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COSENZA – Moraca il cantautore del Savuto è proprio un tipo.Che a sentire lui, all’inizio, pare schermirsi, ritrarsi, e le parole gliele devi tirare come fosse dal dentista. Piano piano, poi, scopri tante cose. Intanto, che è originario di Colosimi, nella valle del Savuto, e che a quelle origini si sente legato, eccome (e come potrebbe essere altrimenti?). Poi ti chiedi: ma quanti ce ne sono, di Daniele Moraca? Perché lui è cantautore, certo. Ma poi è antropologo, docente, intrattenitore… ma è sempre lui, sempre lo stesso. Poi, tanto per dire, ti comunica, quasi non avesse importanza, che con un suo vecchio brano, “Ho bisogno di te”, ha vinto recentemente il concorso “Maya-Song” a Reggio Emilia, con Paolo Gianolio, Walter Savelli e Pietro Cantarelli nella giuria. A scegliere lui. E, buttandola lì, ti racconta pure che a Gianolio, di passaggio dalla Calabria, è capitato che lui, Daniele, abbia prestato una delle sue numerose (32) chitarre. Sì, lui ha prestato lo strumento a quello che per trent’anni ha suonato la chitarra per Claudio Baglioni. Oggi Moraca si gode la fatica conquistata della riconoscibilità. Una carriera atipica, ellittica, che lo ha portato lontano, nelle Faer-Oer, a Vancouver, a Bruxelles. E che emozione quando a Sarajevo fu tramortito da una gigantografia che pubblicizzava il suo concerto. Con la faccia di questo antidivo militante, riservato, dallo stile garbato. Un timido sempre in cerca di conferme sul proprio talento, e chissà che il fresco “Maya Song” non rappresenti una svolta in questo senso. Uno che si è tirato su a James Taylor e Fossati, Ron e Concato, Lolli e Rickie Lee Jones. Che per dieci anni ha suonato nei locali, portando in giro la formula del “guitar-bar”. Un piano-bar chitarristico d’autore, in cui alternava composizioni originali con riletture d’altri: De Gregori, Paoli, Pino Daniele. Lui entrava nelle canzoni dei suoi colleghi famosi come in una simbiosi, le faceva proprie: “Rimmel” era quasi diventato un pezzo suo. Oggi Moraca ha una visione ambivalente di quel periodo, che rasenta il rammarico: è stata una prostituzione, ho perso tempo, non ho avuto il coraggio, dovevo pur mantenermi, ho trascurato le cose mie. C’è un poco di tutto questo, ma non è mai troppo tardi: quell’apprendistato è servito, e oggi il cantautore del Savuto può riappropriarsi con una consapevolezza formidabile di tutto il suo patrimonio. Poi Daniele ha fatto il professore di musica a Pavia. “Oggi non mi distraggo più, sono concentrato, ho trovato una dimensione artistica e umana”. Oggi scrive canzoni nuove, e intanto vince premi con le canzoni senza tempo che ha scritto venti anni fa. Chi fosse di passaggio da Cosenza, può incrociare Daniele Moraca al Teatro dell’Acquario il 24 marzo, in uno spettacolo a due voci con Antonello Anzani.

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