CATANZARO – Assente dal posto di lavoro per malattia, fa carriera in politica, fino a diventare sindaco del comune di residenza, grazie ad un presunto giro di falsi certificati medici firmati dal figlio e da un collega. Le accuse di ieri restano quelle di oggi e per Severino Ciaccio, medico presso l’ospedale “Pugliese” di Catanzaro nonché sindaco di Belcastro, il figlio Alfonso e il dottore Ambrogio Talarico si profila l’ipotesi di un processo in Tribunale per i reati di truffa, falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale. Il sostituto procuratore Carlo Villani, infatti, chiuse le indagini preliminari e analizzati tutti gli elementi messi insieme dagli ispettori del Nisa, ha adesso spedito all’indirizzo dell’ufficio Gip-Gup una richiesta di rinvio a giudizio a carico dei tre professionisti, sollecitando, invece, l’archiviazione per la dottoressa Filomena Balice, finita a sua volta sotto accusa insieme ai colleghi, salvo poi risultare estranea al presunto stratagemma che avrebbe permesso a Ciaccio di figurare “assente giustificato” dal posto di lavoro, e impegnato a pieno ritmo nella sua attività di consigliere comunale, prima, e nella campagna elettorale di Belcastro, poi, fino a conquistare la poltrona di primo cittadino inseguita senza quello “stress” che lo avrebbe “costretto” lontano dal camice bianco indossato in ospedale.
Stando alle accuse ribadite dal magistrato nel nuovo provvedimento, infatti, Ciaccio, negli stessi giorni in cui risultava assente dal posto di lavoro per “crisi stenocardiaca da stress”, sarebbe risultato presente in consiglio comunale a Belcastro, con in tasca i certificati medici regolarmente firmati dal medico “compiacente” di turno e sul conto corrente lo stipendio che l’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro gli avrebbe regolarmente corrisposto. Da qui le accuse che il sostituto procuratore, Carlo Villani, ha formulato a carico del medico-politico, in relazione a due diversi presunti episodi illeciti commessi tra il mese di ottobre del 2011 e il mese di giugno del 2012. In particolare, sotto accusa è rimasto il certificato medico rilasciatogli dal figlio Alfonso, con tanto di timbro e falsa firma del dottore Talarico, per ulteriori due mesi (dal 28-12-2011 al 25-02-2011) rispetto a quelli presi in precedenza. E sempre Talarico, secondo l’accusa, in seguito si sarebbe prestato a rilasciarne un altro, con prognosi dal 12-06-2012 al 31-07-2012, peraltro in un periodo in cui lui stesso era assente per malattia dallo studio.
Da qui, dunque, l’accusa di falso ipotizzata per quei certificati medici che avrebbero permesso al Ciaccio di ricevere lo stipendio indebitamente corrispostogli dall’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, indotta in errore – sostiene il magistrato – dai “certificati medici falsi o falsamente attestanti uno stato di malattia”. Certificati che, in un primo tempo, avevano fatto finire nei guai anche la Balice, quale medico di base di medicina generale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, quindi pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, in quanto, pur non avendo mai visitato Severino Ciaccio, avrebbe firmato il certificato di malattia telematico predisposto da Alfonso Ciaccio, che la sostituiva in quel periodo, per attestare falsamente che il padre di quest’ultimo aveva avuto una crisi stenocardica da stress, per cui aveva bisogno di un periodo di due mesi di riposo, con tanto di prognosi concessa dal 27-10-2011 al 27-12-2011, periodo in cui Ciaccio, tuttavia, avrebbe partecipato normalmente alle sedute di consiglio comunale. Salvo uscire ora di scena, in quanto risultata all’oscuro del presunto illecito commesso. Starà al gup, adesso, fissare l’udienza preliminare e decidere all’esito della stessa se rinviare a giudizio i tre professionisti o proscioglierli, nel caso le rispettive tesi difensive dovessero convincerlo della loro estraneità ai fatti contestati dal magistrato.