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PALMI (Reggio Calabria) – E’ iniziato stamattina davanti alla Corte d’assise del Tribunale di Palmi, nel Reggino, il processo per l’omicidio di Fabrizio Pioli, il giovane elettrauto di Gioia Tauro scomparso e ucciso il 23 febbraio dello scorso anno. Alla sbarra ci sono Antonio Napoli, sua moglie Rosina, il loro figlio Domenico ed un loro nipote, Francesco.
Nel corso dell’udienza, il presidente della Corte Silvia Capone ha rigettato la richiesta inoltrata dai giornalisti della trasmissione televisiva di Mediaste «Quarto grado», di poter riprendere con le telecamere il processo. Alla richiesta si era opposto anche il procuratore capo di Palmi Giuseppe Creazzo, che ha dichiarato che avrebbe prestato l’assenso solo nel caso in cui la trasmissione «Quarto grado» avesse mandato in onda le immagini al termine del primo grado di giudizio. Completamente contrari gli avvocati degli imputati. Gli unici che avevano dato l’assenso erano stati i legali di parte civile. Nell’udienza di ieri, si preceduto alla costituzione della parti e alle richieste delle fonti di prova. Il processo è stato rinviato al prossimo 15 maggio, data in cui verranno sentiti come testimoni l’ex capitano della compagnia dei carabinieri di Gioia Tauro, Ivan Boracchia, e l’attuale comandante del nucleo operativo della stessa compagnia, il tenente Gianluca Ceccagnoli. Secondo l’accusa, la famiglia Napoli, con in testa il capo famiglia Antonio, avrebbero ucciso e poi soppresso il cadavere di Pioli per punirlo della relazione extraconiugale che intratteneva con Simona Napoli, la figlia di Antonio, sposata e madre di un bimbo. Per la difesa, invece, l’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una lite tra Antonio Napoli e il 38enne di Gioia Tauro. Delitto a cui avrebbe partecipato solo il capofamiglia.
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