PAOLA – E’ difficile per il comune cittadino accettare e considerare valide le innumerevoli argomentazioni preposte nel tempo al fine di giustificare l’enorme ritardo nella realizzazione dello svincolo di Paola. Lo svincolo dovrebbe nelle intenzioni ed una volta terminato razionalizzare il traffico tra la SS 18 e l’ingresso per il Santuario e la vecchia strada per Scarcelli, nonché con Via Nazionale e quindi con il centro della cittadina. La storia travagliata di tale svincolo iniziò circa 13 anni fa, quando l’Amministrazione comunale dell’epoca, in occasione del Giubileo 2000 che prevedeva alcuni piani di intervento sul territorio, bandì un concorso per la progettazione di tale infrastruttura, gara che fu vinta da una cordata di professionisti: gli Architetti Romolo Trotta e Ersilia Magorno, coadiuvati dagli Ingegneri Francesco Garritano e Iole Fantozzi , che attualmente si occupa di fisica sanitaria e radioprotezione. Acquisito il progetto però, la fase realizzativa entrò subito in forse per scivolare poi in quello che a ragione può essere definito un lungo sonno. Bisognerà infatti attendere oltre 10 anni per vederla entrare nella fase operativa vera e propria.
Solo nel 2010, infatti tale progetto ebbe realmente o nuovamente ad un finanziamento tramite fondi del bilancio dell’ANAS e venne quindi finalmente promossa una gara d’appalto per l’effettiva realizzazione. La gara venne aggiudicata ad un prezzo più basso di quello posto a base d’asta ed il termine dei lavori fu fissato, sempre in base a tale gara d’appalto, in 223 giorni a decorrere dal verbale di consegna. Oggi, all’imbocco della primavera 2013 e a circa 1200 giorni dall’inizio dei lavori, lo svincolo si presenta ancora come un cantiere a cielo aperto, soggetto negli anni ad innumerevoli “stop and go” e rallentamenti, percepibile nelle sue alterne fortune come una sorta di sarcastico barometro dei marasmi e dei flutti, a tratti sonnolenti, altre volte tempestosi, in cui si è dibattuta negli ultimi anni la politica paolana e provinciale. A tutt’oggi, malgrado sia stata visibile nell’ultimo periodo una certa ripresa delle attività nell’ormai consuetudinario cantiere del bivio, è difficile per il cittadino accettare e abituarsi all’elenco di disagi che sembrano essersi cristallizati in quel breve tratto di strada. L’impiantito sconnesso, l’assurda curva a gomito in via Nazionale che ha causato anche alcuni sinistri e che, poichè necessita di una prodezza da parte degli autotrasportatori, rallenta il traffico, gli scheletri delle carreggiate ancora in efficienza angusti e stretti, l’artificiosità dei transiti che costringe ad una vera e propria gimkana tra le bande bucherellate arancioni che delimitano il cantiere, la pericolosità intrinseca a causa del traffico dell’arteria principale, l’illuminazione con numerose zone buie, la segnalazione insufficiente.
Sono molte le vicissitudini legate a quegli 80 metri di strada a cui il cittadino non si è rassegnato, vicissitudini che comunque non sembrano ancora a nessuno di prossima risoluzione, date le voragini ancora presenti e ben visibili all’interno del cantiere. Sono sicuramente in molti a rimpiangere il vecchio assetto funzionale del bivio, magari obsoleto sulla carta ma, a 13 anni di distanza e visti i risultati, tutto sommato conveniente.
PAOLA – E’ uno snodo cruciale, quello che porta al santuario di Paola da una parte, nel centro della cittadina tirrenica dall’altra e che sull’asse trasversale smaltisce il traffico consistente di auto, bus e camion sulla Statale 18. E ora, invece, il cantiere per lo svincolo è diventato un simbolo delle lentezze calabresi. Basti dire che era stato pensato per il giubileo del 2000 e oggi, a distanza di tredici anni, ancora è lontano dalla conclusione.
Sono molte le vicissitudini legate a quegli 80 metri di strada a cui gli automobilisti non si sono rassegnati, vicissitudini che sembrano lontane dalla risoluzione, vistele voragini ancora presenti e ben visibili all’interno del cantiere. E sono in molti a rimpiangere il vecchio assetto funzionale del bivio, con il semaforo magari obsoleto e le lunghe code fastidiose, ma tutto sommato convenienti, visto quello che è successo nel frattempo. L’idea era realizzare una soluzione che permettesse di smaltire il flusso dei veicoli. Si è rivelata una storia da copertina per inefficienze e ritardi. I lavori, consegnati 1.200 giorni fa, secondo la gara d’appalto – aggiudicata ad un prezzo più basso di quello posto a base d’asta – sarebbero dovuti durare meno di un anno: 223 giorni, per l’esattezza.
E non è l’unica spina nella dolorosa corona della Statale 18. Sempre nel Cosentino, ma al confine con la provincia di Catanzaro, a causa dell’erosione costiera in atto a Campora San Giovanni, la statale 18 sta cedendo sotto le onde del mare, sempre più vicino al tratto di carreggiata, immediatamente a sud del porticciolo turistico. Un’interruzione della superstrada in quel punto, provocherebbe la paralisi del traffico sul versante tirrenico calabrese.
L’assessore Pino Gentile, in un’intervista riportata dall’edizione cartacea del Quotidiano, ha annunciato un cospicuo finanziamento per risolvere il problema e ha detto che «a breve verranno stanziati i fondi anche per la ricostruzione del ponte sul fiume Savuto», crollato sette anni fa, in modo tale da riattivare la strada provinciale che collega Campora a Nocera Terinese, unico percorso alternativo rispetto alla statale 18, che ricade nella stessa area, al confine fra le province di Cosenza e Catanzaro. Complessivamente, dice Gentile, la Regione ha reperito fondi pari a circa trentotto milioni di euro, da utilizzare per “sanare” i punti critici delle coste calabresi, sia sul Tirreno, che sullo Jonio. Anche se aggiunge: «È chiaro che, in queste condizioni, pensare di risolvere tutta la problematica, considerate le limitate risorse disponibili, è improponibile».