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SALERNO – «Un’insidiosa messinscena». Il corpo trasportato di peso sulle spalle di qualcuno dentro la canonica della chiesa della Trinità, lungo le scale che portano al terrazzo e di qui nell’angolo più buio del sottotetto sulla navata centrale del tempio. Poi il taglio dei capelli, quello del reggiseno che in realtà era già stato sbottonato, infine dei pantaloni. Tutto per lasciare «una firma» ben visibile su quel delitto infame. La firma di Danilo Restivo.

E’ quanto ha paventato ieri mattina davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Salerno il professor Alfredo Bargi, nell’arringa con cui ha concluso la difesa dell’ex ragazzo di Erice, condannato in primo grado a trent’anni per l’omicido di Elisa Claps.

L’anziano avvocato si è detto «emozionato» nel prendere la parola nel processo per una vicenda tragica come quella dell’omicidio di Elisa Claps, ma non si è tirato indietro davanti a nulla denunciando persino la ricerca dell’«effetto emozionale» da parte dell’accusa. Al centro della polemica l’esibizione alla giuria delle immagini di un altro efferato delitto, quello della vicina di casa inglese di Restivo, Heather Barnett, uccisa e mutilata in maniera orribile nella sua abitazione 9 anni dopo Elisa, per cui è stato già condannato dalla Corte della regina a 40 anni di prigione.

Bargi ha chiesto a chi dovrà decidere del ricorso contro la sentenza del gup Elisabetta Boccassini di provare a pensare «per un attimo» all’innocenza del suo assistito, e al «bombardamento» di accuse che gli è piovuto addosso per tutti questi anni. Ha sfidato chiunque a rintracciare delle similitudini tra i due delitti, e ha definito «inimmaginabile» che Elisa Claps sia salita nel sottotetto della Trinità con lui, uno che «con le donne aveva un rapporto normale», a parte qualche problemuccio di poco conto. Ma ad ogni modo non le piaceva. Né poteva bastare un regalo per farle cambiare idea. «Un falso argomento montato fino alla farsa che offende Elisa». Così l’ha definito l’avvocato.

Fatta questa premessa si è dedicato alla parte più importante della sua difesa provando a smontare in particolare gli elementi scientifici acquisiti in primo grado. «Com’è possibile che nessuno abbia sentito il lezzo della putrefazione se cinque giorni dopo la scomparsa un teste ha raccontato che nel terrazzo della canonica della Trinità si è svolta una festa?» Tanto per insinuare il sospetto che la perizia dell’anatomopatologo Francesco Introna non sia poi così tanto attendibile quando stabilisce l’ora e il giorno della morte di Elisa in coincidenza con l’appuntamento con Restivo. Una possibilità che per l’avvocato sarebbe stata smentita da un altro perito del pool incaricato dal gip Attilio Orio per l’incidente probatorio sui reperti prelevati dal sottotetto, la professoressa Cristina Cattaneo, in un libro in cui dice che è impossibile, a meno di non effettuare delle analisi del carbonio14 capaci di indicare almeno l’anno. Ma nemmeno questo risulta.

Poi c’è la prova del Dna e a proposito l’avvocato ha citato la perizia della paleontologa Eva Sacchi nel punto in cui parla di alcune misteriose impronte di scarpe attorno al corpo, sintomatiche dell’avvenuta «contaminazione» della scena del delitto da parte di ignoti. Giampietro Lago e Andrea Berti del Ris non avrebbero dato il peso necessario a tutto ciò procedendo con una tecnica “estrema” di estrazione ed amplificazione delle tracce di Dna presenti. Almeno questo è quanto sostiene il consulente della difesa Adriano Tagliabracci. Motivo per cui questo processo per Bargi «non può concludersi» senza un confronto sulla prova del Dna.

Prova regina dell’innocenza di Restivo sarebbe poi la tempistica delle operazioni compiute dall’assassino e dei suoi spostamenti a Potenza la domenica del 12 settembre del 1993. «Se Danilo avesse fatto tutto da solo, incluso il taglio dei vestiti di Elisa, alle 13.20 sarebbe stato ancora nel sottotetto mentre dieci minuti prima era arrivato sotto casa dall’altra parte della città dove ha trovato la sorella che l’ha accompagnato al pronto soccorso». Così ha concluso il professore. Ribadendo la richiesta per l’assoluzione del suo assistito o in subordine la riapertura del dibattimento, ipotesi che consentirebbe anche l’interrogatorio di Restivo in aula.

La decisione della corte è attesa per oggi, all’esito della camera di consiglio fissata subito dopo le repliche delle parti civili.

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