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L’ORDINE dei giornalisti della Basilicata si è riunito mercoledì scorso ed ha parzialmente modificato il provvedimento di censura nei confronti del collega Leo Amato e dunque del Quotidiano. Riepilogo brevemente per chi avesse perso le puntate precedenti. L’Ordine aveva precedentemente inflitto la grave sanzione della censura ad Amato contestando la violazione della privacy per una serie di articoli lontani nel tempo e non connessi tra loro. In sede di audizione Amato aveva sollevato una serie di eccezioni scritte, denunciando tra l’altro la difficoltà di accedere agli atti venendo così privato della possibilità di difendersi adeguatamente. 
A seguito del provvedimento ho sollevato forti dubbi sulla vicenda, sia nel merito che sulla opportunità, considerando che il provvedimento è stato assunto alla vigilia di una sorta di semestre bianco, alla vigilia di Natale (giacchè ci siamo ricordo una regola aurea dei principi del foro galantuomini che si astenevano da qualunque provvedimento proprio in questo periodo), quando cioè la competenza sui procedimenti disciplinari stava per passare ad altro organo e anche perché, aggiungo adesso, l’Ordine si appresta a nuove elezioni. 
Non si capisce perché articoli vecchi di quasi due anni siano messi in discussione proprio adesso. Chiedevo di conoscere quali altri provvedimenti fossero stati adottati vista la lentezza della decisione, a parte quello nei confronti del vignettista della Nuova e del direttore di quest’ultimo giornale, per essere stato reso pubblico dagli stessi protagonisti. Mi rammaricavo, inoltre, della condotta della collega del Quotidiano, Antonella Ciervo, componente dell’Ordine, per non essersi astenuta per un senso di opportunità nei confronti di un collega che lavora con lei quotidianamente. 
Il presidente dell’Ordine in scadenza, Mimmo Sammartino (nella foto), ha risposto con la durezza pari a quella della mia denuncia, senza affrontare il merito dei problemi. Si parla con gli atti, ha risposto. Mercoledì il dietrofront, parziale. Per mero errore procedurale. L’Ordine riconosce che il collega non si è potuto difendere adeguatamente, ma anche questa seconda delibera è un bel papocchio, perché contiene altri errori e li spieghiamo in questa stessa pagina. Insomma ce n’è abbastanza perché io vada avanti nel ragionamento e chieda altro.
Chiedo a Sammartino, di cui ho grande stima intellettuale, di riconvocare una una nuova seduta dell’Ordine e di revocare in toto quel provvedimento perchè grida vendetta. Stiamo appositamente postando su Fb e su twitter in questi giorni di drammatica emergenza nazionale con un suicidio al giorno le notizie di cui tutti i giornali italiani si occupano. Uno dei casi contestati ad Amato riguardava proprio un suicidio annunciato su fb. 
Non è possibile che raccontare un fatto rappresenti una violazione solo per l’Ordine della Basilicata. Troppe coincidenze per essere sereni in questa storia. Poiché, poi, Sammartino con un bel punto interrogativo, nella sua risposta, era arrivato persino a pensare che io potessi fare ritorsioni sulla collega Ciervo gli dico: la collega è al suo posto e avrebbe fatto meglio, il collega che guida la Gazzetta di Basilicata, a risparmiarsi il pensiero malizioso. Eppure un problema e molto serio c’è: venissero adesso Sammartino o Donato Pace a spiegarmi come fanno a lavorare insieme due colleghi, uno che ha condannato e l’altro che ha subito la condanna. Forse a questo nefasto effetto indiretto non avevano pensato. Piuttosto che insinuare mie ritorsioni potevano saggiamente suggerire loro stessi alla collega di astenersi. Ma tanto i problemi sono sempre degli altri. 
Questo è un danno, e anche serio, che è stato fatto a me, alla mia direzione e al giornale nel quale io e i miei colleghi veniamo a lavorare tutti i giorni resistendo in un mercato editoriale che di tutto ha bisogno tranne che di veleni. Noi come gli altri. Donato Pace forse ha lasciato le redazioni “vive” dei giornali da troppo tempo per rendersene conto. Non so gli altri. Di questo danno relazionale, ambientale, personale, aziendale, Sammartino e tutti quelli che hanno votato quest’assurda condanna dovranno farsi carico. 
Emerge con troppa evidenza che il prossimo consiglio dell’Ordine non potrà essere in nessun modo guidato da un collega che abbia responsabilità dirette in giornali competitor. Le famose relazioni corte che inguaiano la Basilicata esistono anche nella nostra categoria. I consiglieri dell’Ordine abbiano uno scatto di buon senso e dimostrino di non avere pregiudizi in questa storia. Mimmo Sammartino, Emilio Salierno, Donato Pace, Salvatore Cardone, Celeste Rago, Nuccia Nicoletti, Gianluigi La Guardia e la stessa Antonella Ciervo: revocate il provvedimento e inviate gli atti al nuovo organo disciplinare. Non vogliamo sottrarci al “processo”, ma che sia un “giusto processo” e con il suo giudice naturale. Restituitemi la garanzia della buona fede, gravemente compromessa dai troppi errori che riscontro in questa vicenda. Proprio ieri è stato chiesto l’intervento dell’Ordine su quanto è stato scritto su Rosa Gentile. Cosa farebbe Sammartino se avesse ancora il  potere di occuparsene come Ordine? Giudicherebbe se stesso? Un passo indietro non è una resa. Chiedo ai colleghi terzi, dell’Ansa, della Rai, degli uffici stampa, di intervenire in una mediazione possibile. Ci sarà un saggio in tutta la Basilicata?

 

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