Ha preso dieci giorni di tempo dalle sue dimissioni per meditare. Poi domenica sera ha rotto il silenzio attaccando il “suo” segretario regionale Carmine Nigro, dopo aver ringraziato chi come Luongo ha riconosciuto a lei e a Tabacci il merito di aver fatto la differenza a livello nazionale. Gli ha dato del «piccolo uomo» senza nemmeno nominarlo, ma l’identificazione dell’ex presidente della provincia di Matera non è stata difficile. E lo ha sfidato a presentarsi dai giudici lui, già imputato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta di Woodcock sulle corruttele all’ombra delle trivelle nella Valle del Sauro, che nei giorni scorsi dopo l’emersione del caso del dg Viggiano la ha rimandato le accuse al dipartimento Ambiente della Regione. Lo stesso che fino a due settimane guidava proprio da lei.
«Ho ritenuto opportuno intervenire nel dibattito su Facebook perchè non ci sto che si dica che Api prima e poi Centro Democratico sono lo zerbino del Pd. Innanzitutto Nigro dal 17 dicembre 2011 è segretario regionale di Api, frutto di una complessa e generosa attenzione degli aderenti che si riconoscevano nel mio impegno e in quello del consigliere regionale Singetta. In un anno quante volte ha convocato gli organi regionali? Come ha affrontato la crisi alla Provincia di Matera? Quale linea politica strategica ha proposto formalmente in questi lunghi e tormentati mesi di cambiamento radicale della politica regionale e nazionale? Comunque, proprio oggi ho firmato un documento, che ho inviato a Rutelli, di rinuncia a qualsiasi opzione su Api in quanto socio fondatore. Le nostre strade si dividono, scelgo l’impegno attivo in Centro democratico che si costituirà in Partito. Come ho detto insieme a Nicola Benedetto nelle scorse settimane il nostro non era solo un cartello elettorale. E lavorerò per avere nella prossima giunta regionale un assessore di Cd. Ovviamente non io».
L’ultimo messaggio postato sulla bacheca del presidente Nigro si riferisce all’affaire centro oli. Vuole farci credere che non davvero c’entri nulla?
«No. Non c’entra nulla. Ed ho accettato la sua intervista proprio per spiegare perchè. Non voglio essere fraintesa su temi così delicati».
Lei sapeva degli interessi della moglie di Viggiano con la Med.Ing. e della commessa per il centro oli Eni?
«Non conoscevo gli eventuali interessi della moglie del dg all’Ambiente in questa società. Ho sempre avuto un confronto dinamico e di merito con il dottor Viggiano e non ho mai avuto modo, anche se in alcuni casi nella diversità di opinione, di dubitare della sua correttezza amministrativa. Ed anche in questo caso sono portata a credere che non ci sia alcunchè di improprio, amministrativamente parlando, né tantomeno di illegale e comunque i tecnici e i dirigenti del dipartimento esprimono una elevata competenza ed hanno un profondo senso etico del ruolo che svolgono. Ritengo, però, che i potenziali conflitti di interesse vadano dichiarati prima e vadano così resi pubblici. Sono convinta che qualsiasi assessore, dirigente, commissario, presidente, che eserciti un mandato conferitogli da nomina politica, ovvero eserciti una funzione rappresentativa o esecutiva per conto dell’amministrazione pubblica, deve impegnarsi ad evitare situazioni e comportamenti che possono nuocere agli interessi e all’immagine degli enti pubblici. Episodi come questo devono richiamare l’attenzione del legislatore sia sull’introduzione di strumenti volti a risolvere preventivamente il conflitto d’interesse, la trasparenza, il finanziamento dell’attività politica, le nomine in enti e società pubbliche, i rapporti con l’autorità giudiziaria».
Come valuta la difficoltà mostrata dalla politica locale a pronunciare la parola “dimissioni” in questa situazione?
«Non so, penso che alcune decisioni vadano maturate. Invece parlo, rigirando la domanda, delle mie dimissioni. Nel momento in cui ho deciso di candidarmi occupando un ruolo di assessore esterno perchè non votato dai cittadini, anche se con una appartenenza politica, dovevo secondo la mia etica istituzionale consegnare le dimissioni, del resto anche Tabacci e la Guida si sono dimessi rispettivamente da assessore al bilancio e da vicesindaco del Comune di Milano. Il Presidente ha ritenuto di chiedermi di presidiare il dipartimento Ambiente per alcune urgenze. Ma dopo la campagna elettorale anche se l’esito non ha comportato un nuovo ruolo istituzionale dovevo confermare le dimissioni. Nella politica per me non esiste vediamo come va e poi ci regoliamo… La politica quella vera è fatta di reputazione, credibilità, competenza, coerenza, è un esercizio costoso. Non nego però che nel confermare le mie dimissioni ha agito anche la mia ruvida consapevolezza di fare a volte fatica nel riconoscermi nell’attuale fase politica regionale. Il ritardo sulle riforme Alsia, Consorzi di bonifica, Arpab… Le scelte da fare sono troppo impopolari e nessuno vuole pagarne il prezzo. Il punto è che c’è bisogno di chi lavora oggi non per il consenso ma per il futuro della Basilicata. Vede, sono profondamente cattolica, sono allenata dall’esercizio della confessione a domandarmi continuamente il senso delle cose che faccio ed a mantenere nell’agire degli interrogativi. Ho lavorato 26 anni per la cooperazione sociale, come strumento di democrazia economica, e mi sono sempre sforzata per fare in modo che ad ogni mio “perchè” corrispondesse una risposta per l’interesse collettivo. Ho pensato che forse ero più utile fuori che dentro…»
Un giudizio sulle ultime tribolazioni politiche e giudiziarie del consiglio regionale?
«Se intende l’indagine sui rimborsi spesa, aspetto le risultanze della Guardia di Finanza. E comunque il punto non è semplificare “…ma in fondo sono pochi soldi…” perché ci sono comportamenti che non possono essere presenti nell’uso di risorse pubbliche. Diciamola così: mi sono dimessa per le motivazioni che in sintesi ho detto prima, ma se da questa indagine fosse emerso un mio potenziale illecito mi sarei dimessa un attimo dopo. I cittadini lucani hanno il diritto di avere come propri rappresentanti non i più potenti o, peggio, i più furbi, ma i migliori». E sulla nuova Giunta che non arriva dopo le dimissioni sue e prima ancora di Mancusi? «Sono certa che il Presidente De Filippo sta lavorando e nelle prossime settimane avremo le risposte che servono».
Viene data a Roma in un possibile governo Bersani, possibile?
«La strada per la costruzione del prossimo Governo è stretta. Il risultato nazionale di Cd, seppur politicamente rilevante per aver consentito al Pd di avere il premio di maggioranza con l’elezione di altri 150 deputati, è comunque percentualmente poco significativo, sebbene la Basilicata ha contribuito con il suo risultato alla Camera a far scattare l’elezione, con questa “strana legge elettorale”, di 7 onorevoli del Pd». Intendevo un governo Bersani, le sembra possibile un centrosinistra allargato a montiani e grillini? «Penso che il Paese abbia bisogno di un Governo. Subito. E subito riesca ad attuare politiche economiche di crescita nel quadro degli impegni europei. Gli 8 punti proposti da Bersani aprono una strada del fare. Contrariamente a quello che qualcuno si augura, io penso che non si debba riportare l’Italia al voto