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Ha vinto Speranza. O meglio ha “perso”. Non sarà lui il traghettatore del Partito democratico fino al prossimo congresso nazionale. Ed è una vittoria per il lucano. Perchè il ruolo di traghettatore non era valutato positivamente nè dallo stesso Roberto Speranza e nè dai suoi consiglieri – colonnelli del Pd di Basilicata. Perchè non c’è dubbio che il ruolo di traghettare momentaneo per come si sono messe le cose starebbe stretto alle ambizioni dello stesso Speranza. E’ il capogruppo della pattuglia più numerosa che siede alla Camera dei deputati: un ruolo politico di assoluto primo piano. E di reale prestigio. 


Una reggenza di qualche mese alla guida del Partito democratico – con il solo scopo di arrivare “sani e salvi” al congresso – se da un lato può essere considerata comunque di prestigio dall’altro nasconde tanti dubbi tra cui quello di “bruciare” una carriera. Ma il nome di Speranza è stato per un paio di giorni in pole position per quel ruolo. Ieri mattina addirittura veniva ipotizzato un testa a testa alla pari tra lui e Angela Finocchiaro. Poi nel corso della giornata le cose sono cambiate. In meglio per il segretario regionale del Partito democratico di Basilicata. Perchè Speranza non aveva certo nascosto la voglia di non fare il reggente. E lo aveva detto in maniera chiara a Repubblica in una intervista rilasciata a Tommaso Ciriaco e uscita ieri a pagina 10 del quotidiano nazionale. 

Speranza aveva anticipato al giornalista di Repubblica: «Io preferisco fare il capogruppo e dico no alla guida del partito». Insomma senza troppi giri di parole, Roberto Speranza ha anche chiarito: «Il partito mi ha chiamato e non mi sono tirato indietro. Affidando a me, alla prima legislatura, il secondo gruppo parlamentare della storia repubblicana. Una scelta coraggiosa, forse anche sorprendente. Non ho altre ambizioni». 

Insomma Speranza ha prima chiuso la porta all’ipotesi di una sua reggenza alla guida del Pd attraverso Repubblica e poi evidentemente deve essere riuscito a chiuderla anche nelle riunioni romane che ci sono state per tutta la giornata di ieri. Tanto che in tardo pomeriggio è stata diffusa tramite le agenzie la nota: «Come preannunciato, è Guglielmo Epifani il candidato che domani l’assemblea del Pd dovrà votare come segretario pro- tempore». «Su di lui – si sono affrettati a sottolineare dal Pd nazionale – è stata trovata ampia convergenza». 

Questo ad ogni modo il risultato finale della due giorni di consultazioni. Il comunicato finale in cui si legge «si è registrato un’ampia convergenza sulla figura di Guglielmo Epifani, il cui profilo risulta il più idoneo a condurre il Pd verso la stagione congressuale e nelle nuove e impegnative responsabilità che spettano al Partito democratico nella difficile fase politica del Paese» è stato firmato dai vicepresidenti Marina Sereni e Ivan Scalfarotto, dai capigruppo Roberto Speranza, Luigi Zanda e David Sassoli e dal coordinatore dei segretari regionali Enzo Amendola. Insomma possono tirare un “sospiro di sollievo” anche i vari Luongo, Folino e altri che dal primo momento avevano sconsigliato a Speranza di accettare l’incarico perchè giudicato “un passo indietro”. In pratica si punta in alto: o segretario nazionale definitivo in quota Bersani oppure si rimane a fare il Capogruppo. 

Ovviamente con un Pd in così grande agitazione ogni mossa può nascondere dei “pericoli”. Ma si va avanti così. Piuttosto pare sempre più complicato un ritorno in Basilicata del segretario regionale in ottica candidato alla presidenza della giunta regionale: può chi ha forzato sulla volontà di fare il Capogruppo alla Camera a tutti i costi, poi dopo un paio di mesi far finta di nulla e accettare un altro ruolo? Sembra complicato. Ma nel Pd tutto è possibile. E anche l’ampia “convergenza” su Epifani va verificata oggi durante l’assemblea. Perchè dopo i precedenti di Marini e Prodi nelle votazioni per il Presidente della Repubblica consigliano prudenza.
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