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di ANDREANA ILLIANO
catanzaro –  È un bluff la raccolta differenziata dei rifiuti in Calabria. O meglio è un settore già costato caro, ma che in realtà non esiste e, se tutte le città della regione, all’improvviso, divenissero virtuose e “differenziassero”, non avrebbero impianti adatti per la “trasformazione” di ciò che è riciclabile. Paradossalmente per grandi quantitativi dovrebbero andare fuori dalla Calabria (a dire il vero già accade per la plastica). È questo quello che viene fuori dall’ultima relazione del Senato sul ciclo della spazzatura ed è quello che sanno bene i primi cittadini che hanno iniziato l’impresa nelle loro città. 
La differenziata è a livelli alti (oltre il 70 per cento) solo in piccoli Comuni, realtà rare, rarissime, come quella del Comune di Saracena, in provincia di Cosenza, dove il sindaco Mario Albino Gagliardi  ha cancellato le società miste, ha messo su un’azienda in house e ricicla plastica, carta, vetro in un’isola ecologica. 
In realtà l’intero sistema di gestione dei rifiuti in Calabria è basato sul cosiddetto Cdr (combustibile derivato dei rifiuti, acronimo, in inglese Rdf) che va bruciato, una volta raccolto, in un impianto come quello esistente a Gioia Tauro, il termovalorizzatore. La raccolta differenziata è un’altra storia. Chi prova a riciclare lo sa. Per esempio in provincia di Cosenza esiste un solo impianto che “tratta” l’umido ed è a Rossano, se arrivassero qui tutti i Comuni della Calabria la macchina potrebbe scoppiare. Per “trasformare” la plastica la questione è simile, ci sono due impianti, uno a Palmi e un altro che spesso viene usato dal Conai in provincia di Caserta. Nient’altro. Finora per smaltire spazzatura si è pensato solo a produrre Cdr, balle di immondizia, questo almeno quando parte del sistema funziona, perchè in alcune aree si seppellisce in discarica anche semplice spazzatura “compressa” e grondante. 
Non c’è dubbio che la raccolta differenziata è nel nuovo piano regionale ed era già pure in quello del commissario straordinario, ma non esistono impianti sufficienti, insomma bisogna ricreare un segmento di raccolta completamente diverso se si vuole cambiare metodo e puntare a trasformare l’immondizia.
E poi, come se non bastassero i politici che da sempre usano il termine differenziata con leggerezza,  c’è lo spreco che è costato un occhio della testa per portare avanti, in teoria, la politica del riciclo. Le cifre parlano chiaro: per la raccolta sono stati spesi in dieci anni 5 milioni di euro, per la campagna promozionale un milione e mezzo di euro, per le sezioni di trasferimento da progettare in ogni dove ben 2 milioni e mezzo di euro, per le linee di valorizzazione della raccolta differenziata 9 milioni di euro. In tutto circa 18 milioni per non arrivare a nulla o comunque a poco. Nel piano del 2002 il commissario era sceso nei dettagli della raccolta differenziata e, dopo aver ravvisato il sistema più idoneo nel sistema porta a porta, individuava centri , a seconda del materiale (carta, cartoni, vetro, plastica, metalli) e punti di selezione e stoccaggio e valorizzazione (a Reggio, a Settimo di Rende, a Catanzaro, Crotone, Lamezia, Siderno, Rossano, Gioia Tauro, Castrovillari). Di tutto questo che cosa è accaduto? Nulla. Lo scrive la Corte dei Conti in una missiva inviata al commissario per l’emergenza: «Non solo i tempi delle opere, ma anche i costi sono lievitati significativamente nel corso degli anni, a fronte di opere che non sono mai state messe a gara o cantierate e alla fine ci si è mantenuti su percentuali di raccolta assolutamente irrisorie».
Altra storia in alcune realtà della Calabria, come appunto quella di Saracena, il sindaco Mario Albino Gagliardi spinge perchè ci sia un coordinamento di primi cittadini sotto l’egida della Provincia, come vorrebbe appunto il presidente Mario Oliverio, ma la sua non è una posizione solo politica: «So bene che nella mia città la raccolta differenziata può apparire più facile perchè il Comune è piccolo, di certo però è virtuoso e io con i rifiuti riesco a far incassare al Comune anche dei bei soldini». Qui esiste una società in house che ha sostituito quelle miste, ci sono contratti part time per lo spazzamento, c’è già un patto con il Conai per trasportare la plastica e guadagnarci. Gagliardi lavora a creare un consorzio tra Comuni (San Basile, Fascineto, Civita) per rendere “appetibile” il volume di carta da riciclare ed è riuscito pure ad attrezzare l’ente per la tracciabilità telematica. Ora nella sua isola ecologica però c’è qualche cumulo di rifiuto in più, perchè non riesce a scaricare sempre l’indifferenziato che va a Cassano. E aggiunge: «Se si vuole si può differenziare – dice – bisogna creare un ciclo dei rifiuti provinciale». E attrezzarsi con gli impianti, magari sottraendo quelli esistenti dalle grinfie della criminalità organizzata.

È UNbluff la raccolta differenziata dei rifiuti in Calabria. O meglio è un settore già costato caro, ma che in realtà non esiste e, se tutte le città della regione, all’improvviso, divenissero virtuose e “differenziassero”, non avrebbero impianti adatti per la “trasformazione” di ciò che è riciclabile. Paradossalmente per grandi quantitativi dovrebbero andare fuori dalla Calabria (a dire il vero già accade per la plastica). È questo quello che viene fuori dall’ultima relazione del Senato sul ciclo della spazzatura ed è quello che sanno bene i primi cittadini che hanno iniziato l’impresa nelle loro città. 

La differenziata è a livelli alti (oltre il 70 per cento) solo in piccoli Comuni, realtà rare, rarissime, come quella del Comune di Saracena, in provincia di Cosenza, dove il sindaco Mario Albino Gagliardi  ha cancellato le società miste, ha messo su un’azienda in house e ricicla plastica, carta, vetro in un’isola ecologica. In realtà l’intero sistema di gestione dei rifiuti in Calabria è basato sul cosiddetto Cdr (combustibile derivato dei rifiuti, acronimo, in inglese Rdf) che va bruciato, una volta raccolto, in un impianto come quello esistente a Gioia Tauro, il termovalorizzatore. La raccolta differenziata è un’altra storia. Per esempio in provincia di Cosenza esiste un solo impianto che “tratta” l’umido ed è a Rossano, se arrivassero qui tutti i Comuni della Calabria la macchina potrebbe scoppiare. Per “trasformare” la plastica la questione è simile, ci sono due impianti, uno a Palmi e un altro che spesso viene usato dal Conai in provincia di Caserta. Nient’altro. Finora per smaltire spazzatura si è pensato solo a produrre Cdr, balle di immondizia, questo almeno quando parte del sistema funziona, perchè in alcune aree si seppellisce in discarica anche semplice spazzatura “compressa” e grondante. 

 

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