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Parcheggi, class action, delocalizzazione degli uffici pubblici nella disamina di Anastasio
Per una cultura radicata della Ztl
Alcune idee per rilanciare il centro storico tra commercio, disagi e bellezza
A POTENZA, da quel fatidico giorno dall’entrata in vigore della Ztl, e non solo, l’esistenza di noi concittadini, dei commercianti, degli utenti, degli scolari e dei professionisti è divenuta più di una sopportazione, una continua lotta per respirare un alito di benessere, di serenità e tranquillità. Sono ormai lontani ricordi, di quando nel centro storico vivevano, al suo interno, circa la metà dei residenti, di quando il boom degli anni ‘80, dopo il sisma, non scatenò quel variegato putiferio come la nascita delle cooperative edilizie, nelle zone decentrate e periferiche (la C6, la zona “G”), i fienili-villini sparsi nelle campagne vicine e, più di ogni altra malattia, la stessa desertificazione del centro storico, o la corsa per dimorare nei “casermoni” o nelle abitazioni dormitori, ma il progresso è anche questo, ma dev’essere costruttivo. Non si può abitare in una zona, come in via dei Molinari, senza la presenza di farmacie, alimentari, edicole, e di vivere quasi in adiacenza con un campetto sportivo.
È solo questione, forse, per un attimo, di voler immedesimarsi in un cittadino che vuole essere sopra le righe, che, nella sua solitudine, cerca di voler dare, esprimere e palesare il proprio pensiero per un paese migliore: Potenza. Il voler reagire a brutture che da molto tempo si sono succedute nella realtà quotidiana, non ultimo lo scempio della piazza Mario Pagano. Si è tanto vociferato, poco legiferato, ed ancora, nulla si è ottenuto dall’insieme di persone deputate, dagli elettori, a decidere la migliore strada da intraprende per la pace e la prosperità di una comunità, di propinare il bene comune e non quello di produrre dissidi, lamentele, asti e dissapori. Quando ho operato nell’ambito della ricostruzione, ho dovuto decidere su quali materiali adoperare per migliorare l’architettura degli edifici, la cartella colori, la faccia-vista e altro, in relazione con la vivibilità del proprio habitat. Ma  ancora oggi noto che sono state pochissime le persone che hanno, con oculatezza, usata quella cartella dei colori, o che hanno installato il materiale appropriato per valorizzare il centro storico. Oggi, dopo trent’anni da quel novembre 1980, la condizione non è migliorata, a parte forse l’adozione della “verticalità” grazie alla costruzione delle scale mobili, come per Perugia a  esempio; ma il punto nevralgico della fruibilità non è stato bypassato. Ci si trova sempre impelagati e imbottigliati nel traffico cittadino e la lotta perenne per il posto auto diventa molto esasperante e nuoce gravemente alla salute.
A parte la condizione della Ztl che danneggia i commercianti del centro storico, c’è la condizione generale della città. A Perugia, a Firenze, a Bergamo, a Verona, le condizioni sono diverse e favorevoli perché è la corografia che attua la Ztl. A Potenza non esistono viali di circonvallazione, non c’è un Adige che circonda e protegge il centro storico, non vi sono parcheggi atti ad ospitare la miriade di turisti quotidiani che rendono omaggio al Duomo, al Museo, al Parco. Qui ci s’incrocia con le stesse persone in auto, a piedi ogni giorno e, a volte, anche qualche volta in più; il residente si arrovella l’animo per parcheggiare l’auto sotto la propria abitazione perché non può percorrere duecento metri a piedi per raggiungerla. Il “turista”  che giunge da Terranova del Pollino deve pagare un’ora di sosta due euro per consegnare il documento all’Inps, o recarsi in Comune per l’esito di una gara esperita, pochissimi sono i turisti e, con un po’ di beffa, giungono con il torpedone, regolarmente sistemato in un luogo da non creare intralcio. Il bacino d’utenza dei potenziali acquirenti, nella zona storica, non è alla portata fiorentina o romana; qui si è in un grande paese, che, forzando, si pronuncia città. Gli abitanti sono gli stessi e girano per via Pretoria, a volte su viale Dante. Lo specchietto per le allodole, il commerciante o l’artigiano, ancora non lo ha installato, e questo, a mio parere che necessita per ri-decollare con le attività e per guadagnare. Sottrarre interesse alla via del Gallitello, alla Gd – grande distribuzione – creare una piccola, decorosa, valida e concorrenziale via de’ Calzaioli, Condotti, Napoleone, suonare da mane a sera le proprie trombe, associare i vostri locali a musica, intrattenimento, mischiare il sacro con il profano, l’abbigliamento con le cacce al tesoro, i farmaci con le letture di Dante, stare attenti a non lievitare i prezzi, ma mantenersi nel giusto guadagno con un’equa concorrenza. Parlare con gli amministratori, renderli consapevoli che la Ztl, può essere valida se prima vi è una cultura della stessa, radicata; una fruibilità degli spazi, strade che possono sopportare l’afflusso degli autoveicoli in transito e in sosta, un ottimo collegamento con la periferia e il centro, non lasciare l’imbuto di via Vaccaro nei pressi della Fal. Nascere, con l’idea di vivere nella Ztl, e non divenirlo. Ultimare tutte le infrastrutture adiacenti, specie con i parcheggi o mezzi pubblici: in una piccola città circolano navette elettriche per le stradine del centro storico, ma non è il nostro esempio.
