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SALERNO – Danilo Restivo è rimasto impassibile di fronte alla conferma della condanna a 30 anni di reclusione. Filomena Iemma, la mamma di Elisa, invece è scoppiata in lacrime. «Ci fosse stata mia figlia…». Queste le sue prime parole dopo che il presidente della Corte di Assise di Appello, Federico Cassano, ha letto la sentenza. Quando Danilo, scortato dagli agenti della Polizia penitenziaria, è uscito dall’aula per tornare nel carcere di Fuorni – dove è stato detenuto per tutta la durata del processo – i fratelli di Elisa, Gildo e Luciano, gli hanno detto: «Buon viaggio. Buon rientro in Inghilterra». «E’una emozione profonda, ma gioia no. Sicuramente ci sentiamo liberati da un incubo durato venti anni». Così a caldoGildo che ha aggiunto: «Abbiamo lottato come leoni ma non ci siamo mai tirati indietro con tanti sacrifici. Il lavoro dell’accusa non presentava falle. E’ stato un momento emozionante e liberatorio». Poi ha anche ricordato che «chi gli ha garantito l’impunità, perchè ci sono, deve provare un rimorso di coscienza». C’è stato anche un «vergogna per aver difeso Restivo» rivolto a Marzia Scarpelli, legale con Alfredo Bargi, di Danilo. La madre di Elisa Claps ha poi commentato «ho solo pietà per lui che si è fatto una vacanza a spese del contribuente». Ora Danilo dovrà tornare in Inghilterra per scontare la pena inflittagli per l’omicidio della sua vicina di casa Heather Barnett e «chissà – ha aggiunto Gildo – che per la prima volta possa cominciare a provare un senso di colpa per la scia di sangue che ha lasciato in tutti questi anni».Sono da poco passate le 19.30 quando i giudici della Corte di Assise di Appello di Salerno sono usciti dalla camera di consiglio e hanno letto la sentenza: 30 anni di carcere per Danilo Restivo. Confermata, quindi, la condanna di primo grado con rito abbreviato. Accolte le ragioni dell’accusa e respinte le tesi difensive che volevano l’imputato innocente. «E’ finita. Danilo Restivo è l’assassino di Elisa. Emozione enorme. Perchè in aula aleggiava lo spirito di Elisa che adesso può trovare pace». Questo il commento a caldo di Giuliana Scarpetta, legale della famiglia Claps.Una camera di consiglio durata circa 5 ore. Sono circa le 14.30 quando i giudici si sono ritirati per decidere se accogliere la richiesta dell’accusa o quella della difesa che aveva chiesto l’assoluzione o in subordine il rinnovo del dibattimento. I dieci giudici – due togati e 8 popolari – che compongono la Corte d’Assise d’Appello di Salerno hanno esaminato oltre 70 faldoni. Faldoni dove sono raccolti 20 anni di indagini sull’omicidio di Elisa Claps. E le ultime pagine da esaminare sono state consegnate al presidente Federico Cassano un attimo prima che la corte si ritirasse. Il pm Rosa Volpe ha depositato, con l’opposizione dell’avvocato Alfredo Bargi, la trascrizione della sua lunga requisitoria. I Claps non hanno mai temuto un ribaltamento delle carte. Per loro quella condanna è sempre stata scontata e inevitabile. Convinto dell’innocenza del suo assistito l’avvocato Alfredo Bargi, che nella sua replica, prima che la corte entrasse in camera di consiglio, dopo aver respinto tutte le argomentazioni aggiuntive del pm e del legale di parte civile Giuliana Scarpetta, ha evocato l’immagine dell’untore di manzoniana memoria, che nella “Storia della colonna infame” viene cercato spasmodicamente più per esorcizzare il terrore della peste, che per debellare l’epidemia. Bargi non ha usato gli argomenti chirurgici del pm, ma ha rivendicato il diritto alla difesa concedendo addirittura al suo assistito anche il diritto a mentire. «Ha detto il falso? Anche se fosse, è per questo colpevole?» ha chiesto l’anziano professore che contesta la pretesa assolutezza della prova scientifica. Ed è sul dubbio che ha puntato la difesa. Solo il dubbio avrebbe potuto rendere Restivo un uomo libero almeno in Italia. Quel dubbio che avrebbe anche potuto convincere la corte a rinnovare il processo. E sempre il dubbio avrebbe potuto assolvere l’assassino riconosciuto in primo grado. Ma così non è stato.Fino a quando la corte non si è ritirata in camera di consiglio accusa e difesa si sono dati battaglia fino alla fine. Un serrato botta e risposta, quello di ieri nell’aula della Corte di Assise di Appello di Salerno, su una storia, quella dell’omicidio di Elisa Claps, sulla quale ieri la sentenza di condanna a 30 di carcere per Danilo Restivo ha messo la parola fine. In mattinata il pm Rosa Volpe e i legali di Restivo, Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli, hanno chiamato in causa i punti salienti di questa storia: il giorno, il luogo dell’omicidio, la traccia del dna di Restivo trovata sulla maglia che Elisa indossava il giorno della sua morte, ma anche le tracce di sangue sugli abiti di Restivo di quel 12 settembre 1993. Ferma la posizione della Procura generale sulla colpevolezza di Restivo: il pm ha ribadito che Restivo era nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza e che uccise Elisa. Quegli imbrattamenti lungo le scale dei quali aveva parlato la difesa di Restivo lasciando intendere che qualcuno aveva potuto portare lì il corpo di Elisa dopo averla uccisa altrove, secondo quanto dimostrato dalla perizia Pascali «non erano macchie biologiche», ha detto la Volpe. Netta la posizione del pm anche su un altro dubbio insinuato dalla difesa Restivo in merito alla presenza sulla maglia di Elisa di altre tracce di dna mai analizzate: «non c’era la soglia minima di Dna per comportare un accertamento valido scientificamente». Un argomento, quello del Dna, sul quale la difesa Restivo ha sempre insistito mettendolo alla base della richiesta del rinnovo del dibattimento, «al fine di una interpretazione del risultati relativi alla presenza del dna di Restivo da parte un perito o collegio di periti in modo da poter basare le convinzioni su un accertamento terzo». Momenti duri, quelli in aula, davanti ai quali la mamma di Elisa è spesso uscita fuori. Fi lomena Iemma, infatti, non ha infatti sopportato che qualcuno come la difesa abbia potuto insinuare che Elisa potesse essere stata, quel giorno, in qualche modo consenziente e seguire Danilo in quel sottotetto volutamente. Si è dunque concluso così il dibattimento: con l’assenza di un movente, con una posizione precostituita su Restivo colpevole e sulla necessità di ulteriori accertamenti, per la difesa. Con la colpevolezza, ogni oltre ragionevole dubbio, per l’accusa. Ha vinto l’accusa.
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