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CROTONE – Dopo i sequestri e le confische effettuati nel gennaio 2011 e nel giugno 2012, le Fiamme Gialle della Compagnia di Crotone hanno eseguito un ulteriore provvedimento emesso dal Tribunale di Crotone (Sezione Misure di Prevenzione) nei confronti di Vincenzo Domenico Lentini, già sottoposto a misura di prevenzione personale e patrimoniale. Nello specifico, il decreto dispone il sequestro e la contestuale confisca di due ville su tre livelli, ubicate nelle località Giardinelle e Le Cannelle di Isola Capo Rizzuto, del valore complessivo di 1.3 milioni di euro. Le due unità immobiliari, ritenute nella diretta disponibilità del Lentini, sono state edificate abusivamente ed una di esse addirittura è stata realizzata su terreno di proprietà del Comune di Isola Capo Rizzuto. 

Gli immobili sono stati individuati grazie ad ulteriori approfondimenti eseguiti su delega del Procuratore Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, nell’ambito del procedimento di prevenzione originato a seguito dell’operazione di polizia giudiziaria denominata “Tucano” che, nel giugno del 2009, aveva portato alla luce molteplici episodi estorsivi ed intimidazioni in danno degli amministratori dell’omonimo villaggio, sito nella rinomata località turistica di Le Castella. La contiguità di Lentini alla cosca Arena ed il suo pieno coinvolgimento nella vicenda giudiziaria “Tucano”, comprovati dalla condanna penale inflitta e dal decreto di irrogazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale, costituiscono il presupposto alla luce del quale il Tribunale di Crotone, accogliendo integralmente la nuova proposta del Procuratore Distrettuale, ha ritenuto che la sperequazione, già ampia ed evidente, tra redditi dichiarati e proprietà immobiliari risulti ancor più macroscopica e marcata in ragione delle sopravvenienze investigative che hanno evidenziato le ulteriori disponibilità patrimoniali di Lentini. 
Nel corso del procedimento, la difesa di Lentini ha eccepito che le ville sarebbero state realizzate in epoca antecedente alla condotta criminosa contestata, circostanza che sarebbe comprovata da due sentenze di condanna per abusivismo riportate negli anni Novanta. Il collegio giudicante, tuttavia, ha ritenuto non condivisibili le argomentazioni difensive per l’assenza della dimostrazione della provenienza lecita dei proventi con i quali è stata realizzata la costruzione degli immobili, alla luce dei consolidati orientamenti giurisprudenziali secondo cui «possono andare soggetti a confisca anche i beni acquisiti dal proposto, direttamente o indirettamente, in epoca antecedente a quella cui si riferisce l’accertamento della pericolosità sociale, purchè ne risulti la sproporzione rispetto al reddito ovvero la prova della loro illecita provenienza da qualsivoglia tipologia di reato». Il Tribunale, inoltre, ha ritenuto di disporre, contestualmente al sequestro, anche la confisca dei beni, in ragione della durata del procedimento e dell’esercizio compiuto del diritto di difesa. L’operazione di servizio conferma il forte impegno della Magistratura e della Guardia di Finanza nelle investigazioni finalizzate ad aggredire i patrimoni illecitamente costituiti da esponenti della criminalità organizzata.
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