Dare vita a  una class action per i commercianti, per la restituzione degli importi versati per pagare i verbali per aver transitato oltre il varco, solo per scaricare merce o per parcheggiare perché i posti erano tutti occupati dai residenti che non rispettano gli ingombri delle proprie auto, dai non residenti che giustamente pagano la quota annuale e quindi usufruiscono del servizio, dai molti militi, dagli handicappati e dai numerosi impiegati che orbitano nello stesso spazio. Sappiamo che Potenza è un enorme centro del terziario, ma sembra esagerata la concentrazione di uffici ed agenzie al centro storico; è naturale che si collassi in tutte le direzioni. Per questo delocalizzare quanto più è possibile, certo, per migliorare l’affluenza e andare incontro ai commercianti, è meglio una bottega che non una filiale bancaria. Gli stessi commercianti che hanno “abbandonato” la loro storica sede per preferire la nuova zona commerciale o persino Tito scalo, per molti versi più caotica, confusionale e congestionata dall’enorme traffico e per l’esistenza non solo commerciale ma terziaria e dirigenziale. Possibile che non si è pensato di dividere le zone? Da una parte del Basento le banche, dall’altra la Sanità; a Rossellino le scuole . ma tutto questo rende anche meno “romantico”, se vogliamo osare, il ritrovarsi nella via Pretoria, che racconta il suo passato, perché Potenza, ne ha di storia da raccontare e non solo nel giorno del suo Patrono. Una volta il centro storico era vivo, pulsava, fremeva di parole, di dialoghi, di consigli, di scambi di ricette fra comari, studenti che si recavano nelle abitazioni limitrofe per studiare insieme. Ancora, l’impiegato si recava dal salumiere, quando il mascarpone era giallo e si vendeva sfuso, il bancario dall’orologiaio, il pensionato che usciva dalle Poste, entrava ad acquistare un chilo di banane dal “Re” e di fronte trovava l’Upim: il supermercato di allora.
Gianni Anastasio

A POTENZA, da quel fatidico giorno dall’entrata in vigore della Ztl, e non solo, l’esistenza di noi concittadini, dei commercianti, degli utenti, degli scolari e dei professionisti è divenuta più di una sopportazione, una continua lotta per respirare un alito di benessere, di serenità e tranquillità. Sono ormai lontani ricordi, di quando nel centro storico vivevano, al suo interno, circa la metà dei residenti, di quando il boom degli anni ‘80, dopo il sisma, non scatenò quel variegato putiferio come la nascita delle cooperative edilizie, nelle zone decentrate e periferiche (la C6, la zona “G”), i fienili-villini sparsi nelle campagne vicine e, più di ogni altra malattia, la stessa desertificazione del centro storico, o la corsa per dimorare nei “casermoni” o nelle abitazioni dormitori, ma il progresso è anche questo, ma dev’essere costruttivo. Non si può abitare in una zona, come in via dei Molinari, senza la presenza di farmacie, alimentari, edicole, e di vivere quasi in adiacenza con un campetto sportivo.È solo questione, forse, per un attimo, di voler immedesimarsi in un cittadino che vuole essere sopra le righe, che, nella sua solitudine, cerca di voler dare, esprimere e palesare il proprio pensiero per un paese migliore: Potenza. Il voler reagire a brutture che da molto tempo si sono succedute nella realtà quotidiana, non ultimo lo scempio della piazza Mario Pagano. Si è tanto vociferato, poco legiferato, ed ancora, nulla si è ottenuto dall’insieme di persone deputate, dagli elettori, a decidere la migliore strada da intraprende per la pace e la prosperità di una comunità, di propinare il bene comune e non quello di produrre dissidi, lamentele, asti e dissapori. Quando ho operato nell’ambito della ricostruzione, ho dovuto decidere su quali materiali adoperare per migliorare l’architettura degli edifici, la cartella colori, la faccia-vista e altro, in relazione con la vivibilità del proprio habitat. Ma  ancora oggi noto che sono state pochissime le persone che hanno, con oculatezza, usata quella cartella dei colori, o che hanno installato il materiale appropriato per valorizzare il centro storico. Oggi, dopo trent’anni da quel novembre 1980, la condizione non è migliorata, a parte forse l’adozione della “verticalità” grazie alla costruzione delle scale mobili, come per Perugia a  esempio; ma il punto nevralgico della fruibilità non è stato bypassato. Ci si trova sempre impelagati e imbottigliati nel traffico cittadino e la lotta perenne per il posto auto diventa molto esasperante e nuoce gravemente alla salute.A parte la condizione della