in Italia, dopo essere stato prediletto allievo di Ludovico Geymonat, Giulio Giorello* ha partecipato alla giornata conclusiva di Polo Sud, la rassegna voluta da Giuseppe Laterza che quest’anno ha avuto per tema proprio l’Europa.

 

Insomma, professore, a sentire lei, già oggi  Matera ha tutte le carte in regole per essere, nel 2019, capitale europea della cultura?

Certo. Matera incarna, fin nella sua architettura, quello spirito d’accoglienza che deve informare l’Europa. E in questi giorni ne ho avuto l’ennesima riprova. Grazie a un elefante.

Un elefante?

Sì, un elefante. Una scultura che compare inopinatamente sulla facciata della chiesa di San Giovanni Battista. Un elemento scultoreo apparentemente incongruo.

E invece? 

E invece sta  a testimoniare che qui vive da secoli una cultura che ha, nello spirito d’accoglienza, una sua formidabile caratteristica. Ecco, questa capacità di assumere i segni provenienti da altre culture, facendoli vivere in modo nuovo, è qualcosa che dà la misura della civiltà di questa città. E che l’accomuna, me lo lasci dire, al mondo della vera scienza, che può vivere soltanto in una dimensione di apertura, e nel confronto con ciò che è altro.Matera città aperta quindi…Sì, può diventare il perno intelligente di una cultura aperta  alle forme di vita, alle  idee, agli stimoli che vengono dal Mediterraneo. 

Ma che futuro vede per Matera? Non c’è il rischio che, in tutto questo entusiasmo, i Sassi si trasformino, snaturandosi, in una grande area museale? Come Venezia?

Ma Venezia non è neanche un museo. Ormai è solo un grande emporio. E invece Matera può far leva su un turismo all’altezza della città. 

Crede? 

Certo. Il turismo è importante. Lo è almeno dal Medio Evo. Consideri che Marco Polo è stato un grande mercante ma anche uno straordinario turista, come dimostra il successo del Milione. E poi un turismo colto, intelligente, non può che far bene alla città. Ho visto tante case, trasformate in Bed&Breakfast o in piccoli hotel, senza che questo ne modificasse la fisionomia, anzi, forse salvandole dal degrado. Altro che gli scempi compiuti in Campania e Sicilia, ma anche in Liguria. Matera città mediterranea, diceva. Eppure lei sa che uno dei problemi principali dell’Europa, oggi, è il rapporto tra il Nord e il Sud del continente…

Che avvenire ha la Ue?

L’Europa è stata una conquista. A meno che qualcuno mi dimostri il contrario, non ho ragioni per augurarmi un fallimento dell’euro. E però vorrei dall’Europa qualcosa di più. 

E cioè?

Vede, aveva ragione il vecchio Hegel, quando osservava che finchè non riuscirà ad unificare la finanza e ad essere autosufficiente sotto il profilo militare, l’Europa non esisterà. Altrimenti si finisce per dipendere dagli Stati Uniti o, peggio ancora, da vicini ingombranti come Putin. Io vorrei un’Europa autonoma. E, come Hegel, penso che essa possa basarsi soltanto su due cose: tasse ed esercito. 

 Ma come riusciranno a convivere il Nord e il Sud del continente?

Io sono un mediterraneo. Pur essendo nato a Milano (ma mia madre era di Palermo) qui mi sento a casa mia. Ma anche a Damasco, almeno prima che quel delinquente (Assad, ndr) cominciasse a radere al suolo antichissimi quartieri e a sparare sulle moschee. E tuttavia credo che l’Europa deve saper dar valore sia al Settentrione che al Mezzogiorno del continente: che sembrano  opposti ma sono complementari. Io, poi, amo molto  il grande nord. Trovo grandioso l’esperimento culturale del Baltico. Pensi a città coraggiose come Vilnius, Tallinn, Riga, che hanno reagito all’oppressione russa e hanno mantenuto la loro lingua, la loro cultura. E oggi sono all’avanguardia in due campi importantissimi: la parità di genere e gli investimenti nella cultura scientifica. 

