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MESORACA – Starebbe collaborando con la giustizia Eugenio Ferrazzo, 35enne figlio dell’ex boss di Mesoraca, Felice (che si pentì anche lui). Gli inquirenti stanno valutando la sua attendibilità e ancora il suo status non sarebbe ben definito. L’indiscrezione che trapela da ambienti investigativi conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Molise, dove Ferrazzo viveva e fu arrestato. Quel Molise ex oasi felice dove lo Stato manda, ormai non è un segreto, collaboratori e testimoni di giustizia che denunciano a più non posso falle nel sistema di protezione. A Termoli, nel luglio 2010, a pochi passi dall’abitazione del pentito crotonese Luigi Bonaventura, fu scoperto in un garage un arsenale  per il quale sono sotto processo i Ferrazzo. Nel corso di un’udienza tenutasi proprio nei giorni scorsi è stato peraltro sentito un ispettore della scorta del pentito Bonaventura al quale quel garage, secondo le denunce veicolate dal collaboratore di giustizia crotonese, sarebbe riconducibile. L’udienza è stata rinviata per un impedimento del legale di Eugenio Ferrazzo, che ha cambiato avvocato.
 
Eugenio Ferrazzo ne ha di cose da dire, se dovesse intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia. Residente a Campomarino (poco distante da Campobasso, dove Lea Garofalo, la testimone di giustizia di Petilia Policastro uccisa nel settembre 2009 a Milano, subì, quattro mesi prima, un tentativo di rapimento), fu arrestato con la moglie e altre due persone nel maggio 2011. Furono bloccati in un garage  adibito a raffineria di droga nel quale, oltre a 2,5 chili di cocaina in panetti, erano nascoste anche cinque pistole con la matricola abrasa. A San Salvo fu scoperta la raffineria. Campomarino, Termoli e San Salvo, tutte lungo la fascia costiera tra Molise e Abruzzo, distano tra loro una trentina di chilometri. 
Eugenio, poi, è il figlio di Felice,  ex capo dell’omonimo clan di Mesoraca che nell’ottobre 2000, subito dopo aver subito un attentato mentre viaggiava, proprio insieme a Eugenio, su un’Alfetta blindata, divenne collaboratore di giustizia. Ma nel luglio dello scorso anno Felice Ferazzo fu arrestato a Milano perché, per l’accusa, era lui che aveva fittato il garage nel quale era stata rinvenuta un’auto piena di fucili mitragliatori, tra cui alcuni kalashnikov, pistole, silenziatori, passamontagna, giubbotti antiproiettile e munizioni. Dov’era l’arsenale? Sempre a Termoli. A Felice Ferrazzo fu pertanto revocato il programma di protezione.
 Intanto, nel settembre scorso, Eugenio Ferrazzo è stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in cui gli contestano di aver preso parte a un traffico di armi e droga dalla Svizzera. Ai traffici di droga non era nuovo perché con quest’accusa fu arrestato anche in Ecuador nel 2003, dove viveva col falso nome di Roberto Giorgi. Da allora viene chiamato “Roberto il calabrese”, negli ambienti malavitosi.
Infine, un “giallo”, per completare il profilo di quello che potrebbe essere un nuovo pentito di spicco. Una misteriosa lettera con cui un ucraino annunciava morte ai Bonaventura, risalente al settembre 2007, era destinata proprio a Eugenio Ferrazzo.

MESORACA – Starebbe collaborando con la giustizia Eugenio Ferrazzo, 35enne figlio dell’ex boss di Mesoraca, Felice (che si pentì anche lui). Gli inquirenti stanno valutando la sua attendibilità e ancora il suo status non sarebbe ben definito. L’indiscrezione che trapela da ambienti investigativi conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Molise, dove Ferrazzo viveva e fu arrestato. Quel Molise ex oasi felice dove lo Stato manda, ormai non è un segreto, collaboratori e testimoni di giustizia che denunciano a più non posso falle nel sistema di protezione. A Termoli, nel luglio 2010, a pochi passi dall’abitazione del pentito crotonese Luigi Bonaventura, fu scoperto in un garage un arsenale  per il quale sono sotto processo i Ferrazzo. 

 

Eugenio Ferrazzo ne ha di cose da dire, se dovesse intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia. Residente a Campomarino (poco distante da Campobasso, dove Lea Garofalo, la testimone di giustizia di Petilia Policastro uccisa nel settembre 2009 a Milano, subì, quattro mesi prima, un tentativo di rapimento), fu arrestato con la moglie e altre due persone nel maggio 2011. Furono bloccati in un garage  adibito a raffineria di droga nel quale, oltre a 2,5 chili di cocaina in panetti, erano nascoste anche cinque pistole con la matricola abrasa. 

Eugenio, poi, è il figlio di Felice,  ex capo dell’omonimo clan di Mesoraca che nell’ottobre 2000, subito dopo aver subito un attentato mentre viaggiava, proprio insieme a Eugenio, su un’Alfetta blindata, divenne collaboratore di giustizia. Ma nel luglio dello scorso anno Felice Ferazzo fu arrestato a Milano perché, per l’accusa, era lui che aveva fittato il garage nel quale era stata rinvenuta un’auto piena di fucili mitragliatori, tra cui alcuni kalashnikov, pistole, silenziatori, passamontagna, giubbotti antiproiettile e munizioni. 

 

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