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ROMA – Agenti della Squadra Mobile della Questura di Roma, hanno eseguito 10 provvedimenti di fermo emessi dalla direzione distrettuale antimafia di Roma a carico di soggetti ritenuti affiliati ad una pericolosa consorteria composta da soggetti romani e calabresi, che aveva monopolizzato il mercato della cocaina in alcune zone della Capitale. Vengono contestati, a vario titolo, i delitti di associazione per delinquere, finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Gli investigatori stanno effettuando anche numerose perquisizioni domiciliari e sequestri preventivi nei confronti di beni mobili riconducibili alla cosca.
Nel corso dell’indagine, integrata da intercettazioni telefoniche e ambientali e da servizi di osservazione, controllo e pedinamento a carico dei principali indagati, sono emersi «numerosi ed importanti elementi di prova» a carico dell’organizzazione facente capo alla famiglia di Umberto Romagnoli, imparentata con la famiglia Gallace. Bruno Gallace, 41 anni, pluripregiudicato, legato all’omonima cosca, è il convivente di Francesca Romagnoli, figlia di Umberto: i due sono risultati essere i referenti sul territorio romano di trafficanti calabresi, grazie ai quali rifornirebbero il mercato locale attraverso l’operato degli altri membri della famiglia Romagnoli. In particolare, la polizia avrebbe accertato la sussistenza di un «pactum sceleris» statuito tra Umberto Romagnoli e Bruno Gallace per l’approvvigionamento della sostanza stupefacente destinata al mercato della capitale, soprattutto attraverso la Spagna. I due avrebbero poi ampliato l’apparato attraverso l’affiliazione di altri membri della famiglia: proprio il legame familiare ha rafforzato l’associazione consentendole maggiore snellezza e dinamicità e facilitando la distribuzione degli utili. Dall’inchiesta sono emersi anche gli atteggiamenti fortemente intimidatori dei capi dell’organizzazione nei confronti dei «soci morosi» e l’ampia disponibilità di armi e munizioni.
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