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POTENZA – Una città “schiava” dell’inceneritore Fenice sull’orlo di una nuova crisi. Il 15 aprile dall’Acta sono arrivate rassicurazioni: nel giro di qualche giorno, nonostante i blocchi sullo smaltimento, la situazione sarebbe tornata alla normalità. E invece si continua a rimanere bloccati. La stazione di trasferenza è piena e gli impianti non accettano le tonnellate di rifiuti in arrivo, ma si continua a spendere per tenere in piedi l’intero sistema di smaltimento. La doccia fredda è arrivata ieri dall’Acta stessa. Attualmente l’impianto Fenice di Melfi non consente l’ingresso di quanto è stato raccolto a Potenza. I camion quindi restano fermi in attesa di scaricare. Un «sito essenziale» come definito dall’azienda, ha chiuso i cancelli ai rifiuti della città di fatto interrompendo il servizio. Nei giorni scorsi effettivamente la raccolta era ripartita a frequenza giornaliera, adesso l’ennesima doccia fredda per la città e il sindaco Santarsiero. «Tutto ciò – si legge nel comunicato dell’Acta – arreca i soliti problemi di decoro e di pulizia alla città che l’azienda stava sanando con la ripresa puntuale della raccolta dei rifiuti dei giorni scorsi, pur se con fisiologiche sofferenze per la mole notevole di rifiuti depositati sul territorio. Pertanto, sulla base di quanto sta accadendo siamo di nuovo costretti a evidenziare la nostra impossibilità a garantire il servizio con la consueta efficienza. Non appena Fenice riaprirà i cancelli, cosa che si auspica avvenga nei prossimi giorni, l’Azienda riprenderà in pieno il servizio di raccolta e nel contempo procederà ad una completa sanificazione del decoro urbano, auspicando in fine non avvengano ulteriori defezioni». È un gioco di incastri difficile: da una parte ci sta tutta quella spazzatura non smaltita precedentemente che necessita ancora di essere scaricata nell’inceneritore, dall’altra invece tutta l’immondizia prodotta negli ultimi giorni, che resta fuori da Fenice. Una situazione di stallo che rischia di compromettere in pochissimi giorni l’intera città. Di fatto, come scrivevamo nell’edizione di ieri, lo spettro dell’emergenza rifiuti è vicinissimo soprattutto per l’eccessiva dipendenza che il Comune nutre nei confronti dell’inceneritore di Melfi. Che tradotto in termini puramente economici significa costi altissimi per servizi a singhiozzo. La vicenda comunque rischia di diventare paradossale, con una azienda che ha appena promosso la differenziata ma continua a sopravvivere grazie allo smaltimento su Fenice. L’unica alternativa possibile è quella di ridurre la percentuale di spazzatura da destinare a Fenice per favorire invece la raccolta differenziata e la successiva vendita dei prodotti ad aziende specializzate nel riciclo di materiali. Insomma, quest’ultima situazione ha nascosto un messaggio importante: cambiare subito regime di smaltimento oppure nuovamente emergenza rifiuti.

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