X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME – Era anche un uomo della scorta della senatrice D’Ippolito il carabiniere Roberto Gidari, in carcere dal 28 giugno del 2012 in quanto accusato di concorso esterno alla cosca Giampà. A fine servizio il carabiniere, con la stessa auto di scorta del parlamentare, avrebbe scortato «abusivamente» anche un imprenditore suo amico che temeva attentati. Anche questo emerge da indagini successive all’arresto dell’appuntato. E cioè dalle dichiarazioni del 25 luglio 2012 rilasciate ai carabinieri del Nucleo operativo di Lamezia che hanno indagato a lungo sul clan Giampà (indagine Cerbero confluita nell’operazione Medusa), dal capitano Stefano Di Paolo che da tenente dal 2005 al 2007 dirigeva il Nucleo operativo. Altri atti d’accusa quindi sarebbero confluiti nel processo “Medusa” che si sta celebrando con il rito abbreviato contro il clan Giampà (la cui sentenza per i 36 imputati è prevista il prossimo 29 aprile) nei confronti dell’appuntato Roberto Gidari finito in manette nella retata del 28 giugno 2012 (il pm Elio Romano ha chiesto la condanna ad otto anni).

La difesa del carabiniere “infedele” si è battuta molto nel corso dell’arringa per smontare le accuse dei pentiti definiti «inattendibili». Contro l’appuntato, dunque altre dichiarazioni accusatorie contenute in alcune intercettazioni e verbali di interrogatori successivi all’arresto e alle memorie difensive a suo tempo avanzate al Tribunale della Libertà di Catanzaro, dovranno essere vagliate dal gup di Catanzaro in vista della sentenza. Davanti ai carabinieri, l’1 agosto del 2012, una donna che aveva avuto una storia con il pentito Giuseppe Cappello, esponente dell’omonimo clan alleato con i Giampà figlio di Rosario componente della “cupola” del clan e fratello di Saverio, ex killer della cosca, tutti pentiti, ha dichiarato che «durante la storia con Giuseppe, quando incontravamo Gidari nei locali notturni, e in particolare al Dandy, Cappello e Gidari si salutavano con molta confidenza, infatti davanti a me si chiamavano per nome e si offrivano da bere reciprocamente».
LA TESTIMONIANZA DELLA DONNA E IL RUOLO DEL CARABINIERE NEL SERVIZIO COMPLETO, A FIRMA DI PASQUALINO RETTURA, SULL’EDIZIONE CARTACEA DI OGGI DEL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA
Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE