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Restivo è tornato 
Danilo a processo 20 anni dopo«E’ rimasto impassibile davanti a tutto»
Nemmenoun’esitazione
Solo uno sguardo alla madre di Elisa che gli porge una fotoLa difesa cerca di smontare prova del Dna e dati dell’autopsia  
SALERNO – Non una parola, non un cenno. Danilo Restivo è arrivato al Tribunale di Salerno poco dopo le 7.30. Nella camera di attesa, prima dell’udienza del processo di appello che lo vede unico imputato per la morte di Elisa Claps, ha letto gli atti, ha preso appunti su un block notes. Poi, una volta in aula, non ha fatto altro che fissare i giudici. Non ha reagito nemmeno quando la mamma di Elisa gli si è seduta affianco lo ha fissato e gli ha allungato sul banco la foto di sua figlia, nè quando gli ha rivolto la parola. Non ha reagito quando il giudice a latere, Francesco Siano, ha ricordato le fasi del processo, compreso il suo profilo criminale da predatore sessuale. Impassibile, impermeabile, così lo hanno descritto i Claps all’uscita. Quasi come se in quell’aula Restivo non ci fosse.   
E invece in quell’aula è proprio lui, Danilo, che ha fatto di tutto per esserci. Per mesi, ai suoi avvocati Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli, ha chiesto di consentirgli di prendere parte al processo, di farlo tornare dalla Gran Bretagna dove sta scontando una condanna a 40 anni per l’omicidio di Heather Barnett, la vicina di casa mutilata in maniera orrenda. All’epoca era il 12 novembre del 2002, soltanto qualche mese più tardi del suo arrivo a Bournemouth, un paesino sulla Manica nella contea del Dorset, raggiunto al termine di un pellegrinaggio che dal 1993 lo aveva tenuto lontano da Potenza e dai sospetti sul mistero della Trinità. Invece ieri è tornato ad affrontarli, e lo ha fatto senza mostrare la minima esitazione.   
«Ha assistito all’udienza in modo sereno e rispettoso». Così i suoi difensori: il professor Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli, che al suo arrivo nel palazzo di giustizia di Salerno è stato contestato da un gruppo di una decina di ragazzi, appostato nei pressi dell’ingresso. «Vergognati, stai difendendo un assassino» ha urlato più volte il gruppo di studenti, al quale si sono uniti anche alcuni anziani incuriositi. Ma Bargi non ha dato peso alla contestazione e ha proseguito verso l’atrio del palazzo di giustizia. 
A proposito del suo assistito ha aggiunto che «Danilo ci ha detto che è sereno, ha fiducia nella giustizia, ha ribadito di essere innocente e di avere grande rispetto per il dolore della famiglia Claps». Quindi è certo che «nelle prossime udienze renderà dichiarazioni spontanee». «Nel corso del breve colloquio che abbiamo avuto – ha spiegato Scarpelli – ci ha chiesto proprio questo “quando posso parlare?”».  
 Intanto ieri Restivo è rimasto in silenzio. E, nel corso dell’udienza è arrivato il primo battibecco tra l’accusa e la difesa, intenzionata a smontare le prove scientifiche raccolte durante l’incidente probatorio subito dopo la scoperta del corpo di Elisa il 17 marzo di tre anni fa. Il pm Rosa Volpe, già impegnato nelle indagini e nel processo di primo grado, applicato per l’occasione alla procura generale, ha chiesto infatti l’esclusione dagli atti del processo di appello dei supplementi di perizia che la difesa ha affidato al consulente Adriano Tagliabracci a proposito delle evidenze genetiche trovate sulla maglia e dell’ora e la data di morte della vittima. 
«Mi sembra non ci sia la volontà di accertare la verità – ha detto l’avvocato Bargi – Mi è stata contestata una presunta irregolarità nella consulenza Tagliabracci e ho sottolineato che in questo processo bisognerebbe cercare di superare degli inutili formalismi per arrivare, invece, a degli accertamenti seri. Vogliamo sapere o no come è morta Elisa?» In altre parole, senza acquisire il supplemento di perizia di Tagliabracci (che aveva già depositato una relazione all’esito dell’incidente probatorio a cui ha potuto assistere), all’avvocato residuerebbe comunque la facoltà di chiedere che venga chiamato a testimoniare. Su questo punto come su tutti gli altri sollevati dalla difesa di Restivo, la Corte ha stabilito comunque di esprimersi soltanto all’esito delle discussioni delle parte.    
Perciò si tornerà in aula martedì prossimo, per la requisitoria della procura generale e poi ancora il 9 aprile quando ci sarà la discussione delle parti civili, la famiglia Claps, il Comune di Potenza e l’associazione Telefono donna, oltre che di Bargi e Scarpelli. Per la decisione dei giudici della Corte di assise di appello sembra invece che si dovrà aspettare la fine aprile: sarà allora che ci sarà la sentenza o l’accettazione della richiesta, avanzata da Restivo, di rinnovare il dibattimento. In quest’ultimo caso, la lunga storia di Elisa potrebbe ancora continuare. 
l.amato@luedi.it

