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POTENZA – «In un periodo di crisi economica così prolungato in Italia sono tanti a stringere la cinghia per sbarcare il lunario. Ci sono pochi soggetti che invece continuano a operare come se la crisi non ci fosse: tra questi le società che imbottigliano le acque minerali che continuano a farla franca pagando canoni di concessione davvero ridicoli in diverse regioni italiane a fronte di un business miliardario». Queste le dure parole contenute nell’ultimo dossier redatto da Legambiente intitolato “Acque in bottiglia, un’imbarazzante storia all’italiana – Regioni inadempienti, impatti ambientali per tutti, profitti esagerati per pochi”. Secondo i dati di Legambiente, riportati anche sul sito www.altratella.it, nell’anno 2012 la regione Basilicata (quarta per numero di litri imbottigliati e per ettari dati in concessione) ha introitato la cifra di 323.464 euro dai canoni per l’imbottigliamento delle acque minerali per un volume totale di quasi un miliardo di litri imbottigliati dalle falde lucane su 680 ettari in concessione alle società imbottigliatrici. Di contro, ad esempio, la regione Veneto ha incassato oltre 15 milioni di euro con un volume poco più che doppio rispetto a quello lucano: 2.422.148.031 i litri imbottigliati e 1.644,55 ettari dati in concessione. 

Come già accaduto lo scorso anno, la regione Basilicata viene nuovamente rimandata nella gestione delle acque minerali perché applicherebbe un canone inferiore a 1 euro a mc3 contravvenendo così a quanto stabilito dalle linee guida nazionali in materia. Le tariffe della nostra regione (dove operano marchi quali Lilia-Coca-Cola, Gaudianello, etc…) sono di 70,92 euro per ettaro (minimo annuo 7.092,50) e solo 0,30 euro per metro cubo imbottigliato contro i 4 euro applicati in Abruzzo. Se si considera anche l’impatto ambientale per la produzione delle bottiglie in Italia (sei miliardi di bottiglie di plastica da 1,5 litri, per un totale di 456mila tonnellate di petrolio utilizzato e oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2 immessi nell’atmosfera), l’inquinamento prodotto per il trasporto delle bottiglie lungo lo stivale (ad esempio, l’acqua Lilia dalle fonti del Vulture percorre 847 km per arrivare a Genova e 861 per raggiungere Milano) e lo smaltimento necessario della plastica delle bottiglie si capisce bene che questa è un’attività che ha poco a che fare con la sostenibilità ambientale. Infatti, il trasporto su gomma è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico e solo poco più di un terzo delle bottiglie di plastica utilizzate per l’imbottigliamento viene poi avviato correttamente al riciclo. Il restante 64% finisce in discarica, in inceneritori o disperso nell’ambiente con un forte danno per l’ambiente. 

E’ quindi necessario mettere in campo anche una forte azione di informazione e promozione per aumentare la fiducia degli italiani (primi consumatori di acqua in Europa e terzi nel mondo) nell’acqua di rubinetto che conviene all’ambiente e alle tasche: per ogni 100 litri erogati emette solo circa 0,04 kg di CO2 (di contro 100 litri di acqua imbottigliata producono emissioni pari a 10 kg di CO2), non ha bisogno di imballaggi né tantomeno di utilizzare il petrolio per il trasporto e per la fabbricazione delle bottiglie di plastica necessarie per il suo trasporto e costa 200 volte meno rispetto all’acqua imbottigliata. Inoltre l’acqua “del sindaco” è di buona qualità, ecologica e rigorosamente controllata da norme sanitarie; in alcune situazioni può essere poco allettante al gusto, ma con dei semplici accorgimenti è facile renderla piacevole al palato e al portafoglio. I redattori della ricerca hanno calcolato che «se al contrario si applicasse un canone uniforme su tutto il territorio e soprattutto più elevato, ad esempio 10 euro/m3, come abbiamo proposto in più occasioni, si arriverebbe ad avere un introito di 123 milioni di euro all’anno per le Regioni italiane, risorse che potrebbero essere vincolate a investimenti sul territorio riguardanti la tutela degli ecosistemi acquatici». In particolare, la Basilicata passerebbe dagli attuali 323mila euro a 9,2 milioni di euro. Un adeguamento necessario, perché l’acqua bene comune, oggi viene svenduta alle società imbottigliatrici. Se poi, una parte di questi introiti rimanessero ai comuni su cui insistono le concessioni, di sicuro il ritorno ai cittadini sarebbe più diretto e “percepito”. 

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