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«Voglio raccontare la mia verità, voglio che si rinnovi il dibattimento». Sono queste le parole pronunciate da Danilo Restivo nel corso del primo colloquio, da quando è in Italia, con i suoi legali Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli. Restivo, condannato in primo grado per l’omicidio di Elisa Claps, ha ribadito di «essere innocente» e «di non aver mai fatto quello che si dice su di me».
Comincia il processo di Appello
Il processo di appello per l’omicidio della giovane potentina, scoparsa in città il 12 settembre 1993 e il cui corpo è stato ritrovato il 17 marzo dle 2010 nel sottotetto della chiesa della Trinità, comincerà il prossimo 20 marzo nelle aule del tribunale di Salerno. E Restivo prenderà parte all’udienza del processo di appello a Salerno. In primo grado, per l’omicidio di Elisa Claps, è stato condannato, con rito abbreviato, a 30 anni.
Da qualche giorno, grazie alla consegna temporanea da parte delle autorità inglesi – in Gran Bretagna è detenuto per l’omicidio di Heather Barnett – è nel carcere di Rebibbia. «Voglio rispondere a tutte le domande», ha detto più volte nel corso delle due ore di colloquio. L’idea, secondo quanto spiegato dall’avvocato Bargi, è anche quella di fornire ‘circostanze», «particolari che sono rimasti nell’ombra». Uno, tra gli altri: la sua caduta lungo le scale mobili, da lui confermata, in occasione della quale si procurò la ferita che il giorno della scomparsa di Elisa si fece medicare in ospedale, e le condizioni del cantiere.
Restivo: «Eisa era un’amica»
Elisa Claps, per Danilo Restivo, era questo: «un’amica». Durante il colloquio con i propri legali Restivo si è detto «rammaricato» per l’atteggiamento ostile della famiglia Claps nei suoi confronti ma, ha sottolineato Bargi, «non ha detto nulla contro di loro».
«Restivo è lucido e tranquillo – ha detto Bargi – ha solo un desiderio, chiarire la sua posizione».
Il legale: «Il Dna di Danilo? Altro che prova regina»
Sulle prove a sostegno della condanna in primo gardo, Bargi si è detto sicuro di poterne ribaltare la valutazione. «Altro che prova regina»: il ritrovamento del Dna di Danilo Restivo sui resti di Elisa Claps, per il suo legale, rappresenta invece questo: «Una prova ancillare». Punterà anche su questo la strategia di difesa di Restivo nel corso del processo di appello che inizierà il 20 marzo a Salerno. I legali Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli anticipano alcuni punti della difesa. Tra i quali quello che per l’accusa è la “prova regina”: il ritrovamento del dna di Restivo sulla maglia bianca indossata da Elisa il giorno della sua scomparsa. In particolare, secondo quanto scoprì la perizia dei Ris, in un punto la sua saliva frammista al sangue della vittima, in un altro solo il suo sangue. Quello stesso dna in virtù del quale, per la perizia dei Ris, Restivo è colpevole «ogni oltre ragionevole dubbio» e che non fu trovato nella prima perizia dal medico legale Vincenzo Pascali che ora, con l’accusa di falso in perizia, rischia il rinvio a giudizio.
«Sappiamo bene, e lo ha confermato anche lo stesso Danilo, che Restivo ed Elisa la mattina della sua scomparsa si incontrarono – spiega Bargi – nulla di strano, quindi, se è stato trovato sulla maglia di Elisa il dna di Danilo. Può essere anche una presenza casuale ma di certo non prova che è lui l’omicida». Guai, poi, a parlare con Bargi delle “coperture” soprattutto del mondo ecclesiastico, di cui Restivo durante gli anni, ben 16, in cui Elisa è stata cercata, si sarebbe avvalso, anche in virtù del fatto che i resti della studentessa potentina furono ritrovati nel sottotetto della chiesa della SS. Trinità di Potenza. «In che modo Restivo poteva avere signoria sulla chiesa, su quali elementi? – spiega il difensore – Molte cose in quel sottotetto si sono verificate, laddove Restivo non c’entra nulla. Il corpo è stato spostato, c’è chi lo ha visto e poi ha negato. Che cosa c’entra in tutto questo Restivo?».
Il legale della famiglia Claps: «Abbiamo migliaia di domande»
«Danilo Restivo vuole che si rinnovi il dibattimento? Mi fa molto piacere, ho pronte per lui 10-15mila domande». Giuliana Scarpetta, legale della famiglia Claps, commenta così la richiesta avanzata da Danilo Restivo – condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 30 anni per la morte di Elisa Claps – di rinnovare il dibattimento. «Finalmente vuole sottoporsi all’esame, non posso che essere d’accordo – dice Scarpetta – mi dispiacerebbe se lo volesse fare solo per rendere dichiarazioni spontanee».
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