Ztl che danneggia i commercianti del centro storico, c’è la condizione generale della città. A Perugia, a Firenze, a Bergamo, a Verona, le condizioni sono diverse e favorevoli perché è la corografia che attua la Ztl. A Potenza non esistono viali di circonvallazione, non c’è un Adige che circonda e protegge il centro storico, non vi sono parcheggi atti ad ospitare la miriade di turisti quotidiani che rendono omaggio al Duomo, al Museo, al Parco. Qui ci s’incrocia con le stesse persone in auto, a piedi ogni giorno e, a volte, anche qualche volta in più; il residente si arrovella l’animo per parcheggiare l’auto sotto la propria abitazione perché non può percorrere duecento metri a piedi per raggiungerla. Il “turista”  che giunge da Terranova del Pollino deve pagare un’ora di sosta due euro per consegnare il documento all’Inps, o recarsi in Comune per l’esito di una gara esperita, pochissimi sono i turisti e, con un po’ di beffa, giungono con il torpedone, regolarmente sistemato in un luogo da non creare intralcio. Il bacino d’utenza dei potenziali acquirenti, nella zona storica, non è alla portata fiorentina o romana; qui si è in un grande paese, che, forzando, si pronuncia città. Gli abitanti sono gli stessi e girano per via Pretoria, a volte su viale Dante. Lo specchietto per le allodole, il commerciante o l’artigiano, ancora non lo ha installato, e questo, a mio parere che necessita per ri-decollare con le attività e per guadagnare. Sottrarre interesse alla via del Gallitello, alla Gd – grande distribuzione – creare una piccola, decorosa, valida e concorrenziale via de’ Calzaioli, Condotti, Napoleone, suonare da mane a sera le proprie trombe, associare i vostri locali a musica, intrattenimento, mischiare il sacro con il profano, l’abbigliamento con le cacce al tesoro, i farmaci con le letture di Dante, stare attenti a non lievitare i prezzi, ma mantenersi nel giusto guadagno con un’equa concorrenza. Parlare con gli amministratori, renderli consapevoli che la Ztl, può essere valida se prima vi è una cultura della stessa, radicata; una fruibilità degli spazi, strade che possono sopportare l’afflusso degli autoveicoli in transito e in sosta, un ottimo collegamento con la periferia e il centro, non lasciare l’imbuto di via Vaccaro nei pressi della Fal. Nascere, con l’idea di vivere nella Ztl, e non divenirlo. Ultimare tutte le infrastrutture adiacenti, specie con i parcheggi o mezzi pubblici: in una piccola città circolano navette elettriche per le stradine del centro storico, ma non è il nostro esempio.Dare vita a  una class action per i commercianti, per la restituzione degli importi versati per pagare i verbali per aver transitato oltre il varco, solo per scaricare merce o per parcheggiare perché i posti erano tutti occupati dai residenti che non rispettano gli ingombri delle proprie auto, dai non residenti che giustamente pagano la quota annuale e quindi usufruiscono del servizio, dai molti militi, dagli handicappati e dai numerosi impiegati che orbitano nello stesso spazio. Sappiamo che Potenza è un enorme centro del terziario, ma sembra esagerata la concentrazione di uffici ed agenzie al centro storico; è naturale che si collassi in tutte le direzioni. Per questo delocalizzare quanto più è possibile, certo, per migliorare l’affluenza e andare incontro ai commercianti, è meglio una bottega che non una filiale bancaria. Gli stessi commercianti che hanno “abbandonato” la loro storica sede per preferire la nuova zona commerciale o persino Tito scalo, per molti versi più caotica, confusionale e congestionata dall’enorme traffico e per l’esistenza non solo commerciale ma terziaria e dirigenziale. Possibile che non si è pensato di dividere le zone? Da una parte del Basento le banche, dall’altra la Sanità; a Rossellino le scuole . ma tutto questo rende anche meno “romantico”, se vogliamo osare, il ritrovarsi nella via Pretoria, che racconta il suo passato, perché Potenza, ne ha di storia da raccontare e non solo nel giorno del suo Patrono. Una volta il centro storico era vivo, pulsava, fremeva di parole, di dialoghi, di consigli, di scambi di ricette fra comari, studenti che si recavano nelle abitazioni limitrofe per studiare insieme. Ancora, l’impiegato si recava dal salumiere, quando il mascarpone era giallo e si vendeva sfuso, il bancario dall’orologiaio, il pensionato che usciva dalle Poste, entrava ad acquistare un chilo di banane dal “Re” e di fronte trovava l’Upim: il supermercato di allora.

 

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