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ERA un po’ che le sue richieste si erano fatte insistenti, troppo insistenti, ma al punto di presentarsi sotto casa mai. Non era mai successo prima. D’altro canto anche Donato Abruzzese non era il tipo che le mandava a dire, e si è precipitato giù per le scale col piglio di chi non si fa mettere i piedi in testa. Poi è stata una questione di istanti: due uomini armati uno di fronte all’altro, e il più svelto che rimane in piedi e scappa via.
E’ quella di una discussione degenerata prima ancora di iniziare l’ipotesi che va prendendo piede tra inquirenti impegnati a ricostruire la dinamica di quanto accaduto lunedì notte in via Parigi. Ed è quanto avvalorerebbe anche una testimonianza che potrebbe rivelarsi la chiave per inchiodare l’assassino alle sue responsabilità.
Il nome di Dorino Stefanutti è scritto nei verbali con le deposizioni anche di alcuni familiari di Donato Abruzzese. Sarebbe stato lui a suonare al citofono di casa. Quanto invece al fatto che sia stato sempre lui anche a premere il grilletto c’è chi ha raccontato agli investigatori di averlo visto «con una grossa pistola in mano» mentre aspettava la sua vittima. Una circostanza che potrebbe far pensare persino a un delitto premeditato a meno che uno non provi a calarsi nella situazione, dove un’arma in pugno può stare per uno che fa sul serio e nulla più.
Resta infatti difficile pensare che Dorino Stefanutti, 54enne pluripregiudicato assolto a febbraio proprio dall’accusa di omicidio, si sia presentato sotto casa di Abruzzese per “farlo fuori” con un macchinino come quello riconosciuto dal figlio della vittima mentre si allontanava. Altrettanto difficile pensare a una fuga, ma è un fatto che proprio da lunedì notte l’ex braccio destro del boss Renato Martorano, per cui soltanto pochi mesi fa era scaduta la misura della sorveglianza speciale, non si trova più.
A casa sua poche ore dopo l’omicidio gli agenti della mobile guidati dal dirigente Carlo Pagano non l’avrebbero trovato. Ieri le ricerche sono state estese anche in altre abitazioni e proprietà riconducibili al suo nucleo familiare, ma ancora senz’esito perciò adesso non si esclude che possa aver trovato riparo da qualcuno. In passato le frequentazioni di Stefanutti sono state a lungo passate al setaccio e in un caso è finito a processo ed è stato condannato per un traffico di stupefacenti sull’asse tra Potenza e Melfi. Non è escluso quindi che si nasconda proprio nella città federiciana, ma la caccia si è già estesa anche fuori regione dove sono state inviate le comunicazioni del caso.
L’ex pugile potentino infatti potrebbe essere armato e con nulla da perdere. In più sulla scena del delitto sono stati trovati bossoli anche di un’altra pistola e macchie di sangue che lasciano pensare che possa essere stato ferito a sua volta da Abruzzese.
Se poi le ricerche del principale sospettato proseguono altrettanto fanno le indagini per appurare le ragioni dietro l’accaduto. In proposito l’idea che va per la maggiore è che il movente sia stato di natura economica dato che Abruzzese aveva interessi in diversi bar e sale giochi nel capoluogo e dintorni. Che ruolo avesse in questo Stefanutti non è ancora chiaro. Ma anche su questo ieri pomeriggio in questura sono proseguiti gli interrogatori.
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