SALERNO – Non una parola, non un cenno. Danilo Restivo è arrivato al Tribunale di Salerno poco dopo le 7.30. Nella camera di attesa, prima dell’udienza del processo di appello che lo vede unico imputato per la morte di Elisa Claps, ha letto gli atti, ha preso appunti su un block notes. Poi, una volta in aula, non ha fatto altro che fissare i giudici. Non ha reagito nemmeno quando la mamma di Elisa gli si è seduta affianco lo ha fissato e gli ha allungato sul banco la foto di sua figlia, nè quando gli ha rivolto la parola. Non ha reagito quando il giudice a latere, Francesco Siano, ha ricordato le fasi del processo, compreso il suo profilo criminale da predatore sessuale. Impassibile, impermeabile, così lo hanno descritto i Claps all’uscita. Quasi come se in quell’aula Restivo non ci fosse.   E invece in quell’aula è proprio lui, Danilo, che ha fatto di tutto per esserci. Per mesi, ai suoi avvocati Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli, ha chiesto di consentirgli di prendere parte al processo, di farlo tornare dalla Gran Bretagna dove sta scontando una condanna a 40 anni per l’omicidio di Heather Barnett, la vicina di casa mutilata in maniera orrenda. All’epoca era il 12 novembre del 2002, soltanto qualche mese più tardi del suo arrivo a Bournemouth, un paesino sulla Manica nella contea del Dorset, raggiunto al termine di un pellegrinaggio che dal 1993 lo aveva tenuto lontano da Potenza e dai sospetti sul mistero della Trinità. Invece ieri è tornato ad affrontarli, e lo ha fatto senza mostrare la minima esitazione.   «Ha assistito all’udienza in modo sereno e rispettoso». Così i suoi difensori: il professor Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli, che al suo arrivo nel palazzo di giustizia di Salerno è stato contestato da un gruppo di una decina di ragazzi, appostato nei pressi dell’ingresso. «Vergognati, stai difendendo un assassino» ha urlato più volte il gruppo di studenti, al quale si sono uniti anche alcuni anziani incuriositi. Ma Bargi non ha dato peso alla contestazione e ha proseguito verso l’atrio del palazzo di giustizia. A proposito del suo assistito ha aggiunto che «Danilo ci ha detto che è sereno, ha fiducia nella giustizia, ha ribadito di essere innocente e di avere grande rispetto per il dolore della famiglia Claps». Quindi è certo che «nelle prossime udienze renderà dichiarazioni spontanee». «Nel corso del breve colloquio che abbiamo avuto – ha spiegato Scarpelli – ci ha chiesto proprio questo “quando posso parlare?”».   Intanto ieri Restivo è rimasto in silenzio. E, nel corso dell’udienza è arrivato il primo battibecco tra l’accusa e la difesa, intenzionata a smontare le prove scientifiche raccolte durante l’incidente probatorio subito dopo la scoperta del corpo di Elisa il 17 marzo di tre anni fa. Il pm Rosa Volpe, già impegnato nelle indagini e nel processo di primo grado, applicato per l’occasione alla procura generale, ha chiesto infatti l’esclusione dagli atti del processo di appello dei supplementi di perizia che la difesa ha affidato al consulente Adriano Tagliabracci a proposito delle evidenze genetiche trovate sulla maglia e dell’ora e la data di morte della vittima. «Mi sembra non ci sia la volontà di accertare la verità – ha detto l’avvocato Bargi – Mi è stata contestata una presunta irregolarità nella consulenza Tagliabracci e ho sottolineato che in questo processo bisognerebbe cercare di superare degli inutili formalismi per arrivare, invece, a degli accertamenti seri. Vogliamo sapere o no come è morta Elisa?» In altre parole, senza acquisire il supplemento di perizia di Tagliabracci (che aveva già depositato una relazione all’esito dell’incidente probatorio a cui ha potuto assistere), all’avvocato residuerebbe comunque la facoltà di chiedere che venga chiamato a testimoniare. Su questo punto come su tutti gli altri sollevati dalla difesa di Restivo, la Corte ha stabilito comunque di esprimersi soltanto all’esito delle discussioni delle parte.    Perciò si tornerà in aula martedì prossimo, per la requisitoria della procura generale e poi ancora il 9 aprile quando ci sarà la discussione delle parti civili, la famiglia Claps, il Comune di Potenza e l’associazione Telefono donna, oltre che di Bargi e Scarpelli. Per la decisione dei giudici della Corte di assise di appello sembra invece che si dovrà aspettare la fine aprile: sarà allora che ci sarà la sentenza o l’accettazione della richiesta, avanzata da Restivo, di rinnovare il dibattimento. In quest’ultimo caso, la lunga storia di Elisa potrebbe ancora continuare. 

 

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