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TROPEA – Operazione dei Carabinieri della Compagnia di Tropea che alle prime luci dell’alba hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare su richiesta della Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di quattro persone, alcuni dei quali ritenute rappresentanti del vertice di una nota famiglia del posto, inserita organicamente nel clan dei Mancuso di Limbadi, egemone nella Provincia di Vibo Valentia. I quattro si sarebbero resi responsabili di estorsione ai danni di un gestore di strutture ricettive locali con l’imposizione di assuzioni e richieste di denaro. Il provvedimento prevede due arresti in carcere e due ai domiciliari. Nello specifico tra gli arrestati figurano due esponenti della “famiglia” La Rosa di Tropea mentre le altre due persone sono ritenute vicine allo stesso clan.
L’operazione antimafia è stata denominata “Rocca Nettuno”, dal nome del noto albergo di Tropea che sarebbe stato sottoposto ad estorsione. In particolare raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere sono il boss dell’omonimo clan Antonio La Rosa, 51 anni, detto «Ciondolino», e suo fratello Francesco La Rosa, 42 anni, detto «U Bimbu». Entrambi sono di Tropea. Agli arresti domiciliari sono invece finiti: Gerardo Piccolo, 41 anni, di Tropea, e Giuseppina Costa, 36 anni, di Zaccanopoli. Per tutti l’accusa è quella di estorsione ai danni della struttura turistica «Rocca Nettuno». Per Antonio La Rosa anche l’ipotesi di danneggiamento ai danni di un’autovettura dell’albergo. Le richieste estorsive ai danni delle strutture ricettive sono andate avanti fino a gennaio del 2013 e avrebbero coinvolto anche la struttura Garden Resort di Pizzo.
«Abbiamo bloccato alcuni tentativi di estorsione in itinere e condotte delittuose molto recenti che arrivano sino al 14 febbraio scorso. L’importanza dell’operazione odierna è l’essere riusciti, anche grazie alla fondamentale collaborazione degli imprenditori presi di mira, a bloccare il tentativo di Antonio La Rosa di riprendersi il territorio di Tropea appena uscito dal carcere», ha dichiarato dal procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, a margine della conferenza stampa.
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