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L’ex presidente del Consiglio, Vincenzo Folino, si è dimesso da consigliere regionale. La lettera di dimissioni è arrivata lunedì sera. Dunque opta per il Parlamento, come era facilmente intuibile. Altrimenti non avremmo capito il senso della candidatura. Il neo onorevole del Pd era stato incalzato perché sciogliesse la riserva e dimostrasse ai lucani la serietà di cui ha fatto tratto caratteristico nella sua lunga attività politica. Voglio scrivere che Folino non ha fatto nulla di eroico, e voglio aggiungere che se non avessimo posto con insistenza il problema (noi ed altri per onestà) probabilmente Folino avrebbe ancora rinviato la decisione. Le motivazioni dell’indugio sono secondarie, di certo non mi convincono i suggerimenti di partito, per uno che sceglie di mettersi al servizio dell’Italia. Mi interessa di più ragionare apertamente sul rapporto che un politico democratico deve avere nei confronti dei cittadini, ribadisco cittadini e non elettori (o lettori).
E della percezione che occorre avere di chi ancora in questo maledetto Paese ha il compito di “mediare” tra le cose che succedono e chi ha il diritto di conoscerle. Folino con ostinazione non ha inteso rispondere alle ripetute sollecitazioni che il Quotidiano ha posto. Alle eccezioni dell’onorevole Liuzzi del movimento 5S ha risposto via Twitter, facendo in verità un po’ di confusione. Liuzzi ha eccepito una violazione della Costituzione che non ammette il doppio mandato. Folino ha replicato discutendo di giunte autorizzative e ha fatto riferimento alle dimissioni respinte di una parlamentare grillino, caso di tutt’altra natura. Un problema formale.
Noi abbiamo posto invece un problema politico che il parlamentare con ostinazione ha ignorato dimostrando di avere una strana idea delle regole e della trasparenza. Duro come le pietre del suo paese. Perché la prova di forza è tipica di chi considera la politica una faccenda privata.
C’è un punto, però, che Folino forse non riesce a capire, perché è difficile guardarsi dall’esterno. In genere riesce a farlo chi si mette in discussione ed è capace persino di ridere di se stesso. Folino non coglie che le sue reazioni sono sfacciatamente prevedibili. Egli ha i suoi riferimenti e dunque lo ringrazio, perché me ne ha dato conferma. Ti conosco mascherina, come ha detto Bersani ieri a Berlusconi.
Folino, più che il politico dal brutto carattere (dai facili entusiasmi, talvolta, come mostra la denuncia di ieri del governatore De Filippo sul decreto sblocca crediti) mostra di essere l’indignato qualunque, offrendo la parodia dell’autoassoluzione dopo che aveva per anni annunciato sfracelli salvo a ricredersi e a rimettersi al suo posto, nel vagone degli accordi.
Con l’apparente accessibilità nei rapporti e i tratti festaioli come a dire: su di me potete contare, con quel suo definirsi addirittura un pò grillino, Folino ha sconfessato il suo spirito concorde e ha mostrato una vaghezza selettiva a tratti quasi infantile. Ringrazio Andrea Di Consoli, per avermi sostenuta in questi giorni. A lui dico quello che una volta Violante disse di alcuni pm che facevano le battaglie a vuoto: aggressivi ma almeno efficaci nel risultato.
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