Ma la mancanza di un governo politico non rischia di far deflagrare le tensioni?

Non è detto. E poi la diversità è un valore che va preservato. Guardiamo agli Stati Uniti. Erano un Paese integrato di fatto già prima che l’unità fosse raggiunta a ferro e fuoco, con la guerra di secessione. Nonostante le differenze. per esempio tra il nord industriale e il sud agricolo, erano diventati un punto di riferimento per l’intero continente americano. 

E il Mediterraneo in quest’Europa che ruolo dovrebbe avere?

Dovrebbe promuovere la democrazia, non certo esportandola  con le baionette, ma facendo sì che le primavere arabe non finiscano per marcire nell’inverno, l’inverno delle nostre cattive coscienze. E poi rilanciare il dialogo con l’Islam, in particolare con paesi come la Turchia. Infine dovrebbe intervenire con coraggio nella crisi del Medioriente a fianco del popolo palestinese che ha diritto ad avere uno stato. 

E Israele?

Mica voglio sostenere che si deve cancellare Israele. Voglio solo dire che con Al Fatah, con l’Olp, ma anche con Hamas. bisogna dialogare. Possono non piacerci ma hanno dietro di sé un popolo. Si ribatte che Hamas è un movimento integralista? Va bene, ma con quanti movimenti integralisti si è dialogato nella storia? Se richiediamo la laicità assoluta non si dialoga nemmeno col Vaticano, no?

Torniamo al nostro Mediterraneo. Che fine farà la Grecia? 

Sarebbe folle che ci dimenticassimo di quello che è la Grecia per noi, fin dai tempi di Omero. E del destino tormentato di un popolo passato attraverso conflitti durissimi e guerre civili. Una politica generosa nei confronti di Atene potrebbe essere alla lunga anche un buon investimento. Non è con le soluzioni autoritaristiche in campo economico e politico che si uscirà dalla crisi. 

E allora?

Serve il coraggio di uno scatto di generosità.  Non dobbiamo aspettare che la coscienza collettiva europea si sia formata perché si faccia questo sforzo. Ecco, sono d’accordo con quello che ha detto Soros.

Soros? Il tycoon ungherese (naturalizzato americano) il cui patrimonio è stimato di 20 miliardi di dollari?

Sì, ha avuto il coraggio di  presentarsi davanti ai politici ed economisti e chiedere loro un atto di generosità nei confronti dei Paesi in difficoltà. Come si fece in occasione dell’unificazione delle due Germanie (e del marco). In molte cose con Soros la pensiamo uguale.  Probabilmente perché abbiamo avuto lo stesso maestro: Karl Popper.   A fine intervista, sporgendosi dalla terrazza a strapiombo sulla gravina, il filosofo della scienza, libertario e laico inveterato indica le case in tufo incastonate nella parete rocciosa: “Vedete? – dice – Matera è un piccolo meraviglioso cosmo. Viene incontro a quel bisogno di universo che ognuno di noi si porta dentro.  Qui vale veramente, ma in un altro senso, il detto di Carlo Levi: non sono le parole ad essere pietre, ma sono le pietre ad essere parole. E’ la stessa città, con la sua meravigliosa architettura a parlarci”. 

*Filosofo ed epistemologo tra i più autorevoli in Italia Giulio Giorello è nato a Milano nel 1945 e si è laureato in Filosofia nel 1968 e in Matematica nel 1971. Ha insegnato in facoltà di Ingegneria (Pavia), Lettere e filosofia (Milano), Scienze (Catania). Attualmente è titolare della cattedra di Filosofia della Scienza all’Università degli Studi di Milano. Dalle prime ricerche in filosofia e storia della matematica i suoi interessi si sono ampliati verso le tematiche del cambiamento scientifico

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